Silenzi
- Autore: Sabino Chialà
- Genere: Religioni
Quando [rabbi Mendel di Worki] fu a Kozk, il rabbi di Kozk gli chiese: "Dove hai imparato l’arte del silenzio?". Stava per rispondere, ma ci ripensò ed esercitò la sua arte. (pag.7, da M.Buber, I racconti dei Hassidim)
Ombre e luci del tacere - Questa di oggi è la società dei rumori. Il traffico delle grandi città. Il clamore della folla nello struscio della domenica pomeriggio sul corso principale del paese. Le urla di migliaia di persone assiepate sugli spalti di uno stadio. Il vociare nei talk-show televisivi, dove, più che dialogare, si cerca di sopraffare il proprio interlocutore alzando il tono della voce.
Il grande assente della società moderna è il silenzio. Il silenzio è quella dimensione in cui l’uomo tonifica sé stesso, rigenerando il proprio essere. Eppure, esso è vissuto da molti con disagio, fastidio, inquietudine. Si ha paura di restare silenti, magari in solitudine. Questo perché il silenzio costringe a guardarci dentro, a fare i conti con quegli aspetti meno nobili di noi stessi.
Io non sapevo che si potesse morire di silenzio come si muore di dolore, di fatica, di fame, di stanchezza, di malattia o d’amore. E capii perché Dio avesse creato i cieli e la terra, perché avesse fatto l’uomo a sua immagine conferendogli il diritto e il potere di esprimere la propria gioia e la propria angoscia. Dio aveva paura del silenzio, anche lui.
(pag.11, da E. Wiesel, Il testamento di un poeta ebreo assassinato)
Ci sono vari tipi di silenzi. C’è il mutismo della chiusura nel proprio io, ripiegandosi per timore del mondo. C’è il silenzio inteso come disprezzo o, al contrario, come compassione nei confronti del prossimo. C’è poi il silenzio dell’autoinganno, in cui ci creiamo un nostro paradiso illusorio dove per vanagloria ci sentiamo al centro del modo.
Ma c’è un silenzio positivo, quello che porta a riscoprire la nostra interiorità, in direzione opposta all’effimero del vivere quotidiano. Il silenzio, qui, assume una dimensione necessaria in cui l’uomo ripensa sé stesso, al valore e al senso da dare alla propria esistenza, allontanandosi dalla superficialità e dalle distrazioni mondane. Una frontiera da conquistare e raggiungere per evolvere il nostro spirito. E, paradossalmente, per comunicare con l’esterno senza spreco di parole.
Il libro di Sabino Chialà, monaco della Comunità di Bose, studioso di ebraico e siriaco, tratta naturalmente dell’argomento nell’ottica della vita cristiana, interpretando il silenzio più che un semplice tacere un silere, ovvero la consapevolezza di trovare il momento necessario per l’ascolto della Parola, per la preghiera, per il raccoglimento, per il discernimento, cioè per la presa d’atto dei propri peccati e della misericordia divina.
Silenzi (edizioni Qiqajon, 2011) è un breve ma intenso libretto che richiede da parte del lettore una predisposizione all’introspezione, al di là di essere credenti o atei. E’ un itinerario rivolto a tutti, un percorso interiore di cui ciascuno di noi ha bisogno perché connaturato alla natura umana. Non una pratica riservata a mistici o a monaci, bensì un’esigenza naturale ed essenziale per l’anima, come lo è il nutrimento o il riposo per il corpo.
Un libro consigliato, pertanto, a chi è interessato più ad essere che ad apparire.
Silenzi. Ombre e luci del tacere
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