Terroni
- Autore: Pino Aprile
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2010
Il libro “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali" scritto da Pino Aprile è una descrizione coraggiosa nonché documentata di quello che gli italiani fecero a se stessi, del perché a 150 anni dall’Unità di Italia la differenza tra Nord e Sud si sia addirittura accentuata, marcando tale disuguaglianza in maniera indelebile. Quanti hanno sempre creduto che questo dipendesse da un fatto puramente geografico dovranno ricredersi, così come dovranno ricredersi coloro che avevano l’errata convinzione che il Sud del nostro paese sia da sempre la parte più povera e arretrata d’Italia. Chi sono stati i veri fautori di questa diversità? Con quanta coscienza hanno perpetrato i propri ideali traendone maggiore profitto? Chi ha reso parte della nostra società così sottomessa e spesso timorosa?
“Terroni” di Pino Aprile analizza il cambiamento sociopolitico di una nazione e che non teme di svelare quelle che sono le realtà scomode, tanto che persino i libri di storia le hanno da sempre taciute.
“La costruzione della minorità del sud con stragi e saccheggi e leggi inique è il più grande affare di sempre per il nord”.
Un linguaggio provocatorio e altamente professionale sviscera in maniera concreta i vari punti di forza di questa “messa in scena”. I Meridionali sono stati definiti per decenni facenti parte di una sottospecie in diversi dibattiti e saggi pubblicati negli anni, a riprova di come il Sud fosse un luogo con un alto indice di inferiorità. Senza fare sensazionalismo, Pino Aprile dichiara come i piemontesi fecero al Sud ciò che i nazisti fecero a Marzabotto, di come nelle rappresaglie si concesse libertà di stupro sulle donne meridionali e poi ancora di come si incarcerarono i meridionali senza accusa e senza condanna, di come l’Italia unificata impose tasse aggiuntive ai meridionali.
Queste e tante altre provocazioni lancia l’autore nei confronti di quelli che, dichiarandosi fratelli, umiliarono e soggiogarono la parte più soleggiata e vivace del nostro stivale.
Credevamo di sapere tutto o quasi sulla storia d’Italia e della sua unità, dei sacrifici e delle problematiche che i nostri connazionali vissero, ma Pino Aprile, ex Direttore di importanti settimanali, ci fa comprendere il contrario. Dopo aver letto “Terroni”, nessuno potrà dire “non lo sapevo”.
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Gent. dott. Aprile,
non ho letto il suo libro, una testimonianza che ci voleva e che gli stessi storici non hanno gradito, ma è come se lo avessi fatto. Al mio esame di maturità, vago ricordo degli anni settanta, corredai la prova di Storia con una tesina sul Brigantaggio, da allora ho coltivato questa mia passione con un impegno sempre più crescente.
Ho ascoltato, qualche sera fa, su radiouno, a Zapping, una breve tavola rotonda di presentazione del suo libro. Mi è sembrato, eccezion fatta per la giornalista della quale non ricordo il nome, che gli altri ospiti, conduttore compreso, fossero alquanto ostili alla sua opera. Si è saputo difendere a meraviglia, confrontandosi con persone che solo apparentemente si sono dichiarate rispettose dei concetti da lei espressi. Pontelandolfo e Casalduni, piccoli centri della mia regione, la Campania, rappresentano solo la punta dell’iceberg delle innumerevoli atrocità commesse dai piemontesi, i cosiddetti liberatori, per non parlare delle migliaia di vittime, donne, vecchi e bambini, colpevoli solo di essere nate al sud.
Sono rimasto nauseato, per come, ancora oggi, si voglia nascondere la verità, anche se le verità che la Storia ci fa conoscere, sono solo di una parte, quelle del vincitore. Detto questo, mi sentirei orgoglioso e felice, se lei accettasse di ricevere, il prossimo novembre, la data è ancora da stabilire, sicuramente una domenica, il premio "OLMO" per la CULTURA, che ormai da qualche anno si svolge a RAVISCANINA, piccolo centro della provincia di CASERTA, quella di quest’anno è la settima edizione, che ha visto come vincitori lo storico Gaetano andrisani, lo scienziato Antonio Malorni e, da ultimo, il filosofo Aldo Masullo.
La fondazione "A. DE SISTO", che cura l’organizzazione del premio, attende con ansia un suo cortese riscontro.
distinti saluti
lelio de sisto
tanto non sarà pubblicato questo commento.
Tutto bello l ho letto. Peccato che e’ edito da piemme gruppo mondadori il cui proprietario e’socio dei lombardi separatisti, il libro praticamente e’milanese.
peccato perchè è pubblicato da Piemme? Che commento stupido
Il commento sull’editore e’ veramente stupido. L’impatto che il libro (contenuto del libro, idiota) sta avendo in Italia e’ di portata devastante. L’editore forse non se ne era accorto qualdo ha deciso di pubblicarlo.
I fatti descritti nel libro Terroni erano ben conosciuti dagli storici meridionali da sempre, perché non se ne parlava ?
Perché Benedetto Croce, Giovanni Verga, Giovanni di Vittorio o Aldo Moro non hanno mai denunciato nulla, né loro né tutti gli altri ?
Perché Pirandello invece di scrivere sei personaggi in cerca di autore, non ha scritto sei meridionali in cerca d’identità ?
Quanti avrebbero comprato il libro Terroni 30-40 anni fa ?
