Sodoma e Gomorra: riassunto del quarto volume del capolavoro di Marcel Proust

Sodoma e Gomorra è il quarto volume del libro Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, pubblicato nel 1922, in cui scopriamo la figura immensa e tragica del Barone di Charlus.

Marcel, il narratore, è ormai grande e frequenta Albertine, cittadina di Gomorra, amata in modo struggente e bellissima, perché non sa amare un uomo solo, ma cerca la seduzione in uomini e donne.
La critica letteraria vuole che Albertine sia Agostinelli, l’autista di Proust, amato appassionatamente dallo scrittore, che deve subire umiliazioni, furti e fughe di un uomo libero, dichiaratamente eterosessuale.

leggi anche

Chi è la vera Albertine di Marcel Proust? Il mistero svelato

Nel Barone di Charlus, invece, c’è tutta la quintessenza dell’omosessualità. Marcel lo disprezza, ma è affascinato da questo mostro che si innamora di un giovane musicista Morel che frequenta le case aristocratiche del libro, ma è anche un arrampicatore sociale e farà tutto il male possibile al Barone, che si odia e si dice invertito da solo, dopo sfoghi in cui Charlus ammette di netto quanto sia gravosa la sua vita, quanto gli manchi una famiglia e una moglie accanto.
Invece frequenta club in cui può vedere da una grata adolescenti che si spogliano e un giorno si accorge che questa forma di sessualità è di molti e non di pochi.
Declinati al femminile ci sono gli amori lesbici di Albertine, che mette il nostro Marcel alle corde.
Lui ha intenzione di rapirla e di tenerla lontano dalle tentazioni di qualsiasi genere, quindi da Balbec, nota zona marina della Normandia di cui Proust racconta anche negli altri libri, per trascinarla a Parigi.

"Almeno a Balbec, dove non ero più andato da tanto tempo, avrei avuto il vantaggio, in mancanza del rapporto necessario che non esisteva tra il paese e quella donna, che il sentimento della realtà non vi sarebbe stato soppresso per me dall’abitudine come a Parigi dove, sia nella mia stessa casa, sia in una camera nota, il piacere con una donna non poteva darmi nemmeno un istante l’illusione, in mezzo alle cose di tutti i giorni, di aprirmi l’accesso a una nuova vita. (Perché se l’abitudine è una seconda natura, essa c’impedisce di conoscere la prima di cui non ha né le crudeltà, né gl’incantesimi."