

Termush
- Autore: Sven Holm
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2025
Termush di Sven Holm, edito Il Saggiatore nel 2025, è una distopia sottile e inquietante che esplora il concetto di sopravvivenza da un’angolazione insolita: non quella di chi lotta tra le rovine di un mondo distrutto, ma di chi si è preparato per evitarlo.
Ambientato in un lussuoso resort blindato dopo un disastro nucleare, il romanzo è un’indagine tagliente sulla natura umana, sulla paura e sulle disuguaglianze sociali che persistono anche di fronte alla fine della civiltà.
L’idea che ci eravamo fatti del mondo trasformato non era tanto spietata. Ma forse ci sentiamo impotenti anche perché le cose hanno conservato il loro aspetto esteriore, adesso che la catastrofe è avvenuta.
Il Termush è una struttura esclusiva progettata per garantire la sopravvivenza a una ristretta cerchia di facoltosi clienti in caso di catastrofe. Gli ospiti del resort si sono assicurati un posto con largo anticipo, pagando per la certezza di poter vivere al sicuro mentre il mondo esterno, lasciato a se stesso e privo di qualunque aiuto, sprofonda nel caos.
All’interno del resort, tutto è pensato per mantenere l’illusione della normalità: cocktail serviti, stanze confortevoli, musica d’atmosfera - anche se a tratti un po’ inquietante e fastidiosa - e un personale discreto. Tuttavia, fin dalle prime pagine, Holm lascia intravedere crepe in questa facciata di benessere. Il mondo esterno è stato ridotto a un’ombra minacciosa, percepibile solo attraverso gli sguardi inquieti del personale di sicurezza, le notizie sempre più vaghe e altamente censurate e la polvere radioattiva che si deposita sulle statue del giardino.
L’apparente stabilità dell’albergo prende a vacillare quando gruppi di superstiti iniziano ad avvicinarsi al resort, implorando di essere accolti, salvati dal dolore che inevitabilmente li sta affliggendo. A quel punto, la comunità blindata deve affrontare una scelta morale: preservare il proprio isolamento e la propria sicurezza, o aprire le porte a chi ha meno risorse, rischiando il "contagio" e il caos.
Nessuno di noi si aspettava che sarebbe andata in modo tanto indolore.
Uno degli aspetti più inquietanti di Termush è la sua lucidità nell’analizzare le dinamiche del privilegio. Holm non si limita a raccontare una storia di sopravvissuti, ma si interroga su chi ha diritto a sopravvivere e su quali basi viene fatta questa selezione.
I protagonisti del romanzo non sono eroi, né antieroi: sono persone comuni, il cui unico vantaggio è stato poter pagare per la propria salvezza, per un posto nel futuro. La loro etica, inizialmente ancora ancorata ai valori pre-apocalisse, viene lentamente erosa dalla paura e dalla consapevolezza della precarietà della loro condizione.
Più passano i giorni più si fanno pressanti alcune domande cui trovare risposta significa mettere un punto di svolta alla propria condizione: la sopravvivenza è un diritto - e pertanto spendibile anche a favore di coloro che implorano aiuto - oppure è un privilegio che gli abitanti di Termush si sono conquistati grazie al denaro? Lo stato di sicurezza in cui si desidera vivere giustifica l’esclusione e la disumanizzazione degli altri, altri che fino a poco tempo prima erano cittadini con cui si condividevano leggi, oneri e doveri? Sono tutte domande che rendono il romanzo ancora estremamente attuale, seppur in molti casi estremizzate, spingendo il lettore a una riflessione.
Evidentemente era stato deciso di non informare gli ospiti del fatto, ma uno degli addetti alla sicurezza si è lasciato sfuggire la notizia.
Uno dei temi più potenti del romanzo è il ruolo della paura nella gestione del potere. Mentre all’inizio la comunità del Termush sembra unita, con il passare del tempo emergono crepe nel sistema: la direzione del resort inizia a controllare le informazioni, diffondendo solo notizie filtrate per evitare il panico; gli ospiti che manifestano segni di disagio vengono sedati o emarginati, trattati come elementi destabilizzanti; il senso di solidarietà iniziale si trasforma in diffidenza e paranoia, portando a scelte sempre più drastiche.
Holm costruisce così una riflessione sulla manipolazione della paura, mostrando come il desiderio di protezione possa rapidamente trasformarsi in accettazione passiva di misure autoritarie, contro cui un tempo invece ci si sarebbe scagliati con forza e foga.
Non c’erano dubbi. Nessuno poteva più avere dubbi.
La prosa di Sven Holm è asciutta, essenziale, quasi documentaristica. Non ci sono descrizioni prolisse o momenti di azione spettacolare: tutto è filtrato attraverso una narrazione minimalista, che lascia al lettore il compito di cogliere i dettagli inquietanti disseminati lungo il racconto. Tavolta quasi pausata, annegata nel suo essere ritmica al punto da rendere quasi ripetitivo lo scorrere dei giorni. L’effetto è quello di una lenta costruzione dell’angoscia: il lettore, come gli ospiti del Termush, sente il disagio crescere, senza mai poterlo afferrare completamente fino al momento in cui questo diventa innegabile. Questa scelta trasmette un senso di ineluttabilità, come se l’orrore non fosse un evento improvviso, ma il risultato di una serie di piccole decisioni, ciascuna perfettamente logica se considerata da sola, ma devastante nel loro insieme.
Ma per un attimo c’è un silenzio assoluto, non incrociamo gli occhi degli altri e perciò non dobbiamo pensare a noi stessi.
Nonostante sia stato scritto più di cinquant’anni fa, Termush è un romanzo straordinariamente attuale. Il Termush potrebbe essere un simbolo delle comunità chiuse e dei bunker privati, progettati per garantire la sopravvivenza di chi li ha potuti acquistare a prescindere da ciò che accade all’esterno. Ma potrebbe anche rappresentare le città fortificate del futuro, in cui il lusso sarà accessibile solo a chi può permetterselo, mentre il resto del mondo è forzatamente costretto ad affrontare il collasso ambientale.
Holm non offre risposte facili, né condanne esplicite. Piuttosto, lascia che il lettore si immerga in questa realtà e tragga le proprie conclusioni. Ed è proprio questa ambiguità a rendere il romanzo così potente: ci costringe a chiederci cosa faremmo al posto dei suoi protagonisti. Saremmo capaci di sacrificare il nostro comfort per aiutare gli altri? Oppure, come gli ospiti del resort, ci aggrapperemmo disperatamente ai nostri privilegi, giustificando ogni scelta con il diritto alla sicurezza?
Un romanzo distopico che gioca molto con la capacità del proprio autore di essere al centro di una narrazione psicologica, fortemente capace di parlare dell’oggi nonostante siano trascorsi anni dalla sua stesura.

Termush
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Un libro perfetto per...
Termush è la scelta perfetta per chi cerca una lettura che vada oltre l’azione e le catastrofi spettacolari, parlando dei problemi dell’oggi e del domani.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Termush
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