Diciamo la verità il successo del libro è una reazione al leghismo, ma sarà una reazione inutile se continuerà a ripetere sempre 150 anni fa noi eravamo …..
Nel 1945 la Germania era rasa al suolo, praticamente senza una fabbrica in piedi e con la meglio gioventù semi-sterminata, eppure dopo soli 20 anni la Germania aveva ricostruito tutto e produceva a pieno ritmo, piena di immigrati da tutta Europa.
Penso che il Sud debba fare una seria autocritica, altrimenti sarà sconfitto due volte, dai Savoia e dai ricordi troppo … troppo tardivi, risvegliati solo dal timore del federalismo fiscale.
E pensare che nel 1946 fu proprio il Sud a votare in massa per mantenere la Monarchia dei Savoia, mentre il Nord votò per mandarli via dall’Italia !
E’ una prospettiva certamente corretta. Certo è però che sono passati quasi due secoli ed è ora che la gente del sud inizi a pretendere una buona amministrazione e che si metta a lavorare per migliorare la sua condizione.
In tal senso tempo fa su ria 3 hanno intervistato della gente in spiaggia a Napoli su una possibile secessione tra nord e sud. Le risposte sono state "il nord non può staccarsi, abbiamo bisogno di loro".
A qualsiasi latitudine abitiate non potete dire che questo non sia vergognoso.
Non ho letto il libro, ma concordo assolutamente con il commento di "libero". Nient’altro da aggiungere.
Quando a un popolo viene cancellato il passato, non lo si priva semplicemente della sua storia ma gli viene oscurata la via maestra del futuro, impedendogli di fornire il suo prezioso contributo al cammino dell\’umanità.
Pino Aprile con il suo "Terroni", apre una breccia nel muro della vera omertà italiana, quella che ha taciuto per centocinquant’anni la vera storia preunitaria del Sud Italia e la feroce repressione subita dalle proprie popolazioni, per mano di veri e propri carnefici, elevati a eroi da libri di storia scolastici . Quei libri che, ancora oggi piegano la storia a veri e propri "disegni" criminali che hanno voluto e continuano a volere il Sud, sottosviluppato, eliminando uno scomodo concorrente prima e creando un docile cliente poi.
Quello di Pino Aprile non è un lamento è una seria e puntuale accusa a tutti i governi che dall\’Unità ad oggi hanno governato in Italia, di essersi prestati a quel programma secolare che avrebbe portato il Sud dal benessere sempre crescente, favorito dalle monarchie illuminate del ’700 e dell’800, alla condizione di estrema povertà e sottosviluppo di oggi. Il libro percorre questo secolo e mezzo di "minorizzazione scientifica" del Sud. I fatti in esso citati confermano inconfutabilmente, una precisa volontà a ridurlo a "minorità italiana".
Straordinario, il capitolo che P. Aprile dedica ai "Patriarchi", le piante secolari del Sud.
Efficace lo stimolo finale che sprona il Sud a rinascere dalle proprie ceneri riappropriandosi del proprio destino.
"Terroni" è una primizia per chiunque voglia trattarsi bene, nutrendo il proprio intelletto con vero amore, con la semplice verità.
Il paragone con la Germania non calza per niente, la Germania non ha avuto qualcuno che spacciandosi per fratello, l’ha letteralmente rapinata, massacrata e sfruttata all’inverosimile facendole perdere anche la propria identità. Il riferimento ai politici e agli scrittori di fine ’800 non calza per niente, perchè guarda caso erano già passati quasi 50 anni dagli avvenimenti unitari e parecchi, poi, di quei personaggi hanno pensato bene di asservirsi ai nuovi padroni, così come fanno attualmente i politicanti del Sud che si prosternano di fronte ai padroni dei partiti che sono quasi totalmente nelle mani di gente del Nord. Con una manovra lenta ma continua e devastante ora i cosiddetti fratelli ci stanno portando via anche le ultime banche rimaste in mano a noi del Sud, infatti con la Banca per il Mezzogiorno non si vuole ottenere altro che l’accaparramento dei nostri sudatissimi risparmi che sono rimasti dalle nostre parti nelle casse delle Banche di Credito Cooperativo locali, per poi investirli nelle imprese, ovviamente, del Nord. Questa volta però, staremo vigili e attenti. In quanto alla secessione, ben venga, sarebbe un bel banco di prova per i politici del Sud e per la cosiddetta Padania. Vorrei proprio vedere quanto conterebbe in Europa senza l’apporto del Meridione. Comunque, si cerchi di fare attenzione ai termini e alle provocazioni scurrili e volgari che molti rappresentanti della lega nord hanno indirizzato nei nostri confronti, il difetto peggiore del meridionale è l’eccessiva pazienza, quando poi questa finisce non si sa dove si potrebbe andare a parare: La storia dei balcani insegna.
Questo libro fa male! Io lo sconsiglio a chi come me già sapeva q.sa ma "preferiva" non approfondire...
Sono solo a "La Strage" e per due notti mi sono svegliato di botto a riflettere su ciò che accadde a Pontelandolfo e Casalduni. Sconvolgente (in maniera letterale e non per dire) la storia di Gaeta e della scuola intitolata al Carducci!
Fratelli d’Italia!
Sono lacerato, dilaniato, sconcertato da come sia potuto accadere.
