Su Verga novelliere
- Autore: Roberto Bigazzi
- Categoria: Saggistica
Nell’anno 1986-1987 dovetti sostenere un esame di letteratura italiana moderna e contemporanea. Tra i libri dovetti preparare Su Verga novelliere di Roberto Bigazzi, edito da Nistri Lischi nel 1975. Come tutti i libri che si leggono per motivi didattici lo trovai noioso, ma dopo averlo recentemente riletto la mia opinione è cambiata.
L’autore tratta delle raccolte novellistiche di Giovanni Verga come opere di preparazione ai romanzi, ma non solo. Egli cerca di analizzare lo stile verghiano dalla sua invenzione linguistica e cioè il discorso indiretto libero.
Il libro è diviso in sei capitoli in cui si analizzano i vari stadi dell’opera dell’autore siciliano a partire da Nedda, novella manifesto della raccolta Vita dei campi, in cui si parla dei "fatti" che devono raccontarsi e del narratore non più onnisciente. La trama della novella, piuttosto lacrimosa, ha i suoi precedenti nella narrativa campagnola di metà Ottocento di Dall’Ongaro e di Percoto, ma anche di George Sand. Bigazzi analizza la prima raccolta come la più fedele alle novità stilistiche e di contenuto di Verga, mentre prende le distanze da Novelle rusticane, in cui i personaggi non sono "eroi" o figure mitiche ma legati alla legge del progresso, vittime ma consapevoli. Anche l’indiretto libero è usato di meno, mentre lo stile è più tradizionale e ottocentesco.
Ma Bigazzi analizza anche le novelle di Per le vie, ambientate a Milano o altre città del Nord Italia, nelle quali l’uso della lingua è meno pregnante, ma in compenso il narratore sembra scomparire di fronte al suo personaggio, che sembra trovare da solo la strada per degradarsi.
Ciò è presente anche in Drammi intimi, raccolta che chiude il periodo precedente a Mastro don Gesualdo.
Nel capitolo successivo, Personaggio e memoria, è analizzata la novella Vagabondaggio, in cui la vicenda è rievocata dalla memoria del personaggio e ciò Bigazzi analizza attraverso l’uso dei verbi nei tempi presente e passato. Ricompare in modo forte l’indiretto libero e il personaggio è inequivocabilmente un vinto che si è adattato alla "fiumana" del progresso e può apparentemente essere considerato vincitore.
Nell’ultimo capitolo il critico traghetta il lettore dalle novelle al Mastro don Gesualdo, delineando l’idea (che non condivido appieno) dell’incapacità di Verga di comprendere la psicologia dei ricchi. Secondo lui il Verismo si può considerare superato.
In sostanza Su Verga novelliere è un buon saggio da riscoprire e studiare per l’originalità del rapporto tra lingua e letteratura.
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Un libro perfetto per...
Agli studenti di Lettere.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Su Verga novelliere
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