Sono graditi visi sorridenti di Franco e Andrea Antonello

«Ciao genitori belli di tutti sono graditi visi sorridenti».

Franco e Andrea Antonello, padre e figlio, hanno scritto un appassionante romanzo a quattro mani, dopo essere diventati noti grazie a un altro libro “Se ti abbraccio non aver paura” (Marcos y Marcos editore, 2012) scritto dal bravo Fulvio Ervas, nelle classifiche dei libri più letti per oltre un anno, racconto del loro viaggio avventuroso attraverso gli Stati Uniti d’America. Il nuovo testo “Sono graditi visi sorridenti” (Feltrinelli, 2013) a quel viaggio on the road aggiunge la storia della loro vita:

• dall’adolescenza di Franco a quando è diventato papà di un bellissimo bambino, appunto Andrea, alla scoperta della malattia “strana”, che solo dopo capirà essere l’autismo, in cui è intrappolato;
• dalla loro vita insieme alla consapevolezza che le difficoltà, anche quelle più tremende, possono essere affrontate, “guardando il lato positivo della vita” alla creazione di una fondazione, I Bambini delle Fate, che lavora per promuovere progetti di assistenza ai bambini autistici e alle loro famiglie.

Il romanzo è diviso in tre parti: nella prima e nella seconda Franco, l’io narrante, ci parla di sé e della sua famiglia di origine, del prima e dopo la nascita di Andrea, del pellegrinaggio in giro per il mondo alla ricerca di una cura per l’autismo e delle delusioni affrontate, (“medici, ciarlatani, guaritori africani, maghi brasiliani”, nessuno può fare niente); l’introduzione e la terza ed ultima parte, invece, sono state scritte volutamente da Andrea che ci comunica il suo modo personale di vedere il mondo, le sue speranze e la sua gioia di vivere:

“Sono un ragazzo fortunato che ha rappresentato un mondo speciale dell’uomo diverso, opposto, ma onesto vedo così il mio vivere, solo per dare”

In molte pagine del libro, infine, padre e figlio denunciano insieme la disperazione delle famiglie lasciate sole ad accudire ai loro figli autistici e il trattamento disumano nei loro confronti, spesso sepolti vivi negli Istituti e imbottiti di psicofarmaci. Per questa ragione Franco e Andrea hanno creato una Fondazione che fornisce un aiuto concreto alle persone con DSA e alle loro famiglie. La bellezza di questo romanzo fortemente autobiografico è riposta nel ribaltamento dei ruoli: il cammino di crescita e di accettazione è quello che percorre Franco, che ha girato il mondo per trovare una cura per suo figlio, consultando persino un certo dottor Fritz capace, a detta di alcuni, di operare Andrea e “asportare quel blocco che gli mangia la voglia di vivere e la gioia di comunicare” e vivendo insieme a uno sciamano, circondato da “una solitudine immensa”, con cui capisce “meglio quella di suo figlio, chiuso nel suo mondo”. Andrea, invece, è l’adulto consapevole (“vita dura io ho”) ma allo stesso tempo

“io non lascio e di aiuto i miei pensieri sono per chi legge e sa andare oltre e crede che non ci sia in ognuno di noi un solo uomo ma diversi talenti, fermiamoci a guardare non con gli occhi ma con il cuore”.

Il romanzo di Franco e Andrea ci insegna che

“La diversità, non l’uguaglianza, è la regola della vita”.