Smeraldi a colazione
- Autore: Marta Marzotto e Laura Laurenzi
- Anno di pubblicazione: 2016
Laura Laurenzi, nota firma di Repubblica dove scrive da anni di costume e società, ha lavorato a lungo accanto alla Contessa, la notissima signora dei salotti romani della Prima Repubblica, ma non solo, Marta Vacondio in Marzotto, riuscendo a contenere in un libro ben scritto, ben costruito, ottimamente documentato, le sette vite della nobildonna, ora ottantacinquenne, ma non per questo meno agguerrita e determinata a raccontare le sue “sette vite”, che attraversano una buona parte della storia del costume, della politica, dell’arte del secondo Novecento.
Il fiume in piena che costituisce la testimonianza diretta della vita di Marta, con le sue stesse parole, piene di humour e di autoironia, è mediata dalla voce saggia della scrittrice, che si riserva interi brani in corsivo, una sorta di didascalie che illustrano e chiariscono i punti chiave del flusso incontenibile dei racconti della protagonista di questa favola moderna e insolitamente originale. Tutti sanno che Marta Marzotto proveniva da una famiglia poverissima, mondina senza scarpe nell’Emilia contadina, divenuta modella e per amore contessa, in quanto moglie del grande industriale Umberto Marzotto, figlio del grandissimo Gaetano, “un monarca assoluto”, ma amatissimo dalla giovane ed imprevista nuora, che da lui apprendeva buone maniere e l’uso di mondo, un mondo speciale, fatto dei grandi della terra che frequentavano la loro casa di Portoguaro, ma anche quelle di Cortina, di Porto Ercole e di Porto Rotondo in Sardegna: dai Kennedy agli Agnelli, da Onassis ai principi di Monaco e via elencando grandissime celebrità planetarie. Madre di cinque figli, Marta nella sua vita dorata ebbe una figlia malatissima, Annalisa, morta precocemente, destinataria di una fondazione economica per la ricerca a cui Marta resterà sempre fedele. Gli uomini della sua vita sono tre: l’amore grandissimo per il marito, quello ventennale per Renato Guttuso, infine la passione per il fascinoso Lucio Magri. Uomini diversi, di diversa formazione e provenienza, a cui Marta ha dato amore, dedizione, generosità di sé. Dai secondi due non fu probabilmente ricambiata, anzi la più celebre esponente del jet set italiano si è ritrovata più volte sola, ingiuriata, lapidata da quella stessa società che l’aveva esaltata e coccolata. Una moderna araba fenice, il suo ottimismo, la sua inesauribile energia creativa, la sua voglia di vivere ed eccellere, l’hanno fatta risorgere più volte da ceneri che avrebbero schiacciato donne meno coraggiose.
La sua umanità, l’amore per figli e nipoti, la sua fedeltà alle amiche di sempre, mi sono sembrate nel libro le parti migliori di questa testimone di un tempo che appare ormai superato: i suoi protagonisti, Andreotti, Craxi, Pertini, Fanfani, Cossiga, Guttuso, Monsignor Angelini, Onassis, Agnelli, l’Aga Khan, Spadolini, Gian Maria Volontè, Florinda Bolkan, Francesco Rosi, Alberto Moravia, Lucio Magri, Gianni De Michelis, Vittorio Gassmann, Enrico Coveri, Nilde Iotti, appartengono a un tempo che sembra ormai lontano, superato, diverso. Resta di quel pezzo di storia del secondo Novecento la testimone, che ha molto vissuto, frequentato, amato quel mondo: i suoi giudizi sono interessanti, originali, anche se certamente soggettivi: l’antipatia per Iotti e Napolitano, che dopo la morte di Guttuso la cancellarono in modo definitivo dal loro universo, la condanna radicale per un “principe della Chiesa” ridotto a macchietta, novello protagonista in Africa di un film all’Alberto Sordi, la grande simpatia per “un signore chiamato Gheddafi”.
“Dicevano che tenessi banco tra i potenti della politica, della finanza e della cultura. In realtà mi limitavo ad intrattenerli, ospitarli, nutrirli. Alcuni erano amici veri, altri semplici conoscenti”
Grande merito di Laura Laurenzi è quello di aver fatto emergere in questo libro una personalità troppo nota ma poco conosciuta, troppo protagonista di scandali veri o costruiti, ma poco indagata nella profondità di sentimenti, affetti, passioni. Il linguaggio equilibrato, le citazioni colte, la riflessione intima su di sé e del mondo in cui si è trovata a vivere Marta, Martina, Martissima o Marta da legare che sia stata nelle diverse fasi delle sue sette vite, emergono nella narrazione con evidenza e credibilità.
“Timida ed esibizionista al tempo stesso, ‘narcisista naturale’, come l’ha definita Moravia, animata anche a ottantacinque anni da uno sconfinato desiderio di piacere e di catturare l’attenzione”
così Laura Laurenzi ne sintetizza la personalità prepotente, affascinante ed arrogante, terribilmente generosa, poco attaccata al denaro che pure ha posseduto, al potere che presto ha perso, all’amore che l’ha tradita, in una sorta di moderno affresco privo di pregiudizi, capace di raccontarci con grande perizia ed intelligenza le tragiche contraddizioni di un tempo appena trascorso, di una “favola bella che ieri c’illuse”: non per caso la Contessa Marta Marzotto ha vissuto a Roma in luoghi dannunziani, Trinità dei Monti, viale D’Annunzio... Estetismo e arte, poesia e bella gente, dolori e malattie ma, in fondo a tutto, la rinascita attraverso la beneficenza per finanziare la ricerca scientifica,
“fra balli, sfilate di moda, feste mobili, smeraldi a colazione”.
Smeraldi a colazione. Le mie sette vite
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