Vittorio Alfieri scrive il sonetto Sublime specchio di veraci detti, altrimenti conosciuto come Autoritratto, sul retro di un dipinto che ne ritrae il volto eseguito da François-Xavier Fabre e custodito presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.
Datato 9 Giugno 1786, esso inaugura il filone letterario del componimento autodescrittivo, che troverà ampio seguito nell’800 romantico e appena precedente, e sarà preso a modello da Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni.
E molto del Romanticismo prossimo a venire si ravvisa già nei versi di Alfieri, i cui protagonisti sono il titanismo caratteriale e le aspirazioni eroiche dell’autore.
Vi è poi l’evidente compenetrazione fra caratteristiche fisiche e morali, dove le prime rimandano alle seconde, anch’esso un tratto peculiare dei romantici.
Dunque Sublime specchio di veraci detti è importante sotto diversi aspetti: analizziamo il sonetto dal punto di vista metrico e critico.
Sublime specchio di veraci detti: testo del sonetto
Sublime specchio di veraci detti,
mostrami in corpo e in anima qual sono:
capelli, or radi in fronte, e rossi pretti;
lunga statura, e capo a terra prono;sottil persona in su due stinchi schietti;
bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono;
giusto naso, bel labro, e denti eletti;
pallido in volto, più che un re sul trono:or duro, acerbo, ora pieghevol, mite;
irato sempre, e non maligno mai;
la mente e il cor meco in perpetua lite:per lo più mesto, e talor lieto assai,
or stimandomi Achille, ed or Tersite:
uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai.
Sublime specchio di veraci detti: parafrasi
Sublime sonetto che rifletti parole sincere,
descrivimi come io sono sia nel corpo che nell’anima:
capelli del tutto rossi, ormai radi sulla fronte;
alto di statura e a capo sempre chinato in basso;
corpo sottile su due stinchi sottilissimi;
pelle bianca, occhi azzurri, aspetto sano;
naso regolare, belle labbra, e denti perfetti;
pallido in volto, più che un re sul trono:
temperamento ora duro, acerbo, ora comprensivo e mite;
sempre arrabbiato ma mai malvagio,
la ragione e il cuore sempre in lite:
per lo più triste e talvolta assai allegro,
ora mi ritengo Achille, ora Tersite:
uomo, tu sei grande o vile? Muori e lo saprai.
Analisi metrica e figure retoriche
Sublime specchio di veraci detti è un sonetto a schema metrico ABAB ABAB CDC DCD.
Si segnalano le seguenti figure retoriche:
- chiasmo al verso 6 secondo lo schema AB-BA (bianca pelle, occhi azzurri)
- antonomasia al verso 13, dove Achille e Tersite, entrambi personaggi tratti dall’Iliade omerica, rappresentano, rispettivamente, l’eroismo e la viltà.
Occorre infine aggiungere che l’intera poesia si regge sul gioco metaforico in base al quale essa funge da specchio che restituisce l’immagine dell’autore così come essa è nella realtà, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
“Sublime specchio di veraci detti”: analisi del sonetto
Ciò che colpisce il lettore prima di ogni altro aspetto di fronte all’ Autoritratto di Alfieri è la sua capacità di sapersi descrivere con l’uso di poche parole, ma straordinariamente calzanti, come forse neanche il migliore dei pittori armato di colori e pennello saprebbe fare.
Il sonetto, proprio come uno specchio che non sa e non può mentire, riflette perfettamente la fisicità e il carattere dell’artista, restituendoci di lui un’immagine imperitura, veritiera e definitiva.
Per un ritratto di se stesso che sia il più autentico possibile, Alfieri non può che affidarsi alla "sublime" poesia, la forma d’arte più alta che esista.
Alla descrizione corporea che occupa le prime due quartine, segue la descrizione interiore nelle terzine, ma la distinzione non è netta come potrebbe sembrare, anzi.
La prima anticipa la seconda, in quanto dall’aspetto esteriore emana quello dell’animo, e così il "capo chino" indica una personalità incline alla meditazione, il pallore del volto gli affanni della vita (come i tiranni perennemente preoccupati di perdere il potere, sempre invisi ad Alfieri), la facilità all’ira un temperamento passionale, ma mai malvagio.
I cosiddetti chiaroscuri alfieriani si mostrano in tutta la loro evidenza nel susseguirsi di contrasti che costituisce l’ossatura delle terzine, nelle quali si porta alla luce un’indole volubile, ora mesta ora lieta, a volte dura altre invece, mite e comprensiva.
Il preromanticismo di Alfieri
L’espressione al verso 11, "la mente e il cor meco in perpetua lite" merita un’attenzione particolare, poiché sintetizza, in sostanza, una predisposizione e un pensiero già proiettati al Romanticismo.
Il conflitto fra cuore e ragione sarà il fulcro intorno al quale verteranno concetti ed azioni del movimento culturale ottocentesco, ma esso si trova già in germe nel poeta astigiano come dimostra, in fondo, la sua stessa esistenza.
È principalmente questo aspetto, unito alla natura ardente e impulsiva, a renderlo un esempio per Ugo Foscolo, che prendendo a modello proprio Sublime specchio di veraci detti, nel 1802 compone Autoritratto (nota anche come Solcata ho fronte), un autoritratto che bene ne rappresenta e riassume la spontanea vocazione preromantica.
Non sa resistere al fascino e al richiamo del componimento alfieriano neanche il giovanissimo Alessandro Manzoni, che nel 1801, a sedici anni, seguendone la scia scrive Capel bruno alta fronte.
In pratica e in netto anticipo sui tempi, nel descrivere se stesso Alfieri inconsapevolmente delinea i connotati salienti dell’eroe romantico.
Il tema della morte come "momento della verità"
Nell’ultima strofa del componimento si evidenzia una maggiore drammaticità, soprattutto nel verso conclusivo, che introduce il tema della morte.
In piena sintonia con il carattere, l’idea che Alfieri ha del trapasso è decisamente combattiva.
Non c’è timore, né angoscia, piuttosto la morte è vista come il "momento della verità" dell’esistenza umana, come il supremo e ineluttabile atto che permette di capire quale sia la propria reale statura morale.
È la stessa concezione tragica ed eroica espressa nelle Tragedie: il valore di un uomo si vede nel momento in cui affronta la morte.
È soltanto allora che egli scopre se è il temerario Achille o il vile Tersite.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sublime specchio di veraci detti” di Vittorio Alfieri: parafrasi e analisi del testo del sonetto
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