Sleeping beauties di Stephen King e Owen King

Gli ingredienti per il successo e la godibilità nella lettura ci sono tutti: “Sleeping beauties” (Sperling & Kupfer, 2017), scritto a quattro mani da Stephen King e da suo figlio Owen King, parte letteralmente a razzo.

Quella che sembra un’epidemia mondiale sta facendo addormentare tutte le donne: chi prima chi dopo, tutte cedono al sonno per non più risvegliarsi, avvolte da un bozzolo di lanugine che è meglio non lacerare altrimenti sono guai. Nella cittadina di Dooling, nel West Virginia sui monti Appalachi, appare una donna misteriosa, Evie Black, un’assassina che sembra in relazione con quanto sta accadendo alle donne in tutto il mondo.
La galleria dei personaggi è indimenticabile: dallo psichiatra Clint Norcross, a cui spetta il compito di proteggere la fantomatica creatura soprannaturale Evie, a Lila Norcross, sua moglie e sceriffo della piccola città impegnata a mantenere l’ordine sia nella comunità che nella sua vita; passando per tutta una serie di protagonisti memorabili quanto numerosi, capaci di rimanere impressi nella mente e nel cuore del lettore anche se per poche pagine. Affascinante è la lotta delle donne contro il sonno, contro un oblio del quale non si sa nulla, e lo è altrettanto la reazione degli uomini, divisi fra disperazione e violenza.

Stephen King e suo figlio Owen costruiscono un universo che rapisce ad ogni pagina, che commuove e fa disperare, ma anche sorridere. Un romanzo appassionante che però pecca nel finale, come la maggior parte dei libri di Stephen King d’altronde, forse un po’ scontato e sbrigativo; opinione soggettiva di chi scrive, ovviamente.

“La trama dell’universo è intessuta di casualità e ingiustizie, che suscitano in lei soggezione ma anche astio. Il bosco ghiacciato scricchiola e crepita”.