Storia Contemporanea I. L’Ottocento
- Autore: Tommaso Detti, Giovanni Gozzini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
Primo di due volumi dedicati alla trattazione delle vicende storiche del nostro tempo, Storia Contemporanea I. L’Ottocento (Bruno Mondadori, 2001) è un manuale completo, seppur lievemente datato, dedicato al lungo secolo dove si sono snodate tutte le premesse e le condizioni per i grandi mutamenti epocali realizzatisi nel Novecento.
Scritto da Tommaso Detti e Giovanni Gozzini, docenti di Storia Contemporanea presso l’Università di Siena, il volume illustra le vicende del XIX secolo, interpretandolo, innanzitutto come un lungo Ottocento. Ciò significa che la chiave di lettura prevalente è quella di Hobsbawm e della storiografia marxista che tende a leggere l’Ottocento come il secolo dell’affermazione, del predominio e della crisi della borghesia e del modo di produzione capitalistico in Europa e, per questo, ne dilata i confini al 1760 e al 1914.
Che l’inizio dell’Ottocento coincida con l’inizio della rivoluzione industriale è solo il più macroscopico e il più evidente di tanti elementi presenti nel testo che fanno emergere le chiavi interpretative utilizzate. Proprio in ossequio alla storiografia marxista, si tratta di un’opera che privilegia, con dovizia di dati, la storia politico-istituzionale e la storia economica e demografica, lasciando, gioco forza, poco spazio ad altri filoni di analisi che negli ultimi decenni si sono rivelati preponderanti come la storia sociale e la storia culturale:
"A favorire la formidabile crescita delle industrie, dei trasporti e dell’esportazione di beni, capitali e persone verificatasi in questo periodo fu una sensibile ascesa dei prezzi, che sostenne non soltanto i profitti, ma anche l’occupazione. Fu l’apogeo del ferro e del carbone, la cui produzione tra il 1850 e il 1870 crebbe rispettivamente di quattro volte e di due volte e mezzo; i cavalli a vapore impiegati dalle macchine industriali passarono da 4 milioni a 18,5. Luogo nevralgico e simbolo di questo sviluppo fu la ferrovia: nel 1850 c’erano meno di 25 mila km di binari in Europa (...) vent’anni dopo se ne contavano (...) più di 100 mila (...) nel decennio seguente, poi, la rete mondiale ebbe un ulteriore incremento del 78%".
Oltre a capitoli specifici dedicati ad eventi cardine, come la rivoluzione industriale, la rivoluzione francese o la rivoluzione americana viene offerta un’analisi dettagliata delle vicende che hanno segnato il volto dell’Europa: dalla restaurazione Napoleonica al colonialismo britannico, dall’affermazione del secondo Reich tedesco, fino all’imperialismo, alla scramble for Africa e alle scelte politiche, valutate come consapevoli e non come ineluttabili, che hanno dato luogo alla grande guerra, il primo di tanti tragici eventi di quello che è stato recentemente definito il secolo armato.
Particolare attenzione è dedicata al caso italiano a cui sono (quasi completamente) dedicati quattro dei diciassette capitoli che compongono il testo: oltre ai moti rivoluzionari e alle guerre d’indipendenza, sono delineate le scelte politiche della destra e della sinistra storica, fino ai governi di Crispi e Giolitti.
Utili risultano delle schede di approfondimento, dedicate a concetti chiave, poste alla fine di ogni capitolo. Per spiegare tali concetti chiave sono illustrate, in queste pagine, le varie tendenze storiografiche che hanno letto, in modo differente, uno stesso accadimento storico. A proposito del neonato stato italiano e del paternalismo della destra storica, geneticamente tesa a un accentramento del potere, sulla scia delle precedenti istituzioni napoleoniche, si nota, ad esempio, che:
"Vi è tutta una tradizione liberale che, sulla scia di Croce, tende a minimizzare i difetti dello stato italiano o a considerarli necessari (...). A tale tradizione dopo la seconda guerra mondiale si è contrapposto chi ha sottolineato con decisione i legami fra politica e amministrazione, facendo discendere le scelte istituzionali da un progetto oligarchico di società (...).
Altri storici hanno invece fatto centro sulla prassi politica del "trasformismo", accostata ora al "connubio" cavouriano, ora alla tecnica giolittiana di esercizio del potere, ora persino a fenomeni politici della storia repubblicana (...). In alcune analisi (...) il trasformismo diventa una categoria di interpretazione generale di tutta la storia politica dall’Unità a oggi, se non addirittura un tratto peculiare del "carattere nazionale" degli italiani. Lo stesso Gramsci sottolinea però come il trasformismo non segnasse un mutamento definitivo dell’orizzonte politico e istituzionale italiano, ma si risolvesse in un continuo, minuto, molecolare movimento di integrazione, scomposizione e ricomposizione di interessi e di posizioni"
Esposizione piana e lineare; ridotti al minimo indispensabile gli apparati grafici e illustrativi; la bibliografia, comunque limitata agli studi di grande respiro di area politologica, economica, demografica e istituzionale, non risulta aggiornata nell’edizione (la prima) qui considerata e deve essere, pertanto, verificata nelle edizioni più recenti.
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