Terra di albori e nebbie
- Autore: Daniele Lotti
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2022
Uno ieratico e gigantesco monaco in Siberia che sembra un Rasputin redivivo, tre terribili cani che gli fanno da compagnia e scorta, un paleontologo italiano in trasferta al gelo con un adolescente per assistente. In più, due epiloghi diversi della storia narrata, per dirla in breve e senza sciogliere il mistero.
Ecco il contenuto sommario del più recente romanzo d’azione di Daniele Lotti, una fantastoria, pubblicata da Ugo Mursia Editore: Terra di albori e di nebbie, collana Ragazzi (marzo 2022, 278 pagine).
Un libro per ragazzi dunque e questo amplifica certe sensazioni a pelle nella lettura, che rimandano agli spazi innevati (e ai cani) di Jack London, ricordano Jules Verne nei richiami alla scienza ed Emilio Salgariin certe fasi avventurose. Per non dire delle ossa animali antichissime che rendono in qualche modo più che coprotagonisti alcuni giganti estinti delle età remote tanto cari all’immaginazione del compianto Michael Crichton e a certa cinematografia hollywoodiana. Questo riferimento alla saga di Jurassic Park non è per niente gratuito, visto che l’intera serie è citata nel romanzo e si lega all’unico ma spiccato interesse di Leonardo, un tredicenne con qualche problema comportamentale - niente di grave - che il prof. Michelangelo Spazzi di Milano ha accettato di seguire in affidamento, per concedergli un’esperienza nel museo utile a motivarlo e dargli una spinta positiva.
Una bella notizia per lei, professore. Sono appena arrivati i reperti dalla Russia. Quattro grossi scatoloni.
Mittente: Bolocanka, Siberia centrale. Spazzi li fa portare nel laboratorio-cella, un locale a bassa temperatura. Valente paleozoologo, profondo conoscitore di animali preistorici, lavora da vent’anni nel centro di ricerca del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Un’estenuante trattativa con i conservatori del patrimonio culturale della Federazione Russa gli ha di recente concesso il prestito di una collezione di reperti fossili venuti alla luce in Siberia, da studiare, ricostruire ed esporre in Italia a lungo termine, con una percentuale degli incassi al Dipartimento della Cultura di Mosca, proprietario della collezione.
Dalla Siberia sono arrivati in particolare recipienti ermetici che contengono gli scheletri di un mammut del Pleistocene (eccezionale), di un felino dalle grandi zanne (uno smilodonte) e di un anfibio di media grandezza.
Un quarto è una sorpresa totale. Un vero rebus. L’etichetta riporta la provenienza dai dintorni del Monastero dell’Attesa, distretto di Berezov, Bassopiano Siberiano Occidentale. Resti di animale predatore rinvenuti nell’agosto 2018.
Dalle ossa del tronco si può calcolare l’appartenenza a un esemplare lungo all’incirca tre metri. Deambulava con l’ausilio dei quattro arti, zampe forti con le dita munite di artigli. Frammenti di pelo fanno propendere per una pelliccia folta e ruvida. Il cranio somiglia a quello di un cervide, sebbene dentatura e mandibole facciano pensare a un carnivoro. Anche le corna ramificate ricordano un cervo, ma le dimensioni risultano decisamente maggiori, oltre due metri.
Impossibile identificare la specie di appartenenza. E se fosse sconosciuta? Prospettiva eccitante per il prof. Spazzi e gran colpo per il Museo milanese poter esporre un esemplare di animale preistorico unico al mondo e primo nel suo genere.
Ma i risultati dall’esame al Carbonio 14 offrono una datazione che raffredda gli entusiasmi paleozoologici e accende il mistero nel romanzo. Ripetuta più volte su campioni diversi, l’analisi delle ossa non lascia spazio a dubbi: l’etichetta indica il 2018, perché questa bestia è morta nel 2018. Non è uno sconosciuto dinosauro o un qualche altro animale estinto, fino a qualche anno fa andava a caccia nella tundra siberiana.
I lettori hanno già osservato una belva feroce e gigantesca che si è avventata, senza avere la meglio, contro l’alto, anziano ma ancora solido padre Acimov e i suoi tre cani spaventosi, nei pressi di un eremo in Siberia.
Per evitare anche la più banale anticipazione, visto che ci muoviamo sul terreno scivoloso del mistery, genere favorito di Daniele Lotti, è bene seguire la traccia segnata dalla redazione Mursia: la scoperta spinge Spazzi in Siberia, con Leonardo, il ragazzo affidatogli dai Servizi Sociali.
Un’appassionante esperienza in una terra estrema:
Dove un monastero custodisce il più grande enigma sul destino dell’umanità. Alla ricerca del misterioso animale insieme a un monaco straordinario e visitando luoghi impressionanti.
L’autore, Daniele Lotti, ha già all’attivo sei romanzi, un racconto e due cataloghi d’arte. Nato a Como nel 1967, è cresciuto a pane e cultura (si fa per dire del pane, non certo della cultura): dal nonno, Betto Lotti, pittore figurativo del primo Novecento fiorentino, ha ereditato la passione per l’arte, dalla nonna insegnante ha sviluppato quella per la letteratura. L’esordio narrativo di Lotti data 2012 ed è Pun Longhand, seguito da Il Bosco di Pietra, poi il primo romanzo per Mursia, Luca può volare, nel 2015.
Con la sorella Lauretta, Daniele ha fondato la “Lotti Art”, azienda che organizza eventi artistici e culturali, realizza progetti editoriali e promuove il patrimonio del nonno artista. Talentuoso a sua volta con la matita, Daniele Lotti commenta il romanzo con disegni al tratto, tra le pagine.
Terra di albori e nebbie
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