Sopravvissuto. The Martian
- Autore: Andy Weir
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Robinson Crusoe su Marte, senza nemmeno Venerdì
Non c’è soddisfazione per l’astronauta Mark Watney nell’essere al comando della missione spaziale Ares 3, sul suolo di Marte. Era il più basso in grado dell’equipaggio e avrebbe assunto la testa solo in caso di morte o impedimento degli altri cinque. Ma quelli sono vivissimi e in salvo. È lui ad essere rimasto solo sul pianeta rosso. È “Sopravvissuto”, opera prima del programmatore e fan della fisica astronomica Andy Weir, romanzo di fantascienza classica edito da Newton Compton (380 pagine, 12 euro) e versione letteraria del film “The Martian”, della Twientieth Century Fox, con Matt Damon nel ruolo solitario.
Certo, per essere in una situazione disperata, Mark l’ha presa bene, tra un vai! di soddisfazione per gli aspetti positivi che scopre e un buuh per quelli negativi. Nell’incidente gravissimo, provocato dal vento, è andata di lusso. Un’antenna ha perforato tuta e corpo, senza causare danni fatali. Il resto lo hanno fatto l’addestramento tecnico e quello medico, che gli hanno permesso di riparare l’attrezzatura e di suturare la ferita, ma la fortuna è finita qui. I parametri vitali azzerati dal black out per la caduta in un crepaccio avevano convinto i compagni della sua fine. Missione abortita. Stanno già tornando sulla Terra e lui si ritrova naufrago su Marte, creduto morto da tutti e senza modo di comunicare. È riuscito a rientrare nel modulo marziano, l’Hab, dove la razioni per sei gli garantiscono non meno di 300 giorni di viveri, sempre che l’ossigenazione non si guasti, il rigeneratore dell’acqua non vada in avaria e una falla non depressurizzi la struttura. Ma anche se tutto tiene, prima o poi il cibo finirà: benissimo, è spacciato!
Su due cose sa di fare affidamento: era il botanico e ingegnere meccanico della spedizione Ares 3, quindi è un riparatore specializzato e poi c’è morfina sufficiente ad assicurargli l’ultimo viaggio, di certo non si lascerà morire di fame, prenderà la scorciatoia.
Dai Mark, rimbocchiamoci le maniche, finché dura.
Strepitosa la positività di questo giovane e di questo romanzo. È uno dei motivi per cui va letto. L’incidente è accaduto a Sol 6, ma già risvegliandosi il settimo giorno su Marte Watney si ritrova a pianificare una via d’uscita, per quanto improbabile. Si tratta di resistere quattro anni, fino all’arrivo di Ares 4, comunicare coi colleghi o raggiungerli nel cratere Schiapparelli, a 3200 chilometri da lì. A meno che, dopo la sua morte, non annullino il programma spaziale.
Il racconto si sviluppa con brio, potendo contare sullo spiccato humour del protagonista, che ingaggia una sfida all’ultima brillante idea tecnologica con l’inospitale quarto pianeta del sistema solare. Però, quattro anni, che sembra la prospettiva minima iniziale, sono lunghissimi da trascorrere in una piccola base esposta a tutti i contrattempi nella landa marziana.
Un po’ Robinson Crusoe senza Venerdì, un po’ McGyver - l’agente segreto aggiustatutto dei telefilm, che con un coltellino svizzero e qualche oggetto banale realizzava meraviglie tecnologiche – Mark risolve tanti problemi in un’inesauribile serie di trovate biomeccaniche che riservano sorprese, come l’uso delle sue deiezioni solide per fertilizzare un compost. Insomma, il concime preferito dell’astronauta biologo sono i suoi escrementi: mescolandoli alla terra marziana a quella terrestre, in dotazione al progetto, ecco un orto rigoglioso – se ci si accontenta – realizzato in condizioni impossibili.
Di trovata in trovata, la vita su Marte va avanti, pur restando ferma nello stesso posto. Il bello è che la solitudine e l’accerchiamento claustrofobico del nulla non durano quattro anni, perché tornano in gioco tanto la base spaziale sulla Terra che la spedizione orfana del primo astronauta caduto nella corsa verso Marte.
La scena diventa corale e più affollata. La corsa a salvare l’uomo lasciato indietro diventa una cosa seria. Se non fosse un libro di 400 pagine si risolverebbe prima, con un esito felice o meno (non è il caso di anticipare happy end, ammesso che ci sia). Il “prima” sta per prima che la sventura si accanisca contro Mark e le sue trovate, contro la NASA e i suoi tentativi di rifornire il sopravvissuto, contro i compagni di Ares 3 che potrebbero diventare deus ex machina salvatori, scendendo dal cielo (letteralmente). Ma tutto è sempre più facile da pensare che da fare.
Riuscirà l’eroe attardato a tornare?
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