Tex Willer. L’immaginario di un eroe popolare
- Autore: Adolfo Fattori
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Avere la meglio sul tempo richiede tempra da eroe. Comporta carattere, spalle larghe, quel tanto di principi e il giusto di ironia che serve a salvarsi la vita. Salvarsi la vita alla Tex Willer. Un ranger italiano dal nome americano: settant’anni (e spiccioli) a setacciare la Frontiera americana, schivare pallottole, scampare a tranelli, ad anni difficili per l’editoria, sparare e tirare cazzotti come un pazzo o un eroe fatto e sputato (appunto).
Settant’anni da archetipo immortale, e non darlo a vedere. Tex rivela caratura mediale solo in apparenza. Tagliato con l’accetta ma capace di porsi come continuativo del melodramma avventuroso salgariano, come dell’epos classico e poi moderno. Molto di più che il solito temerario da fumetto. Piuttosto un semidio inossidabile: dal lontano 1948, della sua creazione (Gian Luigi Bonelli & Aurelio Galleppini) agli attuali anni venti del terzo millennio, per Aquila della notte, sakem dei Navajos, la musica è sempre quella: scorza rocciosa, mira infallibile e la giustizia come solo ideale.
Tex se la gioca coi supereroi di ogni tempo e luogo, se la gioca senza maschera, costume e senza superpoteri. In forza di un cappello a falde larghe, la camicia gialla, colt, fucile e il suo essere super-eroico per statuto: super-forte, super-saggio, super-imbattibile, super-incorruttibile. Il più longevo dei personaggi del fumetto italiano, tra i più noti, tradotti, idolatrati, al mondo.
Il saggio che Adolfo Fattori gli dedica per Cento Autori, Tex Willer. L’immaginario di un eroe popolare (2020), lo inquadra in campo lungo (e poi in controcampi ravvicinati) per esplorarne le ragioni del successo. Ne indaga l’allure (grinta, ironia, antirazzismo, coraggio, senso di giustizia), gli ambienti (l’Ovest-altrove del western classico: distese di foreste, praterie, lande desertiche), i nemici (fuorilegge di ogni risma, indiani ribelli, ma anche maghi – Mefisto in primis -, talvolta persino zombi, vudù e sette segrete), assumendo a ruolo sceneggiature e, soprattutto, la trasversalità dell’immaginario seriale al quale Tex si richiama.
Per rifarci a uno dei passaggi decisivi del saggio (pagg. 101-102):
"Se possiamo definire quella di Rex una saga, o un’epopea, è perché al suo interno ritroviamo rinnovate le radici del mito, quei ‘semi immortali’ di cui scrivono Ballò e Perez nel loro libro sui Miti del cinema. E d’altra parte […] Aquila della Notte nell’essere un eroe dai molti volti – sakem bianco di una tribù indiana, uomo di legge, amico sempre pronto ad accorrere – partecipa della natura del campione eterno, così come lo ha teorizzato Michael Moorcock […] secondo Moorcock i vari protagonisti delle saghe, dei cicli avventurosi, delle scorribande nell’immaginario, gli ‘eroi senza macchia e senza paura’ di tutta la storia della narrativa di avventure non sono altro che l’incarnazione di un unico archetipo, il campione eterno, appunto, che vive nella nostra immaginazione e nei nostri sogni. E, possiamo aggiungere, è matematico che viva nei vari universi narrativi, avventure spesso simili. E’ nella stessa natura della cultura di massa. E Tex partecipa sicuramente della stessa sostanza – quella, per dirla con William Shakespeare e John Houston, di cui son fatti i sogni”.
Questo imprinting mitologico, il fatto di declinare in qualche modo i topoi dell’inconscio collettivo (per dirla stavolta con Jung), ha fatto sì che Tex attraversasse al galoppo storia e contro-storia dalla cultura popolare dal dopoguerra a oggi. Ha contribuito, in altre parole, alla salda presa che i fumetti di Tex hanno avuto sulla fantasia al potere e sulle attese (di svago, di avventura, di riscatto e giustizia) dei lettori che nelle sue storie si sono riconosciuti; seguendolo idealmente fianco a fianco per i sentieri della fantasia e dei western bonelliani che molto assomigliano a quelli omerici di Sergio Leone.
Tex Willer. L’immaginario di un eroe popolare è, in ultima analisi, un saggio agile, ma denso di suggestioni e divagazioni (cinematografiche, letterarie, paraletterarie), comprova che il fumetto, nelle sue espressioni più riuscite, sa essere medium serio, serissimo, anzi di più. Per esempio in Tex Willer, epigono sempiterno del western disegnato, che, per chiudere con le parole di Sergio Brancato, che firma la prefazione al libro:
“ha attraversato con crescente successo questo oceano di Storia e di storie, accompagnando ciclicamente il ricambio generazionale del proprio pubblico, mutando per non essere costretto a tradirsi e traghettando la cultura nazional-popolare del dopoguerra agli approdi imprevisti della società postindustriale”. (pag. 5)
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tex Willer. L’immaginario di un eroe popolare
Lascia il tuo commento