Fragoroso come un rombo di tuono: Sturm und Drang, la rivoluzione culturale che sul finire del Settecento in Germania minava le solide basi dell’Illuminismo aveva un nome simile a un’onomatopea, evocava un suono burrascoso.
Il termine “Sturm und Drang” in tedesco letteralmente significa: tempesta e assalto e derivava da un’espressione utilizzata dal medico e filosofo svizzero Christoph Kaufmann per stroncare il dramma di Maximilian Klinger dal titolo originale di WirrWar, in italiano “Confusione” o “Caos”.
Nella critica letteraria del 1770 iniziava a emergere una tacita indignazione contro le forme costrittive del razionalismo illuminista che soffocavano la forza vitale, la bellezza della natura, il libero pensiero in dei rigidi schemi di ragionamento. Si attribuisce la nascita del movimento all’incontro a Strasburgo tra Goethe ed Herder, avvenuto proprio nel 1770. Entrambi espressero l’idea comune di voler rompere con la tradizione dominante e far emergere il libero pensiero dell’artista.
Vediamo più nel dettaglio le varie fasi di evoluzione dello Sturm und Drang e chi furono i principali esponenti del movimento.
“Sturm und Drang”: caratteristiche e temi
Al centro dello Sturm und Drang c’è, dunque, una ribellione. Dobbiamo immaginare il principio di questo movimento proprio in senso onomatopeico: come il tuono fragoroso che squarcia lo spesso velo del silenzio, la tempesta che interrompe la quiete. Questo tuono fu udito, simbolicamente, dapprima nella mente di Goethe ed Herder. Entrambi gli autori ebbero una forte crisi esistenziale nella metà del Settecento: Johann Gottfried Herder abbandonò la professione di predicatore a Riga e si recò a Parigi, dedicandosi alla stesura della sua opera, il diario di viaggio Journal meiner Reise im Jahre . Parallelamente un giovane Wolfgang Goethe abbandonava gli studi di giurisprudenza a Lipsia, faceva ritorno a Francoforte e l’anno successivo pubblicava il suo capolavoro: I dolori del giovane Werther (1774).
In queste due opere, che per la prima volta ponevano il genio dell’artista e il singolo individuo al centro della trama, dobbiamo individuare l’inizio dell’assalto dello Sturm und Drang.
Dal colloquio intercorso a Strasburgo tra i due autori ebbe origine il saggio Intorno al carattere e all’arte dei tedeschi (“Von deutscher Art und Kunst”, 1773), oggi considerato il manifesto e l’atto di nascita ufficiale del movimento. Nello scritto venivano esaltati i temi fondamentali dello Sturm und Drang, in opposizione alla cultura illuminista: poesia naturale, genio del popolo, interesse per la natura e la riproposizione al centro del discorso dell’Io individuale inteso proprio come “genio creativo”. La creatività, la spontaneità, la forza del pensiero irrazionale si opponevano, come un vento di rinnovamento, ai rigidi schemi intellettuali dell’Illuminismo.
Spirava un’aria nuova, vorticosa, rivoltosa che soffiava in ogni dove, si infiltrava nelle fessure, negli intersizi, toglieva la polvere del tempo e, soprattutto, restituiva la voce all’individuo. Secondo lo “Sturm und Drang” doveva essere il popolo a parlare, veniva così restituita voce e libertà al singolo. Le parole chiave del movimento erano due: “Natura” e “Genio”, si assisteva a una riaffermazione potente dell’istinto naturale e dell’azione.
“Sturm und Drang”: i principali esponenti
Tra i massimi esponenti della corrente dello Sturm und Drang troviamo i già citati Goethe ed Herder, ma anche Friedrich Schiller che proprio in quel periodo scrisse il suo celebre dramma, I masnadieri, la storia di un giovane diseredato in cerca di riscatto che diventa un fuorilegge, forse il primo “eroe negativo” della tradizione letteraria tedesca. L’opera si concluderà infatti con il suicidio del protagonista, il giovane Franz Moore, in nome della propria libertà.
Con Schiller si affermava il Titanismo, uno dei principi fondanti dello Sturm und Drang: l’individuo si poneva in aperta opposizione al destino e alla società, incarnandosi nella figura mitologica del Titano, colui che sfida la natura e gli elementi con la sua potenza smisurata superiore a quella di tutti gli altri viventi. Il Titano si affiancava a un’altra figura determinante per il movimento, ovvero quella de Il viandante, l’uomo che percorre liberamente la terra alla ricerca di sé stesso e della propria autodeterminazione: questo prototipo di eroe fu, invece, narrato da Goethe nel poema Wanderers Nachtlied, ovvero Canto del viandante nella tempesta (1780).
