Soldi sporchi
- Autore: Pietro Grasso
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2011
Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l’economia mondiale
“Soldi sporchi”, scritto a quattro mani dal giornalista palermitano Enrico Bellavia e da Pietro Grasso, nel 2011, anno di pubblicazione del libro, procuratore nazionale antimafia e, oggi, Presidente del Senato, è un percorso che ha dell’incredibile ma che, purtroppo, è reale e sviscera, nel profondo, agli occhi di tanti lettori, la verità sulla sporcizia che parte del denaro in circolazione nel mondo porta con sé.
“Non ha odore e non riposa mai. E’ il denaro delle mafie, corre veloce, cambia posto di continuo e, quando si materializza, è irriconoscibile. Profuma di fresco e di pulito, candeggiato dopo decine di transazioni, ricompare in circolo come linfa buona per nuovi affari. Rintracciarlo nei forzieri dove sta in ammollo è la sfida del nuovo millennio”.
Queste sono le prime frasi di una lunga introduzione al libro stesso: ciò che si rivela pagina dopo pagina ed è malattia e bruttura della società ha un nome: riciclaggio, “il pilastro sul quale, sempre di più, le organizzazioni criminali edificano le loro opere”. Da approfondite indagini emergono dati allarmanti di cui parlano, nello specifico, gli autori del libro.
La prima parte dal titolo “Geopolitica” affronta il tema del rapporto tra droga e riciclaggio e fa un ritratto di alcuni personaggi “di spicco” di quel mondo. Non sono uomini qualunque: più o meno tutti sono conosciuti con un soprannome un po’ per celarne l’identità, un po’, quasi al contrario, per identificarne le caratteristiche. El Mono, El Chapo: personaggi ormai quasi leggendari, uomini che si nascondono ma che non sono privi di conoscenza, tutt’altro. Qui si parla di persone esperte, di laureati, di uomini colti formatisi in scuole cattoliche, soprattutto colombiane. Quanto a El Chapo, ovvero “il corto”, così chiamato per la bassa statura, lo si dipinge come un mito, una figura intoccabile, un uomo con un enorme potenziale economico, addirittura, per le sue ricchezze, nominato da Forbes. Questi è stato, nel 2001, protagonista di una spettacolare evasione ma, proprio in questi giorni, dopo lunghi anni, è nuovamente avvenuta la sua cattura. A loro e ad altri fanno capo operazioni economiche di valore colossale che hanno luogo un po’ ovunque: principalmente in Europa, in America, in Asia. Intorno ai traffici delle mafie e della criminalità organizzata ruotano gli assetti economici e politici dell’intero pianeta. Mentre la droga muove interessi da capogiro e governi ed eserciti si fanno la guerra, gruppi di potere cercano di trarre profitto da tutto ciò.
Gli autori si addentrano, poi, nell’argomento “terrorismo”, anch’esso alimentato con i soldi del riciclaggio.
La seconda parte del libro è dedicata alle forme del riciclaggio stesso. In maniera schematica si potrebbe dire che due sono i livelli su cui esso si sviluppa: uno associato alle grandi operazioni finanziarie, a società offshore e a caveau di istituti bancari. C’è, però, un livello più interno, altrettanto necessario: quello che riguarda il mantenimento di coloro che svolgono ruoli minori. Sono, nel detto italiano, i “picciotti”, le persone che, nella gerarchia mafiosa, occupano il grado più basso ma indispensabile al compimento di ogni malaffare e oggi presenti non solo nel nostro ma in tanti Paesi. Si passa poi a parlare di soldi pubblici e della necessità di stringere rapporti con l’economia “sana” perché il denaro generato da attività illecite si trasformi in moneta “pulita”.
Riciclare è un’attività ma è anche Arte: il denaro sporco viene utilizzato in vari settori dell’economia, primo fra tutti quello immobiliare, poi la ristorazione, le energie rinnovabili e anche l’Arte stessa. Tra i mille sistemi escogitati per ripulire i soldi criminali c’è il traffico di dipinti d’autore e di altre opere di immenso valore.
Grasso e Bellavia dedicano la terza parte del loro libro alle figure del riciclaggio. Sono i cosiddetti “colletti bianchi”, uomini colti, dalla vita sociale e lavorativa intensa. Ad essi si rivolgono boss e mafiosi per investire e gestire capitali. Hanno un compito assai delicato ma lo svolgono con capacità: tra loro ci sono avvocati, commercialisti, assicuratori, brokers e quant’altri partecipino a losche attività.
Nel libro, come approfondita è stata la presentazione, così lo è la conclusione. I soldi sporchi, i soldi del crimine sono difficili da riconoscere. C’é bisogno di uomini validi, buone leggi e soprattutto la volontà da parte di chi è onesto di “stare al passo” con le attività mafiose, di indagare, di mettere in atto ciò che dice la Legge. Sono necessari competenza e coraggio come ci hanno già dimostrato giudici di valore, tra cui viene ricordato Giovanni Falcone. Dopo la sua scomparsa il lavoro della magistratura è andato avanti ma è necessaria un’azione ad ampio raggio in cui la comunità internazionale si organizzi adeguatamente superando i confini fra una nazione l’altra. E’ questo un arduo compito per il quale ogni cittadino deve essere grato a chi ad esso collabori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Soldi sporchi
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