Soprattutto mi chiedo perchè; come fu possibile che Francesco II (la cui madre era però una Savoia) non protesse il suo regno, i suoi sudditi, le ricchezze del SUD (Regno delle due Sicilie). Come furono possibili le corruzioni di massa dei generali dell’esercito Bornonico (3.000 soldati si ritirarono inspiegabilmente a Calatafimi quando avevano praticamente quasi rigettato in mare i "Mille", 10.000 si arresero inspiegabilmente in Calabria (al loro comando c’era il generale Landi, che prima fu deposto da Francesco II e poi, ad unificazione ultimata, promosso Generale di corpo d’Armata!)? Temo che il Regno delle Due Sicilie fu svenduto/ceduto dai Borboni per ragioni che ancora oggi non conosciamo (almeno io).
Spero di trovare qualche "risposta" nel prosieguo del libro di Aprile.
La lettura di questo libro mi ha letteralmente sconvolta per le atrocità commesse contro il popolo meridionale e che sono state sempre taciute; ritengo comunque che la verità va sicuramente conosciuta e quindi proporrei la lettura del testo in tutte le scuole superiori di tutta Italia.
sono un terrone che vive da ormai da 25 anni in toscana. Ho letto il libro e io....... non sapevo, ma confrontandomi con amici studiosi e appassionati di storia mi sono accorto che erano abbastanza informati di cosa è successo durante l’invasione garibaldina finanziata dall’Inghilterra. Mi è crollato un mito (l’eroe dei due mondi.....?).
L’aspetto che però mi ha veramente stimolato è cosa può provocare la conoscenza di questi fatti ai meridionali come me. Il desiderio di giustizia?..no, non tanto. Il prendere coscienza che la mia terra è stata un risorsa in Europa, che oggi è la più colpita dalla fuga di cervelli, che nonostante la miseria strutturale e infrastrutturale in cui è stata lasciata abbia oggi non poche eccellenze nei settori più compatibili con lo sviluppo sostenibile.... penso al turismo all’accoglienza ai prodotti delle campagne alle virtuose lavorazioni di cioccolata, tonno, agrumi, formaggi, dolcezze, una natura che resiste ancora (per poco cari conterroni) all’aggressione del cemento, dei rifiuti, delle raffinerie ( che forniscono l’energia ai "superiori/seccessionisti" ) paesaggi ecc.... Questa coscienza mi permette di pensare in modo nuovo. Prima pensavo che le poche risorse prima citate erano un caso, una fortuna, forse una conseguenza di un sud dedito alla goduria. Oggi penso che le eccellenze sono frutto di una storia forte del lavoro dei miei padri che hanno " AMATO " questo Terra. Non potrò più tollerare che mafiosi, camorristi siano i titolari del linguaggio del meridione. Non potrò tollerare lezioni di civiltà dai nordisti/ladroni. Ogni donna, uomo terrone, ovunque nel mondo, deve sentirsi legittimato a recuperare la dignità della propria storia. E poi sono d’accordo poi con Pino Aprile: prima di farci mandare via è meglio andarcene, prima succede e meno dura sarà la risalita. Sarò pronto ad abbandonare i miei agi centrosettentrionali e... rimboccarmi le maniche per il Risorgimento del SUD!
A Natale mi é stato regalato questo libro, perché da qualche mese non faccio altro che lamentarmi sulla condizione di miseria morale e civile in cui é caduto il mio popolo e la mia terra. Sono un terrone che vive a Berlino, nella parte Est della cittá, tanto per non dimenticare il gusto di sentirsi cittadino di serie B anche in Germania, dove sia pur in tono minore esiste una diatriba simile tra i Wessi (vecchi cittadini della Repubblica Federale) e gli Ossi (vecchi cittadini della Repubblica Democratica). Certo i tedeschi dell’Ovest non hanno invaso l’Est (lo evitano semplicemente) e stuprato le donne, né ne hanno saccheggiato le casse (casse di birra forse), ma dal punto di vista economico, ideologico e simbolico si sono innescati gli stessi meccanismi, che a vent’anni dall’unificazione (io la chiamo annessione) hanno prodotto disoccupazione ed emigrazione di massa oltre ad aver lacerato le famiglie e il tessuto sociale del vecchio stato socialista di carbone e cartone. Vi posso dire che i tedeschi dell’Est sono lagnosi e svogliati tanto quanto i meridionali, anche se teoricamente essi sono i vecchi prussiani, quelli che hanno fondato il Reich nel 1871, i Piemontesi di Germania. Questo per dire che Pino Aprile ha tremendamente ragione quando dice che un’operazione politica come quella della creazione dello stato italiano ad opera e vantaggio di una parte minoritaria del paese, condotta con l’appoggio militare di alcune potenze europee e corredata da un impianto ideologico giá collaudato dai tempi della conquista delle Americhe, oltre ad aver sfaldato la societá meridionale ne ha annichilito gli entusiasmi e le velleitá libertarie pre risorgimentali. Resta da capire come mai il prospero Regno di Franceschiello si sia fatto infinocchiare da mille balordi con le camicie rosse. Tradimenti, patti con le mafie locali, corruzione dei vertici degli eserciti. La veritá é che i Borbone come Honecker non seppero leggere la storia. Ricordate quando Gorbaciov disse al dittatore della DDR "chi non sa capire il momento storico é fuori dalla storia"?. Il prezzo caro di queste negligenze le stanno pagando ancora i loro vecchi sudditi. Un appello agli italiani del Sud, se proprio dovete andare via andate all’estero, lí sarete stranieri come gli altri, anzi italiani e non TERRONI.
