The time is now di David Bidussa

Bidussa con questo libro, "The time is now", raccoglie la voce del ’68 o meglio l’eco di molte voci del periodo storico-politico passato. Il suo punto di partenza è sorprendentemente attuale, con le parole forti di un’adolescente, Emma Gonzàles, una sopravvissuta alla strage nel liceo della Florida in cui il 14 febbraio 2018 sono state uccise diciassette persone.
La Gonzàles chiedeva a gran voce, a volte tremante e con le lacrime agli occhi, all’attuale Presidente degli USA, Donald Trump, quanti soldi avesse ricevuto dalla National Rifle Association, nota organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da fuoco negli Stati Uniti. Con quelle parole, cinquant’anni dopo i ragazzi del ’68, Emma Gonzàles ha voluto riprendersi in mano il futuro.

Bidussa ripropone le parole anche di molti grandi dell’epoca come Martin Luther King, sostenitore della non violenza, per poi riprendere la critica pungente e allo stesso tempo veritiera di Guido Viale su "L’università come strumento di integrazione".
In epilogo la riflessione di Giorgio Gaber, cantautore, commediografo e regista. Un Gaber serio e triste che ammette che, purtroppo, anche quella generazione ha perso, sostenendo nel paragrafo intitolato "La sconfitta di una generazione", tra l’altro che:

quella "nuova razza" di giovani era una boccata di ossigeno, dopo il disgusto. Ora è solo disgusto e ci sono l’urgenza di riafferrare la propria individualità, il bisogno di sentirsi di nuovo in mezzo al deserto.
Qualsiasi forma di aggregazione mi sembra adesso ripetitiva, oppressiva.

E osservandoci oggi, come dargli torto.