Storia naturale di una famiglia di Ester Armanino

"Da qualche parte ho letto che la muta è la fase più delicata della vita di un insetto, il momento in cui è maggiormente esposto ai predatori e alle cadute".

Bianca osserva sua madre che fa la muta e rinasce in un corpo nuovo.
La sua vecchia pelle è come un involucro vuoto. Alcuni insetti, dopo la muta, si nutrono delle loro vecchie spoglie per reintegrare sostanze nutritive.
Bianca guarda la vita scorrere, imperscrutabile ai suoi occhi di ragazzina. I rapporti umani sono qualcosa di indefinibile e complicato e la felicità non è che la buccia di una polpa guasta, che incrina una vita a breve scadenza, fatta di scenari di cartapesta. Le vacanze in Versilia. Il gioco della famiglia perfetta.

Il padre di Bianca e Andrea tradisce la moglie con una donna. Andrea lo sa da tempo, ma Bianca lo scopre più tardi. È una pasticciera. Bianca ama suo padre lo stesso e incondizionatamente.
È gravemente malato. Bianca va a trovarlo regolarmente, in ospedale, non vuole perdersi nemmeno un frammento di lui, respira il suo respiro, affonda nei suoi abbracci ormai fragili, lo guarda spegnersi silenziosamente, una larva trasparente.

È tempo di cambiare aria, casa, vita. Malgrado le proteste di Andrea e il dispiacere di Bianca, la madre vende l’appartamento in cui sono cresciuti, per comprarne uno nuovo che non ha mai conosciuto il respiro, l’odore, il colore del padre. La pasticciera aspettava da lui un figlio mai nato.
Bianca abita il dolore in silenzio e solitudine. Andrea distrugge a calci e pugni l’auto di suo padre e piange di rabbia. Il dolore è qualcosa di rarefatto, che si capisce e non si capisce. Come le vite degli altri, della gente. Di Andrea che si fa le canne e coltiva erba sul terrazzo. Della cugina Beatrice, che fa la modella e si fa afferrare dagli sguardi degli uomini. O di Gabriele, il vicino di casa, che ha la maturità, e con cui Bianca intraprende una conversazione da un’intercapedine nel muro. È innamorata di lui, ma non conosce quel sentimento nuovo e strano.

La perdita è una voragine che rischia di inghiottire tutto, anche la felicità che non c’è. I ricordi sono pericolosi e bisogna chiudersi in casa a chiave per lasciarli fuori e non esserne feriti.
Poi, un giorno di fine estate, si va al mare in vespa con Gabriele e ci si tuffa dal promontorio più alto, lasciando il vecchio involucro a indugiare se buttarsi in acqua o meno. E’ tempo di rinascere e di mostrare le proprie spine.
Un romanzo straordinario.