Smamma
- Autore: Valentina Diana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Come molte altre persone che scrivono, anch’io, quando scrivo, scrivo di cose che mi stanno vicine. Questo libro è ispirato alla mia vita, ma non è la mia vita”.
“Smamma” (Einaudi, 2014) di Valentina Diana, uscito da pochi giorni, è una lettera aperta, a volte accorata, a volte ironica, di una madre a un figlio sedicenne, in pieno scudo protettivo del proprio IO, per cui in pieno conflitto con se stesso e gli adulti.
Il ragazzo, Mino, un adolescente in crescita, va a male a scuola, trascorre la maggior parte del tempo buttato sul letto ad ascoltare musica, ingurgitando litri di Coca-Cola (“con rumorose emissioni di gas”), seguendo i suoi sogni di gloria come DJ e rifiutando ogni possibile rapporto con la madre, equilibratamente apprensiva, e con il suo compagno, un certo Gi, che tollera appena. L’unica reazione dell’adolescente, in questione, è un drammatico rifiuto della sua genitrice e di tutti gli investimenti di cui l’aveva fatto oggetto in passato, come ad esempio un massaggio lungo e delicato con olio di mandorle, dopo il bagnetto per rilassarlo e metterlo in contatto con lei e che adesso si rivela forse la causa della sua incapacità di dire per favore.
“Perché non dici per favore? Perché è tuo dovere farmi le cose.”
Questa madre combattiva non si arrende e dopo un colloquio con la prof d’italiano torna alla carica e cerca di instaurare un dialogo, che non sia fatto solo di un no, un sì, un grugnito o di quella “maledetta“ parola “smamma”, ma il risultato è un muro contro muro, dove lei insiste a chiedere “perché” e lui le risponde in maniera evasiva o indisponente. La non-discussione termina, come al solito, nel migliore delle ipotesi con un “segno, la mano a paletta esplicito modo per dire S-mam-ma” o nelle peggiori urlandole dietro quel terribile “smammaaaaa”. A questa madre così solare, così combattiva, attrice nota nella vita, non resta che inventarsi di tutto
“chiede aiuto al suo compagno che però è impegnato a giocare a Ruzzle, legge manuali, si iscrive a un corso sul Metodo dello Specialista Tedesco, fa persino alla ricerca del significato di quella S”,
che spera stia “per molto mamma, super mamma”, e tutto questo “per imparare a farsi camminare sopra, farsi oltrepassare” da suo figlio senza soffrire. Giungere alla consapevolezza che
“l’adolescenza è una cosa naturale, come la vita”
non è facile e non è sempre scontato: come si può, infatti, sopportare un ragazzino che in maniera perentoria t’impedisce di canticchiare il tuo cantautore preferito (“Non si canta Guccini in macchina”) o che dichiara preferire ripetere storia con la nonna perché lei sì che “la sa spiegare”?
Mentre leggi, avidamente e divertendoti molto, questa brillante opera prima di Valentina Diana, ti viene in mente un’altra storia simile letta da poco, il rapporto lì è padre-figlio, ma le situazioni sono identiche e il messaggio perfettamente uguale:
“I figli, se crescono, diventano sempre più qualcosa che non segue le regole del tuo immaginario”.
Quest’ammissione anche se dolorosa è “la grande bellezza ”.
Smamma
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