Storia di un corpo
- Autore: Daniel Pennac
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2012
Amo Pennac in maniera scomposta: mi piace il suo modo di scrivere, il suo temperamento, la biografia, quello che dice nelle interviste. Con il suo il ciclo di Malaussène, detto anche serie di Belleville, ho riso, mi sono divertito oppure commosso.
A ottobre del 2012 esce per Feltrinelli questo tomo grosso di trecentoquaranta pagine, la copertina arancione, un piccolo omino sulla copertina, dal titolo "Storia di un corpo".
La trama si dipana su un bellissimo diario consegnato a Lison al funerale del padre, morto il 3 agosto del 2010.
In questo " journal d’un corps", il padre inizia ad annotare sensazioni dall’età di tredici anni fino agli ultimi giorni della sua vita. Un traduttore di sensazioni, di sinestesie, di sentimenti.
Della madre anaffettiva scrive:
"Mia madre era una donna infelice. Non aveva ottenuto dal marito ciò che si aspettava, e in alcuni temperamenti inquieti questo basta per vivere nel disprezzo e nella solitudine".
Vengono descritti la morte del padre, una madre fredda e scostante, l’adolescenza passata tra scoperte sessuali e grandi malinconie; poi ci sono il collegio, il cameratismo, le prime masturbazioni, tutto questo scritto senza censure, niente religiosità, con freddezza e ironia.
"A volte, in dormitorio, quando mi sveglio in piena notte in preda all’angoscia, riesco piano piano a calmarmi lasciandomi pervadere dalla sensazione che io e tutti gli altri che dormono siamo un unico corpo. Un corpo addormentato nello stesso respiro, che sogna, geme, suda, si gratta, si rigira, tira su con il naso".
Ragazzo, entra nella Resistenza francese, contro i nazisti e si iscrive al partito comunista.
Sul diario tratta i primi amori in maniera molto divertente, senza dare troppo peso ai primi abbandoni; poi ci fa un trattato su una carie dentale e al dolore simile a una scarica elettrica. Si sposa e a ventotto anni nasce il primo figlio, Bruno.
"Diventare padre significa diventare monco. Da un mese a questa ho solo un braccio, l’altro regge Bruno. Monco dall’oggi al al domani. Ci si fa l’abitudine".
Riprende il diario a trentadue anni dopo una pausa di due anni, la famiglia, i figli, il lavoro.
Troviamo poi l’analisi dei primi malanni, la non felice della vita sessuale con la moglie, da quarantenne fedifrago:
"Divorato letteralmente Mona con le narici e con la lingua, stanotte. Infilato il naso sotto l’ascella, tra i seni, le cosce, i glutei, annusato, leccato, gustato il suo sapore, il suo odore, come da ragazzi".
E’ tempo dell’inizio della vecchiaia, con i primi segni di salute malferma: a sessantadue anni si lamenta che dimentica il codice del bancomat, forse è la parte del diario più bello, fino alla fine quando sente che è arrivato il momento di lasciare il mondo.
Tradotto benissimo, questo romanzo di Pennac va letto assolutamente, perché ti lascia la voglia di cominciare un tuo personale diario attraverso le parole del libro.
Storia di un corpo
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