Sulle tracce di una rosa perduta
- Autore: Andrea di Robilant
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2014
“Era l’inizio dell’estate e nella bassa friulana il granturco cresceva a perdita d’occhio”.
L’autore si trovava a guidare “in un reticolo di provinciali dissestate che si perdevano nel nulla”, quando all’improvviso “apparve un cartello stradale arrugginito” con su scritto Alvisopoli 2 KM. È da qui che parte la narrazione di questo romanzo, da un luogo e da un “mondo che non avevo mai conosciuto, ma che avevo sempre sentito familiare”. Alla fine del Settecento il quadrisnonno di Andrea, Alvise Mocenigo, aveva bonificato una vasta zona di terre paludose che appartenevano alla sua famiglia. Qui “vi aveva costruito una comunità agricola e manifatturiera modello, con case comode per i contadini, una struttura sanitaria, una scuola e un istituto tecnico d’avanguardia, quasi una piccola cittadina, cui volle dare il suo nome: Alvisopoli”. La maggiore espansione la comunità la ebbe durante il periodo napoleonico. Negli anni Trenta del Novecento, il nonno di di Robilant per pagare i suoi debiti, aveva messo tutto in vendita e conseguentemente la tenuta era stata smembrata. Quello che rimaneva al momento della visita di Andrea era un bell’edificio fatiscente e “nella parte posteriore della villa quello che una volta era uno splendido giardino di rose adesso era suddiviso in piccoli orticelli invasi dalle erbacce”. Il dinamico tuttofare Benito che insieme alla moglie Giuditta abitava in un appartamento al pianterreno della villa, aveva condotto Andrea attraverso un sentiero, in un bosco fitto e rigoglioso al cui centro vi era “una piccola radura”, un giardino segreto dove si ergevano alcuni arbusti completamente coperti da splendide rose “dal diametro di cinque o sei centimetri, di un rosa argentato. Il profumo era forte e molto fruttato. Faceva pensare all’odore di lampone e pesca”.
Andrea pur non essendo un esperto aveva intuito che dietro quella rosa antica, elegante, dal colore delicato e dal profumo soave, c’era una storia interessante da scoprire e da raccontare.
Prima di lasciare la casa avita, di Robilant aveva ricevuto da Giuditta una piantina di “rosa moceniga” ansioso di piantarla nel suo giardino veneziano. La pianta aveva attecchito e cresceva rigogliosa “il suo profumo si mescolava con l’aria salmastra della laguna” così come rigogliosa aveva attecchito nella mente dello scrittore, l’idea di capire in quale modo la rosa fosse giunta ad Alvisopoli. Partendo dal diario della quadrisnonna Lucietta Mocenigo, moglie di Alvise, da lei redatto quando viveva a Parigi durante gli ultimi anni dell’impero napoleonico, Andrea aveva scoperto che Lucia aveva preso la pianta di rosa dal celebre vivaista dell’epoca Louis Noisette.
Lucietta dolce vezzeggiativo veneziano, alla quale lo scrittore ha dedicato il bel libro “Lucia nel tempo di Napoleone” (Corbaccio 2008), accompagnato dalla copertina dove appare il ritratto di Lucietta dipinto da Angelika Kauffmann, si era appassionata alle rose grazie all’assidua frequentazione con Josephine Beauharnais (1763-1814). Quest’ultima, dopo il divorzio da Napoleone Bonaparte, aveva stabilito la sua residenza definitiva nel castello di Malmaison, nel cui parco circostante aveva fatto piantare oltre duecento varietà di rose provenienti dalla Persia. Josephine presentò Lucietta a Renè Desfontaine “mitico decano della cattedra di botanica al Jardin des Plantes” dal quale prendeva lezioni di botanica mentre il fornitore di rose della Malmaison Monsieur Du Pont, le insegnava l’arte dell’innesto. All’affascinante e intraprendente Lucietta
“André Thouin, l’amatissimo capo giardiniere, impartiva lezioni private su come mettere le piante a dimora, sulla preparazione di fertilizzanti naturali e sulle tecniche di potatura”.
Lo scrittore, giornalista e storico intraprende un coinvolgente viaggio a ritroso alla ricerca delle origini della “rosa moceniga”, muta testimone di un nobile passato che non c’è più ma che vale assolutamente la pena ripercorrere e conoscere. La lunga e costante ricerca di Andrea di Robilant per scoprire la catalogazione e il vero nome della sua rosa lo porta a incontrare rodologi (studiosi di rose) celebri ed esperti, coltivatori di bellissimi roseti e giardini. La prosa garbata e gentile di di Robilant, con le belle illustrazioni di Nina Fuga, permette al lettore di acculturarsi non solo sulla botanica ma anche di apprendere aneddoti e segreti sulla coltivazione della regina dei fiori.
“Una rosa è una rosa è una rosa” (Gertrude Stein - “Sacred Emily” 1913).
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