Slumberland
- Autore: Paul Beatty
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2017
Dopo millequattrocento anni si potrebbe pensare, scrive Paul Beatty, "che i negri sono esseri umani" e che "i rivoluzionari possano deporre le armi" perché la guerra è finita. Non sarà così per il protagonista di questa storia, deciso a lasciare Los Angeles per andare a vivere e lavorare nella Berlino del 1989, prima della caduta del Muro. È sulle tracce di Charles Stone, musicista dell’avanguardia jazzista che dopo i successi negli anni sessanta sembrava essere scomparso nel nulla. Tradotto da Silvia Castoldi, Slumberland (Fazi, 2017), come il locale berlinese cupo e silenzioso con le luci scintillanti del jukebox, è la graffiante narrazione, scorretta, ironica e poco convenzionale, di un uomo alla ricerca della realizzazione del suo sogno. Un romanzo di musica, Nat King Cole, Hendrix, Glenn Gould, Otis Redding, Bob Dylan, Thelonious Monk, Wynton Marsalis, divertente e doloroso allo stesso tempo.
Paul Beatty, scrittore e professore universitario statunitense, è stato il primo autore americano a vincere il premio britannico Man Booker Prize per la sua ironia corrosiva sulla politica razziale degli Stati Uniti. Per il Wall Street Journal, la sua è considerata una satira swiftiana in un mondo post razziale. Slumberland, la terra del sonno, è una lettura originale, pungente, motivo per cui l’autore è riconosciuto come una delle voci più valide della letteratura contemporanea americana. Il suo protagonista, Darky, è un dj: ama la sua musica black, rock, jazz, pop ed è alla ricerca del vecchio jazzista Stone, che da Los Angeles lo ha condotto a Berlino, in un piccolo locale fuoritempo.
“Lo Slumberland era la fantasia repressa di un fautore della supremazia bianca, spettacoli notturni accompagnati da pianisti mascherati da neri.”
Tra musica, citazioni letterarie e amori il protagonista narrerà in prima persona del suo sogno e di quei tempi prima della caduta del Muro nei quali una faccia nera a Berlino era rara.
“ Arrivai a Berlino in un nebbioso pomeriggio di metà autunno e scesi dalla economy class coi vestiti stropicciati, infreddolito e puzzolente, ma felice come uno schiavo fuggiasco.”
Il primo giorno di lavoro comprende subito come spillare una birra in sette minuti e il vecchio jukebox come farlo diventare una biblioteca musicale. La sera del primo tramonto berlinese, come tutti gli immigrati, a chiedersi come l’antenna televisiva da quaranta piani assomigliante a un missile balistico possa commemorare il lancio dello Sputnik. In Germania si considera alla pari di un profugo politico a richiedere asilo in un paese in cui non sarà costretto "al rumore della retorica americana"; non sentirà più espressioni vuote come "essere realisti". Sente la mancanza della sua città, la metropoli con le case a Malibù che sembrano rotolare giù dalle colline; milioni di neri e tra tutti un serial killer che punta la pistola al malcapitato e che sembra avere il suo volto. Andare via a Berlino gli ha "azzerato la paura" di essere scambiato con un altro, di trovarsi in una stazione di polizia e di vivere un incubo. Ma dovrà anche assistere alla caduta del Muro, tanto simile alla Muraglia cinese, al Muro del pianto, alla copertina dell’album dei Pink Floyd e al continuum tempo razziale.
Prima della riunificazione nessuno lo chiamava Neger, muso nero e dopo la riunificazione auslander, stranieri andatevene, era la parola più ascoltata ovunque; molti, soprattutto i tedeschi, rimpiangevano il muro. La Germania cambia e questo gli ricorda il periodo della storia americana noto come Ricostruzione, completo di collaborazionisti, profittatori e sventurati. Il muro non esiste per strada, ma nella loro mente: in piedi serpeggia per la città "e il suo fantasma era altrettanto bellicoso".
Slumberland
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