Gentile dott. Aprile,
sto ancora leggendo il suo libro, non senza difficoltà, che è quella di un meridionale che finalmente sta prendendo coscienza di quello che ci hanno fatto. Volevo semplicemente ringraziarla per avere aperto gli occhi a tutti quanti noi.
Nicola Cintoli.
E’ un libro sconvolgente anche per chi, come me, "sapeva", tramandandosi in famiglia il ricordo di avi che combatterono contro garibaldini e piemontesi.
Sapevo che 900 mercenari bergamaschi, ed un pugno di ungheresi, sbarcarono a Marsala per avviare una conquista sanguinosa, ma l’entità dei massacri (su cui cercherò di documentarmi meglio) lascia senza parole.
Ci indignamo per i pellerossa quando abbiamo ben di peggio a casa nostra.
Sarebbe da ricordare alla "pancia" della Lega Nord che il soffocante abbraccio fra le due "Italie" non fu chiesto dai Napoletani (e con questo intendo tutti i cittadini del Regno).
Preferisco tuttavia ricordare anche a me stesso che chi guidò l’Esercito italiano alla vittoria nell’unica guerra vinta dal nostro Paese, la Grande Guerra (e in cui tutti gli uomini della mia famiglia - meridionali - hanno combattuto) era un generale Napoletano.
Viva l’Italia!
Originario di un paese a 30 km dal Suo, vivo al Nord da 13 anni ormai... ho sempre amato il SUD, non l’ho mai rinnegato ma spesso ero amareggiato dalle sue condizioni pur sapendo che tutto cio’ ha una ragione e qualcuno che vuole che le cose vadano cosi’ giu’ da noi. Sono contento di aver comprato questo libro e spero che molti italiani, sopratutto al nord, si rendano conto di quel che e’ accaduto 150 anni fa’. Anch’io penso che bisognerebbe parificare le condizioni tra nord e sud prima di dividerli. Grazie Dott. APRILE.
il libro di pino aprile è uno dei pilastri che mancava nel commemorere i 150 anni dell’unità d’italia. La verità storica del nostro popolo unito in nazione, è molto importate perchè mette a fuoco,attraverso i fatti reali di cosa realmente è accaduto, negli anni del risorgimento.I fatti raccondati nel libro di aprile devono farci pensare sul sacrificio che persone, senza colpa hanno dato la loro vita. Tutti conosciamo le disuquaglianze che ci sono in questa italia e se il popolo del sud ha sofferto di più, sarebbe opportuno ammeterlo . Personalmente amo la mia nazione italia e considero tutti noi uquali in questo stivale. Il passato storico con i suoi errori, non deve essere falsificato o nascosto e quindi il libro, terroni ,di Aprile dovrebbe essere letto da tutti noi e perdonare chi ha sbagliato enormemente nel fare dello stivale una nazione unita con metodi non democratici. Tutti noi, credo siamo maturi per sentirci italiani senza discriminazioni regionali .
Un contributo importante che, oltre ad aprire la mente su scenari che erano materia soltanto di studiosi, aiuta ad accrescere la certezza che, se un tempo siamo stati molto di più di ciò che oggi siamo, domani potremo ritornare ad esserlo! Quel giorno l’Italia sarà davvero una Grande Nazione!
Grazie,
Antonio, Terrone Italiano DOC.
sono un ragazzo meridionale che lavora al nord da qualche anno, non nascondo che o sofferto molto e soffro ancora a sentir parlare con tanta ignoranza e cattiveria la maggior parte della gente del nord.....
questa mia circostanza mi a creato tante difficolta’ ad ambientarmi nel posto dove per necessita’ mi sono trovato, fino a che un giorno stufo e al punto di vergognarmi quasi di essere meridionale, ho iniziato a indagare sulla storia della mia terra....
ringrazio pino aprile di questo suo libro,lo condivido tutto, e’ credo che solo quando tutti conosceranno veramente la storia del nostro paese a partire dal 1861 ad oggi, forse ci sara’ qualche speranza di cambiamento.
solo con la conoscenza della verita’ i settentrionali potranno abbattere l’ignoranza pregiudiziale nei nostri confronti e iniziare a cambiare con molta coscienza e rispetto,
verso un popolo che ha messo molto piu’ di loro nella nascita della nostra nazione.....(E NELLO SVILUPPO INDUSTRIALE DEL NORD)........
la stessa verita’ ne ha bisogno la gente del sud, per ritrovare quell’identita’ che si e persa, e che da anni si cerca di sotterrare....
conoscendo cosa eravamo, e’ cosa hanno pagato i nostri predecessori, per questa terra forse potra’ scattare qualcosa dentro di noi, che ci puo dare la forza e’ la speranza per provare a ricreare un qualcosa di quel che ci e stato rubato....
credo che bisogna continuare sulla strada di pino aprile, per provare a cambiare qualcosa,perche se la maggior parte degli italiani non sa come e nata l’italia, sara’ impossibile eliminare pregiudizi, discriminazioni, egoismo,ignoranza e razzismo che sono il cancro di questa nazione.....
Credo che l’unica alternativa nel caso si fallisca e’ solo una rivoluzione, a partire da noi meridionali per far nascere un paese che non e mai stato creato......anzi se posso e stato distrutto per abbuffare una parte sola.....
Chiudo dicendo:chi sa se propio per paura di una rivoluzione questa gente che ci governa non ha interesse a rivelare la verita’ e ci riempiono di distrazioni favorendo il diffondersi di tanta ignoranza......per farsi i loro sporchi comodi....................???????????
