Shantaram
- Autore: Gregory David Roberts
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2009
“Shantaram” è il primo romanzo dell’australiano Gregory David Roberts, ma è anche un nome, quello del protagonista. Il libro narra la storia di Greg o Lian o Shantaram, comunque lo si voglia chiamare, ed è la storia di un po’ tutti noi, nella quale possiamo identificarci non tanto nelle vicissitudini quanto nei sentimenti, nei valori e nella costante ricerca della nostra personale libertà.
È un romanzo denso di avventure, che un po’ per scelta e un po’ per condizione portano il protagonista, un rapinatore ed eroinomane australiano ad intraprendere un viaggio, che lo condurrà dal penitenziario di Pentridge all’India, passando per l’Afghanistan ed il Pakistan.
“Shantaram” non è una semplice autobiografia né un romanzo sapientemente ideato ma una scrittura magistrale, a tratti tagliente e commovente, attraverso la quale si coglie l’intensità e l’autenticità di una vita realmente vissuta. Pagine intense e ridondanti che diventano un inno alla vita, un’allegoria alla libertà e che attraverso le vicissitudini del protagonista sono in grado di condurci sapientemente ad intraprendere un eterogeneo percorso alla riscoperta di noi stessi e dei valori congelati.
La storia di Greg è una storia in grado di fermare il tempo attorno a noi, di ricreare odori, colori e rumori di una terra immensa e desolata e di condurci, passo passo, a scoprire attraverso l’alternarsi di sentimenti puri e corrotti il significato di libertà e di scelta, perché “un uomo ha sempre una scelta”. Tra le pagine di questo romanzo e di questo spaccato di vita indiana fatto di luoghi di ricchezza e povertà, si ha come l’impressione di intraprendere un viaggio che una volta terminato nelle pagine prosegue dentro di noi.
Appassionante, coinvolgente e incalzante, “Shantaram” è un romanzo di oltre mille pagine che ti trasportano nella vita del protagonista e ti conducono in luoghi lontani, alla scoperta di una terra misteriosa ed intensa come l’India. È come se l’autore ci affidasse il suo diario personale e ci invitasse a scorrerne le pagine per ripercorrere con lui le tappe della sua rocambolesca vita e scoprirne insieme i significati più reconditi, sussurrando al mondo la sua storia.
Shantaram
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La lettura di Shantaram è come compiere un viaggio. E non sto parlando del viaggio che compie il suo protagonista, Lin Ford, detenuto evaso dalla prigione australiana e giunto in India in cerca di fortuna. Un percorso che lo porterà a conoscere varia umanità, e a scoprire una cultura che fa dell’amore il suo predicato, e che rende talmente sottili i confini tra giusto e sbagliato da farti interrogare sul senso della vita e sul suo scopo ultimo.
In quegli anni di esilio molte - troppe - emozioni positive che provavo rimanevano chiuse nella cella del mio cuore: una cella con alte pareti di paura, una piccola finestra sbarrata di speranza, un duro letto di vergogna.
Non sto parlando neppure del viaggio che il suo autore, Gregory David Roberts, ha intrapreso anche solo scrivendo questo bellissimo lungo romanzo, che raccoglie molto della sua esperienza autobiografica e molto dei suoi legami, stretti in dieci anni di permanenza a Bombay.
Il mantello del passato è fatto con il tessuto delle emozioni della nostra vita e cucito con i fili enigmatici del tempo. In genere non possiamo fare altro che avvolgercelo attorno alle spalle per trarne conforto, o trascinarcelo dietro mentre ci sforziamo di proseguire il nostro cammino.
Sto parlando proprio del viaggio che ogni lettore compie assieme al protagonista e all’autore, ricco di ispirazione, riflessione, sentimento, struggimento e di ogni tipo di sensazione che le pagine riflettono.
Credo che la migliore virtù che si possa ascrivere a Roberts, oltre quella di una prosa, oserei dire, “ispirata”, è stata la capacità, assolutamente unica, di riuscire a farci sentire e provare ciò che lui ha sentito e provato. Solo per questo, è un viaggio che ognuno di noi dovrebbe fare…..
Il passato si riflette perennemente in due specchi: quello luminoso delle parole pronunciate e delle azioni compiute e quello scuro, colmo di tutte le cose che non abbiamo detto o fatto.