Segrete voluttà. Peccati di gola (e non solo) nella Roma dei Papi
- Autore: Sergio Redaelli, Guido Montaldo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2023
Papa Gregorio Magno (590- 604) considerava la gola uno dei sette vizi capitali e dava il buon esempio accontentandosi di una scodella di legumi al giorno.
Nell’Ottocento il poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli prendeva in giro i golosi protonotari e i ben pasciuti cardinali, mentre la tradizione popolare romanesca ricordava Papa Gregorio Sedicesimo (1831-1846) che, anziché la chiave del Paradiso, si portò in cielo il chiavistello della cantina.
Di Pontefici buongustai, trasgressori e crapuloni oppure ascetici digiunatori raramente astemi ce ne sono stati tanti ognuno con i propri gusti piccoli segreti inconfessabili e appetiti inconfessabili.
In questo libro dal titolo Segrete voluttà (Mursia, 2023), gli autori Sergio Redaelli e Guido Montaldo ci presentano Papi guerrieri e predicatori di pace, cultori dell’arte e riformatori della Chiesa, anime pure oppure venali arraffatori di benefici, carrieristi mondani e gentiluomini dell’imbarazzante passato, peccatori incalliti e futuri santi.
Ma tutti con le loro umane debolezze, che in alcuni casi gli furono fatali.
Come Martino IV (1281 – 1285), che morì d’indigestione ingurgitando anguille annegate nella vernaccia, oppure Alessandro VI (1492 – 1053) e Leone X (1513 – 1521), rimasti famosi per i loro fastosi ricevimenti che morirono, forse avvelenati, trangugiando del veleno nascosto in un calice di vino.
Una galleria che vede fianco a fianco Papi come Pio II (1458 -1464), Pontefice di formazione umanistica che amava il pecorino e altri formaggi, Paolo III (1534 – 1549) e Sisto V (1585 - 1590) appassionati della bevanda di Bacco, Giulio III (1550 -1555) fissato per l’aglio, Urbano VIII (1623 – 1644) e Pio VI (1775 – 1799) che amavano feste e sontuosi banchetti.
Insomma, l’amore per la cucina e il bel vivere era così ben presente nell’alto clero che Pio IV (1559-1566) stabilì come i prelati riuniti nella Cappella Sistina dovessero accampare meno pretese a tavola, accontentandosi a pranzo di una sola portata. Abitudini, d’altronde, che si potevano vedere rappresentate nell’illustrazione del servizio del conclave che correda L’opera dell’arte di cucinare di Bartolomeo Scappi, il cuoco segreto di Pio V (1566-1572).
Ironia della sorte proprio Pio V, Pontefice austero che mangiava solo povere cose, ebbe a capo della sua cucina proprio il più grande cuoco del sedicesimo secolo, Bartolomeo Scappi, autore del più grande trattato di cucina del tempo con oltre mille ricette.
E per concludere in tempi più recenti la cucina austera di Leone XIII (1878 -1903) che, tuttavia, apprezzava il buon vino e quella contadina di Giovanni XXIII (1958 – 1963), i pasti sostanziosi di Giovanni Paolo II (1978 – 2005) e quelli frugali. “francescani”, è proprio il caso di dirlo, dell’attuale pontefice.
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Appassionati di cucina e storia vaticana
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