Non ho ancora finito di leggere questo libro fantastico che mi rende orgoglioso di essere del Sud, la mia terra ricca di bellezze e meta di Turismo ormai impaziente di vivere la nostra fortuna.
Mi domando come sia possibile che nessuno abbia avuto il coraggio di raccontarci queste cose.
Mi domando come sia possibile che noi meridionali distruggiamo la nostra terra.
Mi domando perchè nel XXI secolo non abbiamo ancora imparato a rendere le nostre città migliori di ciò che sono state.
La lettura, molto appasionante, non è facile perchè i numeri sono tanti, così come le citazioni. Non sono uno studioso del settore per questo non mi posso permettere di esprimere giudizi, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli storici.
Il mio percorso sulla conoscenza del risorgimento è partito da poco, da un bel film "Noi crdevamo". Lo vorrei rivedere perchè anche quello non era facile da seguire se non conosci bene gli eventi.
Mi piacerebbe tanto che di questo libro ne fosse fatto un film, solo in questa maniera il messaggio potrà arrivare a tanti. I lettori sono sempre pochi e costituiscono un elitè di volenterosi.
Fatevi avanti produttori, registi e storici.
Oscar
Viva il Sud con il Regno delle Due Sicilie e le Calabrie.
Con vivissimo orgoglio, voglio ringraziarla di quanto scritto in questo Libro di Verità, che a parte tutto, il novanta per cento la disconosce. Ho voluto esprimere la mia senzazione da Suddista, proprio per rimarcare il sentimento di appartenenza, e ribadire, che senza Verità, l’unità non potrà mai esserci, e nel comunicarLe la mia esternazione, sottolineo, che proprio oggi a Uno Mattina, il capo dello stato Napolitano, ha voluto che dal prossimo anno, gli alunni studino l’inno nazionale. Come si può, ancora una volta, imporre dopo la falsa unità, anche l’inno massonico!, e come l’Italia e i Terroni( che è la stessa cosa) possono sentirsi un tutt’uno di questa Nazione!? Sono molti anni, cioè 150, che la menzogna viene reiterata, e continuando con questo insegnamento bugiardo, non si potrà mai unire e far riconoscere i Cittadini di questo stato, negli stessi ideali, facendo si che il bene comune sia difeso e condiviso con "Identità" alla quale un popolo non può rinunciare, perchè propria del suo Essere. Leggerò "TERRONI". Pietro
DIVIDIAMOCI!!!
LA VERITà TI CAMBIA LA VITA
NON POTREMMO MAI PIU ESSERE GLI STESSI
RIPRENDIAMOCI LA LIBERTà.
Sono della provincia di Brindisi e abito a Torino dal 1963, fiera di essere meridionale e molto arrabbiata quando sento quelli del Nord che avanzano una superiorità che io non riconosco assolutamente. Ho letto il libro , l’ho trovato molto- molto interessante e trovo veramente vergognoso che nessuno dei nostri uomini politici, specialmente del Sud, faccia qualcosa per far cambiare le cose. Alla Lega non dovrebbe essere consentito di stare al Governo. Credo che stia scritto nella Costituzione ( non sono i post-fascisti/nazisti?) Un grazie infinito a Pino Aprile per il suo bel libro.
IO SICILIANA....... PER SEMPRE !
Quand’ ero piccola solo i bambini biondi con gli occhi azzurri erano belli, perfino Gesù rispondeva al modello nipponico....e non esistevano ricchi che non fossero biondi e con gli occhi azzurri...e poveri che non fossero neri e sudici: almeno questa idea si era affermata nell’immaginario di noi bambini, grazie ai racconti dei cosiddetti adulti,.....infatti al cattivo uomo nero, vestito di nero , con la barba nera, che più nero era ...più cattivo era, si contrapponeva la candida figura del principe azzurro, dal viso bianco e sempre perfettamente sbarbato, sul suo bel cavallo nero? nooooooo ...."bianco".! con al fianco la Biancaneve di turno: bionda , impeccabilmente bianca e buona.
Poi toccò anche a me crescere....pian pianino.... e sentii parlare di "razze" bellissime (bionde): svedesi al primo posto ......tedeschi subito dopo e questo in netta contrapposizione con "razze" di altri colori che venivano definite con cattivi aggettivi.....che non riesco neanche a scrivere, tanto mi offendono! a ben ricordare, questo non succedeva durante il fascismo, ma molti anni dopo.....E ancora oggi quelle "razze" esistono e altro nn sono che nostri fratelli , spesso ingiustamente discriminati.
Come tutte le famiglie siciliane, anche la mia, aveva dei parenti emigrati nel "Continente" e altri in America....e, guarda caso, quei parenti avevano tutti fatto fortuna.....una gran fortuna...tanto da essere diventati "importanti".....non seppi mai con precisione a cosa si riferissee quel loro essere importanti....ma suppongo si riferisse alla loro migliore condizione economica......infatti quando veniva qualcuno di loro dal Continente, sfoggiando l’accento milanese e le maniere più raffinate, spesso sciorinando le solite frasi del tipo: "ah...li è tutta un’altra cosa...non come qui!.... Li funziona tutto...non come qui!" ....E tutti lo si accoglieva come fosse su un piano superiore a tutti noi...poveri terroni.....perchè era il divario fra quel "lì" e quel "qui" che faceva la grande differenza......che sembrava stabilire una distanza...che, in realtà, non c’era!. Quelli che invece tornavano dall’America, erano ancora più "importanti", perchè regalavano e spendevano dollari a volontà raccontando della loro "Bruccolina", con accento siculo-americano.
