Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell’universo
- Autore: Paolo De Bernardis
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2016
La Terra è divenuta terra bruciata, gravata da un silenzio ininterrotto, un silenzio che non contempla più nessuna voce. Svuotate da ogni forma di vita le metropoli sono metropoli fantasma, percorse soltanto dalle folate roventi del vento solare. Il grande astro si è “evoluto”, emanando un’energia dieci volte più intensa di quella che le forme di vita potrebbero sopportare. Il Sole che alimentava il pianeta è adesso artefice della sua morte. Una morte annunciata: succederà davvero tra un miliardo di anni, più o meno una bazzecola nel computo temporale dell’universo. Sempre che la Terra non sia frattanto uscita dal suo asse, oppure incenerita dall’impatto con un meteorite gigante, oppure ancora rimasta preda dalla (voc)azione autodistruttriva degli uomini.
Solo quest’ultima ipotesi viene sfiorata en passant dal bel “viaggio al termine dell’universo” condotto dall’astrofisico Paolo De Bernardis per il Mulino. Il saggio si intitola “Solo un miliardo di anni?” e sotto un’ammaliante copertina dal sentore sci-fi cela in realtà il nitore tipico delle pubblicazioni accademiche.
Malgrado l’inprinting umanistico gli interrogativi (universali) stampigliati sulla quarta di copertina - “La nostra vita sembra possibile solo sulla terra. Ma è vero? Per quanto ancora? E quale sarà il futuro remoto del cosmo?” - mi hanno convinto a sfidare le intemperie delle teorie cosmologiche e accedere al volume. La scrittura piana di Paolo De Bernardis (per quanto gli è consentito dal ricorso necessario alle formule matematiche) è riuscita a fare il resto. Passo e taglio della trattazione sono spesso della specie che segue: cito da p. 23, anche perché il passaggio risulta prodromo allo sviluppo del libro:
“La temperatura relativamente confortevole della nostra terra dipende da una delicata combinazione di fattori, ma la distanza dal Sole è tra i più importanti. Più vicino un pianeta tende ad essere terribilmente caldo (è il caso di Venere) mentre più lontano tende ad essere troppo freddo (è il caso di Marte). La Terra si trova nella cosiddetta zona abitabile, una fascia alla distanza giusta dalla stella madre in cui l’acqua può esistere in forma liquida”.
La vita sulla Terra discende dunque dal canonico lancio di dadi, una fortuita coincidenza astrofisica ha fatto sì che la distanza chilometrica dal Sole risultasse quella idonea per la vita. Data per evidente la mancanza di un Lanciatore (dei Dadi di cui sopra) ne discende che l’Universo è un ente fisico in evoluzione (Sole compreso) e nella migliore delle ipotesi - all’incirca, appunto, tra un miliardo di anni - la razza umana o avrà trovato il modo per espatriare altrove (Marte?) oppure kaputt. Né più né meno che i dinosauri del Giurassico, a seguito di una evoluzione dei fatti cosmici del tutto naturale.
Il saggio di Paolo De Bernardis gravita e divaga sul tema (e sulle sue possibili ricadute in termini di ricerca) in modo rigoroso, e pur trattando della fine possibile di ogni cosa gira alla larga da ogni tentazione catastrofista.
“L’universo si sta dilatando. L’universo si sta dilatando? Be’, l’universo è tutto e si sta dilatando: questo significa che un bel giorno scoppierà, e allora quel giorno sarà la fine di tutto. Ma sono affari tuoi, questi?”
Il fatto che questa battuta di Woody Allen (si trova in Io & Annie) mi sia tornata in testa come libera associazione alla lettura di questo libro, dipende solo dalla mia visione tragicomica sui fini ultimi e penultimi del mondo e della vita. Non fateci caso dunque. Il saggio merita. Molto.
Solo un miliardo di anni? Viaggio al termine dell'universo
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