Sulla corruzione del secolo circa la mutazione dei vocaboli e delle idee
- Autore: Antonio Capece Minutolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2003
Antonio Capece Minutolo (1768-1838), Principe di Canosa, è stato uno tra gli scrittori legittimisti più prolifici che l’Italia abbia conosciuto. Sotto il regno di Ferdinando I di Borbone ricoprì per due volte la carica di ministro di polizia, visse poi da esule in Liguria, in Toscana, a Modena e negli Stati della Chiesa.
Con la sua instancabile attività di pubblicista antiliberale riuscì a ispirare e (in una certa misura) a guidare l’azione dei circoli controrivoluzionari italiani, nonché a divenire il bersaglio dell’odio dei fautori delle idee risorgimentali. A differenza di quanto troppo spesso è stato scritto, questo pensatore aristocratico non fu un sostenitore dell’assolutismo, bensì un difensore della monarchia tradizionale, moderata dalle autonomie locali e dai privilegi dei corpi intermedi, quindi anti-centralista per sua stessa natura.
Nel 2003 Controcorrente ha pubblicato una ristampa del suo opuscolo Sulla corruzione del secolo circa la mutazione dei vocaboli e delle idee, comparso originariamente nel 1833 senza l’indicazione del nome dell’autore sul frontespizio.
Quando si parla di sovversione rivoluzionaria dei vocaboli e delle lingue, tutti pensano subito a 1984, il romanzo distopico pubblicato da George Orwell nel 1949. Si tratta di un testo talmente celebre che citarlo può risultare addirittura banale; eppure lo scrittore britannico non è stato affatto il primo a riflettere criticamente sull’influenza delle rivoluzioni sul vocabolario dei popoli: lo stesso motivo, in fondo, si può ritrovare anche in numerosi scrittori cattolici italiani avversi alla rivoluzione francese.
Il saggio di Canosa sul "fraudolento stratagemma della mutazione de’ vocaboli" non è il primo libro di questo genere apparso nella Penisola, né il più esaustivo, ma si colloca esattamente nel filone della polemistica controrivoluzionaria di matrice cristiana. Questo libello vorrebbe denunciare la propaganda imbastita dai liberali dopo la restaurazione fittizia inaugurata dal Congresso di Vienna. Canosa critica coloro che vorrebbero escludere il Cristianesimo dalla vita politica e amministrativa, relegandolo alla dimensione privata per semplice timore di essere additati dagli atei come “oscurantisti”.
Secondo il pamphlettista meridionale, i rivoluzionari desiderano che la parola cristiano sia associata alla “bigotteria”, mentre vogliono che il termine “ateo” diventi sinonimo di saggio. Per giunta i nemici dell’ordine tendono anche a deformare la storia e accostano il medioevo, vale a dire il tempo in cui Dio era al centro della vita dell’uomo, all’oscurantismo: i "Secoli felici […] i maliziosi miscredenti, or barbari chiamano, ora oscuri". C’è da osservare che anche oggi capita spesso di sentire qualcuno utilizzare l’aggettivo “medievale” in senso dispregiativo, ma nella maggior parte dei casi chi parla così lo fa senza riflettere e senza mai essersi realmente interessato alla comprensione del passato.
In nome della "santa laicità" vi è anche chi vuole reinterpretare tutta la letteratura e stravolgere il Vangelo deformandone il significato. Nel libro che abbiamo già citato, Orwell scrisse che
"Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, esisteranno solo nella loro versione in neolingua, vale a dire non semplicemente mutati in qualcosa di diverso, ma trasformati in qualcosa di opposto a ciò che erano prima".
Forse, un giorno, con la perdita delle più basilari conoscenze della Religione Cattolica, i giovani italiani non saranno più in grado di comprendere Dante o altri autori fondamentali che dovrebbero far parte del loro patrimonio culturale. Già oggi, per citare un esempio, possiamo vedere come la figura di San Francesco venga sistematicamente falsificata e deformata, alcuni progressisti lo presentano addirittura come un hippy, un animalista e persino un ecumenista e un "amico dell’Islam", quando in realtà nella Leggenda Maggiore di San Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221 ca.-1274) si legge che il Santo di Assisi partì per convertire i maomettani alla fede in Cristo.
"L’ardore della carità lo spingeva al martirio; sicché ancora una terza volta tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l’effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità […]. Il Soldano aveva emanato un editto crudele: chiunque portasse la testa di un cristiano, avrebbe ricevuto il compenso di un bisante d’oro. Ma Francesco, l’intrepido soldato di Cristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l’impresa, non atterrito dalla paura della morte, ma, anzi, desideroso di affrontarla".
Ovviamente la responsabilità di certe manipolazioni grottesche, che non danneggiano solo i credenti, bensì anche la comprensione stessa dei fondamenti della nostra civiltà classico-cristiana, è da attribuire anche a molti pessimi sacerdoti, i quali, anziché istruire i fedeli, preferiscono ingannarli “riscrivendo” la Bibbia per adattarla a certe idee moderne, che sono tutt’altro che cristiane. Anche davanti alla decadenza generale, purtroppo, diversi individui scelgono di ignorare la realtà delle cose e di minimizzare, perché tanto l’importante è rimanere tranquilli, "il mondo va da sé": ed è proprio contro affermazioni simili che Antonio Capece Minutolo rivolse i suoi severi rimproveri.
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