E io ne ero affascinata, ma, al contempo, tanto invidiosa, fino al punto da odiarli, pensando che mai avrei potuto essere "importante" come loro, così come mai i miei capelli castani sarebbero diventati biondi, nè i miei occhi neri, azzurri...mai! .mai mi sarei "ripulita" tanto da alleggerire le consonanti del mio linguaggio, mai sarei diventata sufficientemente ricca da meritare il massimo rispetto. Quei mai risuonarono nella mia mente per anni.....come una condanna definitiva. Odiai la Sicilia!
Ne fuggii!
Però, inconsapevolmente, portai dentro di me quella sua natura...quelle ore ed ore trascorse ad osservare le lucertole al sole, le scorazzate per la campagna rincorrendo grilli o acchiappando farfalle, in quel campo di grano, in compagnia di quei monelli,amici, miei coetanei; quelle arrampicate su un albero di gelsi, o di mandorle , o di caccami......e quel sole , quel mio sole caldo , Sentivo che quella tanta bellezza era rimasta imprigionata nell’anima, tanto che tutto il resto intorno a me sebrava piombare nell’ombra...anzi in quella fitta nebbia del nord, anche se mi ostinavo a rinnegarla .
E, all’improvviso, capii che tutti quei miei parenti meritavano si rispetto, ma per le rinunce che avevano dovuto fare andando via, in cerca di fortuna, condannati ad espiare con la peggiore delle pene : la nostalgia cronica, la colpa di essere nati "terroni" , scegliendo l’unica via possibile, per non diventare mafiosi.....e ad un tratto capii, la loro voglia di rivalsa per essere stati costrettti all’esilio forzato! Era tutta invidia quella loro ostentazione di benessere.....niente di più, niente d’altro! .
Amai la mia terra, quando la scoprii . La scoprii quando me ne allontanai e la amai in una maniera passionale, talmente forte, da sentirla indispensabile per la mia stessa sorpavvivenza, come fosse parte integrante di me’...Ma ciò avvenne nel corso di parecchi anni, durante i quali forti sentimenti contrastanti si alternarono, lottando dentro di me .
Poi un giorno mi svegliai e capii che la vera libertà dovevo cercarla dove non l’avevo mai cercata: dentro di me! e vidi che il mio mondo doveva sorgere intorno ad essa, e dovevo essere io a costruirlo con i miei sogni misti ai mii colori . A qualsiasi costo !......
Da quel momento ho vissuto tante vite...ognuna di esse ha lasciato marchi a fuoco ...spenti, ma mai cancellati, in ognuna delle mie cellule. Oggi, sento come un privilegio l’essere siciliana e sento dentro di me che ha vinto la sola forza che ha saputo resistere: quell’ immenso , infiniito, Amore per questa mia Terra disgraziata e fantastica, fatta di forti contrasti; questa terra che è diventata mia dal momento che ho potuto sceglierla e che ho scelto perchè la sua natura somiglia tanto alla mia che non conosce tinte acquarellate....ma colori forti, decisi, ora scomposti dallo scirocco , ora trafitti dai raggi di un sole torrido e prepotente, ora diluiti da onde schiumose e calme del mare, ora frantumati contro il muro dell’indifferenza: Ecco.... quelle tinte occupano tutta la mia anima, si intrecciano giorno per giorno con i miei pensieri e i miei sentimenti ,mi possiedono, mi avvolgono, mi proteggono , mi accarezzano e mi strapazzano, accompagnandomi in ogni attimo della mia vita, nel bene e nel male . Io vivo questa mia Terra, bella e dannata, magica e misteriosa, come il suo nome: Sicilia. in maniera viscerale!...tanto che a volte mi sento persino in colpa, per non avere fatto di più e in debito ,per non avere fatto di meglio per lei.
Quando scrissi questa nota, non avevo ancora letto questo libro, adesso più che mai capisco ciò che il mio dna ha gelosamente conservato. Adesso capisco perchè mi sono sentita ingiustamente discriminata da piccola............
Non ho ancora letto il libro, l’ho acquistato per regalarlo ad un collega piemontese, me ne farò fare un riassunto e poi lo leggerò.
Noto un cosa, la maggior parte dei commenti, se non tutti, sono di persone del sud... (perdonatemi non li ho letti tutti ma questa é l’impresione che ho avuto).
Detto ciò, a me farebbe piacere che il libro possa aprire un dibattito onesto e franco su quanto accaduto senza scadere nella rassegnazione di chi ha subito e che ora chiede il risarcimento o nella rabbia (di genocidi e stupri ne abbiamo di più recenti, ognuno si domandasse quanto li hanno inorriditi.)
Purtroppo é un’utopia in un Paese dove ancora facciamo i conti con la II guerra e con chi aveva ragione e chi no...
Sull’onda revisionista che ha investito il Risorgimento dilaga il vezzo di inneggiare al brigante, in verità sempre in voga dalle nostre parti. In occasione dell’anniversario dell’Unità ci risiamo: nel riferire eventi dalle controverse dinamiche, qualcuno fa scaturire da essi capovolgimenti completi di prospettiva che poi sono presi per buoni da forze di rivendicazione separatista del Sud.
