Serge Gainsbourg. Poesia senza filtro

Quando ero piccola, le figlie degli amici di famiglia, giovani liceali sessantottine, facendomi giurare di non far parola con nessuno, ascoltavano di nascosto il 45 giri della canzone Je t’aime moi non plus, un brano che le emozionava e le faceva innamorare, e fu così che non ho più dimenticato il nome di Serge Gainsbourg. Lo scandalo a quel tempo finì per determinare un grande successo in tutto il mondo e le note della canzone d’amore scritta per Brigitte Bardot entrarono nella storia e divennero la colonna sonora di una generazione che desiderava il cambiamento. Per il ricordo che suscita è una delle canzoni d’amore più belle mai scritte, dalle prime note dell’attacco musicale fino alle parole sussurrate: ti amo, ti amo. Una dedica speciale, ancora oggi, a chi si ama.

Serge Gainsbourg. Poesia senza filtro, curata da Dionisio Bauducco, è la prima raccolta, con i testi tradotti in italiano, delle canzoni di Gainsbourg più rappresentative: le canzoni d’amore, quelle per il cinema e per la televisione. L’autore friulano, poeta e narratore, ha tradotto e pubblicato l’antologia di poesia e di canzoni di Leonard Cohen Il tormento della bellezza, e collaborato con Guido Ceronetti. Il libro celebra Serge Gainsbourg, un intellettuale di grande talento: musicista eclettico, romanziere, poeta, pittore, attore e regista dissacrante. Un amante della musica, della pittura, del cinema e della letteratura, con la sua faccia da schiaffi, i suoi lineamenti marcati, i capelli cortissimi, gli occhi neri e le sue grandi orecchie a sventola. Era un provocatore e un uomo timido, complesso e imprevedibile, con una vita intensa segnata dalle belle donne e dagli eccessi di alcol e fumo. Alla sua morte, il 2 marzo di venticinque anni fa, il presidente della Repubblica Mitterand dichiarò che la Francia aveva perso il suo Baudelaire.

Eppure questo strano e imprevedibile artista così diverso da tutti gli altri, scrive Bauducco, indisponente e affascinante, cinico e romantico, realista e sognatore, egocentrico all’eccesso, ma critico spietato di se stesso, timido e sfrontato, eterno adolescente, ha inseguito nelle sue mille contraddizioni e senza infingimenti il Mito della Purezza.

Lucien Ginsburg (il suo vero nome) nacque a Pigalle nel 1928. La sua famiglia, ebrei russi profughi al tempo della rivoluzione, riuscì a sfuggire alle persecuzioni naziste e agli orrori che seguirono. Serge visse sulla sua pelle le leggi razziali, obbligato da studente a portare la stella gialla di David cucita sugli abiti. Imparò a suonare il pianoforte da autodidatta (suo padre era un pianista) e studiò pittura in un istituto d’arte: cambiò il suo nome in onore del pittore inglese Thomas Gainsborough. La musica, insieme alle sue canzoni nei night club di Parigi e i suoi legami con alcune tra le donne più belle ed apprezzate, Juliette Greco e Michèle Arnaud, Brigitte Bardot (non porta niente altro che un po’ di essenza di Guerlain nei capelli) e Jane Birkin, segnarono la svolta per un futuro di chansonnier di successo. Trent’anni di musica dai generi più tradizionali al jazz, al rock, ai sperimentali; componimenti poetici che sapevano fondersi con la musicalità delle note. Le sue canzoni, dopo mezzo secolo, destano ancora ammirazione ed entusiasmo. Un genio musicale per molti dopo la sua morte e fonte d’ispirazione per tanti musicisti rock, quali Nick Cave, Beck David Campbell e altri.

“Le mie illusioni danno sul cortile, ma nelle osterie del quartiere ho i conti aperti di sogni e il senso dell’ironia, mia lascio andare alla tenerezza … e quando le osterie han spento le luci dalle mie pene mi lascio cullare e il Dio degli sbronzi guidi i miei passi.“

Raffinato, colto, provocatorio, Serge Gainsbourg era in verità un uomo fragile e passionale. Da Verlaine a Kafka, da Cechov a Dostoevskij, sono solo alcuni dei numerosi riferimenti letterari che ritroviamo nelle sue melodie che narrano di malinconie, di amori conflittuali e del disagio di vivere.