Su tutte le vette
è quiete;
in tutte le cime degli alberi
senti un alito
fioco;
gli uccelli son muti nel bosco.
Aspetta, fra poco
riposi anche tu.
In questo breve canto di Goethe, strutturato come un lied, possiamo cogliere il germe del pre-romanticismo tedesco.
L’eroe dello Sturm und Drang era un novello Prometeo che ridonava vita all’umanità forgiandola nel suo fuoco sacro; questo pensiero era, in qualche modo, figlio della Rivoluzione francese e degli scritti di Jean-Jacques Rousseau che affermavano un ritorno alla natura e all’istinto, inaugurando un nuovo clima libertario e più spirituale che si propagò anche nelle menti della gioventù tedesca promuovendo un medesimo desiderio di ribellione al conservatorismo e alla tirannide. Il cambiamento e il sovvertimento sociale erano infatti principi cari a tutti gli esponenti dello Sturm und Drang, animati dal medesimo desiderio di messa in discussione delle norme sociali prestabilite.
Possiamo anche rintracciare un fondamento filosofico dello Sturm und Drang, che è la filosofia di Kant e la sua Critica del giudizio che sanciva il superamento del pensiero illuminista. Nel saggio Sull’Illuminismo, pubblicato nel 1783 sulla “Berlinische Monatsschrift”, Kant affermava l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità che era da imputare solamente a lui stesso: “Sapere aude!” era il motto dell’Illuminismo secondo il filosofo tedesco che citava le Epistulae di Orazio. Si trattava di uno scritto minore di Kant, non pubblicato su una rivista specializzata o accedemica, ma su un giornale popolare, che tuttavia avrebbe ottenuto vasta risonanza quasi due secoli dopo quando fu ripreso da Michel Foucault. Il filosofo e sociologo francese avrebbe rintracciato in quel saggio di Kant sull’Illuminismo l’inizio dell’Età contemporanea, una svolta decisiva nella tradizione filosofica e culturale occidentale. In quel breve saggio, di appena una decina di pagine, Kant parlava del concetto dell’Illuminismo in senso filosofico e ne elogiava l’affermazione del singolo uomo, la capacità di pensare e ragionare con la propria testa, senza soggiacere a inutili dogmatismi. Libertà e autonomia di pensiero, la scelta di progredire nell’esercizio della ragione per volontà soggettiva e di esercitare la libertà civile, intesa come “libertà dello spirito del popolo”, l’agire libero e volontario: la tendenza ad esercitare il libero pensiero era insita nella natura umana, ed era ciò che rendeva l’uomo diverso dalla macchina.
Senza saperlo, Kant scrivendo dell’Illluminismo stava già elaborando il suo superamento, anticipando di fatto lo “Sturm und Drang”. Il filosofo tedesco individuava la dimensione dell’interiorità come fondamentale radice della libertà e, di conseguenza, della volontà.
Liberazione, rottura con la tradizione, celebrazione dell’individualismo: il rombo di tuono dello Sturm und Drang era solo la premessa di un’altra rivoluzione, quella del Romanticismo. Il movimento tedesco sarebbe stato scoperto da una certa Madame de Staël che, nel 1816, pubblicò un saggio che avrebbe destato scalpore aprendo la strada a una nuova maniera di “fare letteratura”.
Se dovessimo raccogliere gli elementi principali dello Sturm und Drang in una sintesi visiva, sarebbe sicuramente il quadro de Il viandante sul mare di nebbia (1818) del pittore tedesco Caspar David Friedrich: in quell’uomo solo, isolato, davanti all’ignoto, che si erge fiero dinnanzi alla potenza della natura e del sublime possiamo cogliere la traccia più efficace del Titanismo di Schiller e la traduzione perfetta del Viandante, il Wanderers Nachtlied di Goethe.
Ora Caspar David Friedrich è considerato con William Turner il padre del Romanticismo pittorico; ma la vera origine di quel movimento nuovo e generatore era da rintracciare nello Sturm und Drang.
La “tempesta” che il quadro di Caspar David Friedrich traduce così bene sia nell’impeto della Natura che nel suo apparentemente immoto protagonista: lo vediamo di spalle, eppure percepiamo il tumulto del suo animo, lo sentiamo parte del quadro, il mare in tempesta non è solamente parte del paesaggio, ma della sua stessa anima. Sembra di udire persino un tuono echeggiare in lontananza, quello di Caspar David Friedrich, a guardar bene, non è affatto un quadro silenzioso.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sturm und Drang”: significato, caratteristiche e temi
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Storia della letteratura Significato di parole, proverbi e modi di dire
Lascia il tuo commento