Prendiamo per esempio “Terroni”, dove il giornalista Pino Aprile seleziona le fonti sulla base di ciò che gli occorre per dimostrare la sua tesi e deplora che essa non figuri nei libri di storia : che i piemontesi, mossi da odio etnico nei nostri confronti, pianificarono la conquista territoriale e il saccheggio della nostra “florida economia”. Tralascia particolari rilevanti : che in Basilicata l’intervento dei piemontesi per il ristabilimento dell’ordine fu invocato dai lucani. Aprile confonde gli effetti delle guerre civili con le cause. Se è possibile che esista una verità “altra” rispetto a quella tramandata dai vincitori, egli fa ciò di cui accusa la storiografia ufficiale: scende nell’aneddoto decontestualizzandolo, operazione che gli serve ad accreditare una verità che è a sua volta parziale. Il beneficio che si trarrebbe dalla lettura del libro di Aprile, che risiede nella scoperta che la comprensione degli eventi storici è difficile a causa della loro insita complessità, e che essa è sempre da differire a ulteriore approfondimenti, è poi vanificato se non si riconosce che la sconcertante ambivalenza che interessa le figure del Risorgimento è propria di ogni realtà storica e umana. Risultano inoltre oscure le motivazioni in base alle quali alla celebrazione di Garibaldi dovremmo sostituire quella di Ninco Nanco. Se il Regno delle due Sicilie era questo paradiso in terra, perché i contadini erano così poveri? Sanno i moderni ammiratori dei briganti che furono le rivolte contadine ad affrettare il processo risorgimentale ?
Esse sono precedenti o contemporanee all’avvento di Garibaldi. Come mai? I contadini maturarono la consapevolezza precoce dell’ immutabilità della loro condizione prima ancora di vedere in che cosa poteva consistere il cambiamento? La verità è che il contenuto delle loro rivendicazioni era sociale, non antiunitario. Siccome la classe dei padroni, avverso ai quali i contadini rivolgevano i loro malumori, stava conducendo la battaglia politica contro il re per le libertà civili, essi per opposizione si collegarono alla causa borbonica.
Nelle more del processo unitario i contadini sono sobillati dalla promessa delle terre che fanno i borbonici, la stessa che lo stato unitario tardava ad onorare.
Ma è veramente lo stato in quanto espressione di forze settentrionali e ostili che tarda a mantenere queste promesse? O sono invece i proprietari meridionali che prendono il potere in quello stato e diventano deputati del parlamento, che esitano a proporre la distribuzione dei terreni usurpati, in quanto gli usurpatori sono loro? E quegli stessi che si occuperanno della cosiddetta “questione meridionale” nei loro scritti, addossandone le responsabilità al governo, non erano rappresentanti della borghesia terriera e quindi parte di quel problema di cui furono attenti osservatori?
Alcuni di quei ricchi proprietari, nel timore di perdere privilegi, fecero il doppio gioco: si dichiaravano liberali e poi tramavano contro il nuovo stato facendo leva sul malcontento dei contadini.
Ma se per le rivolte dei contadini diamo per buona una connotazione di lotta classe, possiamo credere che collegandosi ai ricchi lealisti essi avessero fatto la scelta giusta ? Questi ricchi che di nascosto organizzarono i briganti avrebbero accondisceso poi alla soluzione radicale della distribuzione terriera ?
La terra era per i capi briganti, ex galeotti, il mezzo per una riabilitazione sociale. Essi vi aspirarono per accedere ad una condizione nobiliare e di possesso terriero, con gli annessi diritti di censo ancora sopravviventi, non erano culturalmente in grado di attuare una rivoluzione delle strutture socio-economiche.
Aprile poi sposa la tesi che l’arricchimento del Nord, a detrimento della nostra economia, sarebbe il vero motivo del Risorgimento.
Il capitalismo del nord avrà indubbi vantaggi dall’Unità , perché nei secoli a venire troverà un mercato dove smerciare i suoi prodotti, ma nel 1860, in luogo di opportunità economiche, trova un brutta sorpresa : la miseria della popolazione, i salari bassi e la mancanza di un mercato interno. E chi era responsabile di tutto questo se non l’arretrato sistema economico dei Borboni ? Le politiche autarchiche, l’immobilismo sociale, i rapporti agrari di tipo feudale erano precedenti a Garibaldi. Al contrario, al nord, dove hanno più ampia mobilità sociale, i contadini diventano imprenditori, nel giro di qualche generazione capitani di industrie e promuovono il progresso civile e economico di quelle terre. Il meridione, questa “grande potenza economica” , aveva visto sorgere alcune attività industriali di pregio di proprietà del sovrano, protette dai dazi, ma che poi non reggono il confronto con il nord. Quando i dazi vengono aboliti l’industria meridionale soccombe per una legge dell’economia, non per deliberata volontà del governo unitario.
Causa della debolezza del capitalismo meridionale è la borghesia : una casta chiusa che sostituisce la nobiltà nelle sue prerogative . Gli operai e i contadini a causa dei bassi salari non possono permettersi di comprare il necessario, e tanto meno i prodotti industriali, i cui prezzi sono mantenuti alti dal protezionismo. Non possono comprarsi le terre né avrebbero i capitali per farle fruttare.
