Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi di Antonio Ranieri

Giacomo Leopardi incontra Antonio Ranieri a Firenze. Nasce un’amicizia destinata a protrarsi fino alla morte del poeta avvenuta a Napoli nel 1837.

Ranieri, più giovane di Leopardi di sette anni e di aspetto vigoroso, perlomeno rispetto al gracile e malaticcio Giacomo, è una sorta di alter ego del poeta che si accompagna a lui e lo assiste coadiuvato dalla sorella minore.

A distanza di quasi cinquant’anni dal decesso di Leopardi, l’ormai anziano Ranieri decide di scrivere un resoconto del periodo trascorso insieme al poeta dal quale sembra abbia attinto il regista Martone per la stesura della sceneggiatura del suo film "Il giovane favoloso" riguardante il soggiorno napoletano.

Il libretto scritto da Ranieri si rivela un’arma a doppio taglio: da una parte lo scrittore napoletano sembra omaggiare l’amico prematuramente scomparso lodandone l’opera e la persona, ma dall’altra lo dileggia rivelando particolari scomodi tesi ad allontanare eventuali dicerie e pettegolezzi.

Il resoconto è sì utile allo scopo di comprendere la personalità complessa di Leopardi, tra l’altro in quegli anni particolarmente sfiancato da una lunga malattia che non gli dava tregua, ma serve anche a gettare ombre su Ranieri che anche se seppe stare vicino al poeta per lunghi anni occupandosene fraternamente forse non riuscì a comprenderne a pieno la grandezza giungendo persino, pur avendo fatto pubblicare delle opere dell’amico, a nasconderne altre. Lo Zibaldone fu pubblicato solo nel 1898 a cento anni dalla nascita di Leopardi perché Ranieri che lo custodiva lo occultò lungamente.

Sette anni di sodalizio con Leopardi resta un documento quindi necessario per chi vuole approfondire la complessa biografia di un grande genio italiano, ma è un’opera controversa e non eccelsa sul piano letterario.