Storia di una foto
- Autore: Non disponibile
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
La parabola discendente della sinistra movimentista comincia in un tempo e in un luogo ben precisi. Con una foto. Il tempo è il 14 maggio del settantasette, il luogo, la via De Amicis, a Milano. La foto è quella che ritrae un giovane a volto coperto, in mano una pistola. Sta sparando altezza uomo: il suo bersaglio sono i drappelli antisommossa della polizia. Nel corso di quella stessa giornata, in quegli stessi scontri, muore il vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza Antonio Custra. La guerriglia urbana ha alzato il tiro e non è più disponibile alle deroghe. anche perché si muore, comunque, da ambo le parti: soltanto due giorni prima, la studentessa Giorgiana Masi è morta, uccisa dalla polizia durante una manifestazione, a Roma. E l’11 maggio, a Bologna, lo stesso destino era toccato a Francesco Lo Russo, venticinque anni appena. Ma a diventare simbolo degli anni di piombo è soprattutto la foto del giovane col passamontagna che spara. A partire dal giorno dopo, quel 14 maggio sarà sulle pagine di tutti i giornali e farà il giro del mondo, diventando, più o meno strumentalmente, il manifesto-tipo della fine dei sogni e della svolta violenta di una generazione.
Nella sua minuziosa azione di recupero della memoria storica più recente, la casa editrice Derive/Approdi pubblica, a cura di Sergio Bianchi, un’analisi a più voci sui contesti e i retroscena di quel ritratto a mano armata: “Storia di una foto”. Come scrive Umberto Eco, in un contributo a caldo sull’episodio, ripreso nel volume:
“Le vicende del nostro secolo sono riassunte da poche foto esemplari che hanno fatto epoca”
La foto dello “sparatore di Milano” è tra queste. Il resto delle “testimonianze” (fra le altre figurano quelle di Marco Philopat e di Tony Negri), rappresenta ciascuna un “reperto” d’epoca, capace di restituire in un clima da “presa diretta”, le sfide, le tensioni, la crisi, i progetti, di quei giorni dell’ira: il loro prima e il loro dopo. Così come gli estratti dai fondi e dagli editoriali del settimanale “Rosso”, il foglio antagonista, portavoce delle istanze di Autonomia Operaia. In un volume che gravita attorno al senso specifico di un frame, l’apparato iconografico non poteva che presentarsi corposo. Un flash back della memoria in bianco e nero: copertine di giornali, strade, facce, molotov, vestiti, auto, barricate del tempo. E poi, ovviamente, la foto in oggetto, spiegata da diversi focus, sin nelle minuzie, aldilà, persino, delle fonti ufficiali (che sono, per lo più, quelle giudiziarie). Un libro indispensabile, raccomandato a chi avesse voglia di cimentarsi con le pagine (anche quelle più scomode) della storia recente. E avesse voglia di farlo senza pregiudizi.
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