Trame tradite
- Autore: Bia Cusumano
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Racconti di donne, un libro tutto al femminile; donne tradite, amate, dimenticate, sofferenti; divise tra amori, passioni, mancanze.
In Trame tradite l’ultimo lavoro di Bia Cusumano, le protagoniste sono donne coraggiose, determinate e anche fragili: sono capaci di guardarsi dentro e in chi sta loro accanto, con occhi che colgono il loro mondo di affetti e di radici, in una ricerca interiore legata alle esperienze del passato e a quelle immaginate e sognate. Un universo femminile che ci coinvolgerà e ci stupirà ancora una volta.
L’autrice, scrive nella prefazione al libro Giusi Sciacca, non è una spettatrice delle vicende narrate, condivide il cammino di ognuna di loro in un percorso che riconduce alla pura essenza dell’anima femminile.
Tante donne insieme tra le pagine di questo bellissimo libro, nel piccolo e incontaminato mondo di memoria e radici, Villa dei Limoni; all’ombra di un albero che rappresenta l’amore di una famiglia, che veglia sulla vita della nostra autrice, sui suoi momenti felici e no. “Il bene fà ciàvuru”, (da calore) se non si vede. Un viaggio tra le donne nella loro Sicilia, terra di scirocco e di mare, “troppo bella per essere lasciata”.
Bia Cusumano è nata e vive a Castelvetrano dove insegna Letteratura italiana e latina alle superiori. È ideatrice e direttore culturale del PalmosaFest, primo Festival di Arte e Letteratura della città di Castelvetrano. Ha esordito con libri di poesie e un libro di narrativa scritto a quattro mani con il filosofo Fabio Gabrielli, Sulla soglia del filo spinato.
Pubblica recensioni e articoli di letteratura su diverse testate giornalistiche e ha vinto nel 2022 il Premio Donna Siciliana per meriti letterari.
Le donne sono casa, mamma, amica, amante e in ogni racconto ci narreranno della vita che le ha tradite, degli inganni, del rifiuto, della malattia che le ha piegate ma non spezzate; del ricordo doloroso del passato perduto, del dolore dell’assenza che si ripresenta; dell’amore che non ha nulla a che vedere con le offese, i ricatti, le fughe. Centoundici gradini avevano diviso il tempo e l’unione tra Giuliana e Riccardo. Il vorrei finito a sola parola senza mai un seguito era stato per Giuliana il leitmotiv con il quale Riccardo aveva prima costruito e poi demolito la loro storia.
Lo sapevi, lo sapevi che ci amavamo da morire.
Il tradimento, una ferita difficile da rimarginare e l’amore, il più delle volte, non ammette replica.
“ Eri la mia Itaca, e l’hai affondata con la stessa facilità con cui hai rinnegato il nostro amore. “
E poi Lina con il suo matrimonio durato sessant’anni. Aveva lavorato come sarta tutta la vita, aiutando suo marito Melchiorre, muratore, a crescere come Dio comanda i loro tre figli; tutti e tre professionisti. I suoi comportamenti e umori per via della malattia erano spesso altalenanti, afasia e disorientamento, e non comprendeva quello che le succedeva intorno. Il giorno successivo al funerale di Melchiorre allungò la mano scarna verso la sedia dell’amato marito, invocando il suo nome. L’amore può andare oltre i confini razionali delle nostre menti, oltre il tempo della malattia e del trascorrere degli anni. E il ricordo della nonna, della penna che aveva tra le sue mani, di quando scriveva al tavolo della cucina, prendeva dei fogli e concepiva frasi.
Forse era una scrittrice, una poetessa o una visionaria.
L’eredità di parole diverranno, per la protagonista del racconto, la sua famiglia:
Scrivere fu come pregare, poi divenne come respirare, poi fu vivere, poi sentirmi amata.
E infine la ladra di vita, colei che con le sembianze di una fedele amica, sarà gelosa della vita, della passione nello scrivere, anche della stessa malattia, che si manifestava tra sbandamenti e vertigini. La peggiore ladra di vita che si potesse incontrare: una patologia. Una malattia invisibile, la fibromialgia, che fiacca la voglia di vivere e costringe a letto, che mina la sensibilità per il fatto di non essere creduta, con il senso di colpa di sentirsi donna a metà.
In questi racconti, scrive Gaetano Savatteri nella postfazione al libro, essere donna non è solo una condizione esistenziale, ma un modo forte e caratterizzante di intendere le relazioni umane, di interpretare i fatti, di accarezzare i sogni e le disillusioni.
Trame tradite è un libro sulle donne, scritto per le donne, di donne che hanno creduto nell’amore, nella famiglia e sono state ingannate, tradite, abbandonate; di donne che sono state eroiche nel riprendere in mano la loro vita e ricominciare di nuovo. Nessuna delle protagoniste si sentirà vittima, sapranno raccogliere i cocci delle proprie esistenze e con coraggio riusciranno a perdonare e ad andare oltre, artefici del proprio destino.
E per questi ritratti femminili di donne capaci di accogliersi e di accogliere, desidero ricordare facendole mie, le parole scritte da Elsa Morante a una sua amica:
A un certo punto dovremmo avere la forza di staccarci dal nostro dolore, guardarlo con odio, e anche con un certo disprezzo e con ironia; non ci si può nutrire di dolore, che è amaro e fa venire la febbre, e a lungo andare fa invecchiare e ci toglie l’amore degli altri e altre cose preziose.
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