Nonostante gli economisti nel settecento raccomandassero di smembrare il latifondo per risolvere il problema dell’arretratezza dell’agricoltura, il grosso della proprietà terriera il re Borbone non lo tocca, appartiene alla classe che crea la fragile economia del regno. Questa deferenza, aggiunta al protezionismo, accresce la massa dei poveri e ingrassa la classe di capitalisti. Ma il re si alleva la serpe in seno: coloro che detengono il potere economico ad un certo punto pretendono quello politico, una costituzione e le libertà parlamentari.
Il re torna attraverso il brigantaggio a fomentare i contadini, tenuti in una condizione di povertà estrema per poterli meglio utilizzare contro le mire dei borghesi.
Quando arriva Carlo Pisacane a promuovere l’insurrezione dei poveri e un’ Italia unita e democratica, i contadini affossano la sua impresa al grido di “W Ferdinando”. La santificazione del contadino, consapevole della sua condizione e storicamente pronto ad una rivoluzione, soffocata dal tempestivo intervento della guardia piemontese, quindi, non regge.
Al di là dei giudizi di condanna o di plauso che si possono dare del Risorgimento c’è da ammettere che non c’era una proposta politica più progressista e attuabile nell’ Europa del tempo di quella che rivendicava una costituzione liberale, anche se essa finì per fare da paravento alle esigenze di conservazione dei privilegi. Nessun ribellismo anarcoide, nessuna forma di insubordinazione estemporanea o di assalto ai forni avrebbe potuto sovvertire il regno borbonico, il quale solo formalmente viene abbattuto da Garibaldi, ma in realtà è svuotato dall’interno dai funzionari, i magistrati, burocrati che, di fronte alle minacce contadine, affidano al nuovo re il compito di difendere l’unico diritto che ritenevano sacrosanto: la proprietà privata. Nessuna conquista e usurpazione si consuma unilateralmente, i borghesi meridionali si accodano volontariamente alle sorti del Regno d’Italia. Direi di smetterla di chiamare “colonizzazione piemontese” un caso di autodeterminazione politica del ceto dominante, unico collante e causa del Risorgimento da nord a sud.
Vedere inoltre nel brigantaggio il prototipo di una rivoluzione di tipo sociale è una forzatura, mentre esso fu un episodio di opportunismo politico che sfruttò la miseria dei contadini per rivoltarli contro il nuovo stato, da parte di chi si accorse, fuori tempo massimo, che con l’Unità avrebbe perso dei privilegi.
Le epopee contadine, che ogni tanto fanno capolino nella storia, ad un attento esame si mostrano ancora vicende di manipolazione del debole da parte del potente, tant’è che esse non ebbero mai la forza numerica, perché mancava loro quella ideologica e morale di una vera rivoluzione. È proprio dell’incapacità dei vinti che nella storia approfittano i vincitori. È un dato, non un giudizio. Se è da imputare qualche colpa al Risorgimento è questa: che lo stato unitario nacque per opera di moderati sotto la protezione di una monarchia. Se i contadini avessero appoggiato la parte radicale e democratica del movimento liberale, in luogo di farsi manipolare dai borbonici le cose sarebbero andate diversamente. Proprio i briganti furono di ostacolo a questo connubio: la democrazia prevedeva una fede repubblicana inflessibile, e valori non contrattabili come giustizia e legalità, di cui i briganti erano la negazione. Essi incarnarono piuttosto lo spirito del riottoso ma servile per convenienza, insubordinato ma opportunista, che tenta di farsi spazio col suo rozzo individualismo ma si vende al miglior offerente; caratteristiche sopravvissute in molti lucani; e che sono da combattere, non da emulare.
Uno dei punti deboli del libro è il fatto che praticamente non si parla mai degli altri stati pre-unitari, come se al Nord dell’Abruzzo fossero stati tutti piemontesi ...
Come mai il Centro ed il Nord-Est, occupati ed espropriati come il Sud, hanno invece saputo superare i problemi e dopo il 1860 non hanno avuto scontri di bande di briganti da reprimere con l’esercito ?
Forse il Sud del 1860 non era pronto per fare parte di uno stato costituzionale con economia liberale.
Forse il Sud del 1860 con il suo primato di rapimenti a scopo di estorsione e restituzione a pezzi del rapito se i parenti non pagavano, era profondamente diverso dagli altri stati pre-unitari, dove il reato di rapimento era raro o inesistente.
Da leggere anche "Controstoria dell’Unità d’Italia", RIZZOLI
Racconta più tecnicamente e con una grande quantità di citazioni bibliografiche quello che Pino Aprile racconta in chiave giornalistica:
Come hanno fatto 1000 Garibaldini a sconfiggere 50.000 soldati borbonici?
Chi ha finanziato la spedizione dei mille?
Perchè un Regno florido, ricco e pacifico come il Regno delle Due Sicilie doveva uscire dalla storia e a chi dava fastidio?
Che relazione c’è tra il Canale di Suez e l’unità d’Italia?
Il libro di Pino Aprile mi ha aperto gli occhi ad una parte importante della storia del risorgimento di cui non se ne parla molto. Anche da noi americani la storia ufficiale nasconde molta sporcizia e ingiustizia di cui non se ne parla nelle scuole.
Il libro dell’Aprile è ben documentato e scritto con un’eleganza semplice che getta luce negli angoli scuri della storia del Risorgimento. È un libro importante che tutti dovrebbero leggere per cominciare a capire e riconoscere il male che si è fatto. Bisogna riconoscere i danni per fare ammenda. Anche da noi bisogniamo riconoscere il male che abbiamo fatto alle popolazioni indigene e riconoscere il razzismo che ancora esiste.