Sognando Maldini di Fatou Diome

Una storia riassumibile in poche righe quella narrata da Fatou Diome in “Sognando Maldini”.

Siamo a Niodior, un’isola del Senegal. Il piccolo Madickè ama giocare a calcio e sogna di volare in Francia sulle ali di questo sport. Più di tutto sogna di conoscere il suo idolo: Paolo Maldini.
La sorella maggiore di Madickè, Salie, che ci racconta e si racconta in prima persona, già emigrata in Francia anni prima, cerca in tutti i modi di dissuadere i fratello dal lasciare il Senegal.
Il perché è racchiuso nel resto del romanzo, in cui Fatou Diome tenta di spiegare all’uomo occidentale cosa significhi emigrare in un Pease di bianchi, con un budget limitato e con una valigia fatta di promesse da onorare verso la famiglia di origine e verso il popolo che ti concede ospitalità.
“Sognando Maldini” descrive la mentalità del popolo senegalese senza omissioni: la triste condizione della donna, sottomessa al maschio, il cui unico punto di forza è la capacità di procreare; la poligamia e la convinzione che il valore di un uomo si misuri nel numero di figli (maschi) che riesce a mettere al mondo; il fatto che la fortuna e la sventura non siano fatti privati, ma coinvolgano tutta la comunità, nessuno escluso, compresi gli approfittatori e gli egoisti.

Le riflessioni di Fatou Diome evidenziano un amore viscerale per la sua terra africana paragonabile al rapporto che lega madre e figlio: la madre condanna gli sbagli della sua creatura, ma sempre cercando una giustificazione, una attenuante nei confronti del male commesso dalla sua stessa carne.
La giovane Silie si pone a metà tra due mondi: la Francia ed il Senegal. Non si sente del tutto africana ma non si riconosce neppure nel popolo della liberté, égalité e fraternité.
Ecco perché fa il possibile anche a livello economico affinché il fratello non la raggiunga in Europa. Rimanendo in Senegal, Madickè, prima di tutte le difficoltà e le umiliazioni che dovrebbe affrontare, non perderà mai il il senso di appartenenza e di identità culturale.