Transformer
- Autore: Victor Bockris
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2007
A quasi otto anni dalla sua morte, non è semplice parlare di Lou Reed: un personaggio, un uomo, un artista o meglio, un poeta, un cantore metropolitano, un animale dei bassifondi, in una metropoli che accoglie a braccia aperte chi vuole stare dalla parte selvaggia della strada, non per necessità, per sventura o vicissitudini, ma per scelta.
New York e Lou Reed, un binomio costante, dai Velvet Underground a Song For Drella, erano e saranno per sempre inseparabili. Gli odori, gli scenari, i personaggi ed anche le più recondite visioni, scatenate da chissà quale stupefacente anfetaminico, o forse dalla semplice fantasia interrotta attraverso una scarica elettrica in giovane età, hanno abitato e ancora risiedono in quei luoghi, tra le parole del poeta e il lerciume di un vicolo pieno d’immondizia, dove su qualche muro in mattoni puoi leggere “take no prisoners”.
Questo è lo scenario, lo sfondo, simbolicamente notturno, dove l’orario è sempre tremendamente tardi o tremendamente presto, dove la ricerca di un sentimento semplice passa attraverso le più orrende manifestazioni dell’animo umano, dalla violenza su se stessi all’indifferenza degli altri fino all’esaltazione delle trasgressioni e delle più basse perversioni. Tutto questo per essere libero, veramente libero.
Nonostante tutto, però, la libertà (artistica) termina o è fortemente limitata quando gli artisti, gli autori arrivano loro malgrado ad assumere il ruolo di supporto commerciale e, stretti dalle responsabilità contrattuali, a divenire delle piccole fabbriche umane di prodotti pseudo letterari, un ingranaggio (grande o piccolo che sia) del business globale.
Per Lou Reed, non è stato molto diverso, ma è riuscito a invertire i ruoli e togliersi qualche soddisfazione, imponendo il suo ego trasformista e il suo egoismo opportunista per assorbire come una sanguisuga da tutto e da tutti, tra compromessi e rivincite, architettando a volte, vere e proprie vendette schizofreniche e allucinogene, che lo portarono a partorire “opere” come Metal Machine Music.
Quando all’inizio degli anni ’70, dopo aver preso in prestito almeno un paio di “vite” durante l’esperienza con i Velvet, una nuova vita gli venne offerta su un piatto d’argento dall’amico, compagno, rivale, David Bowie, plasmando e trasformando quella materia residua dell’Exploding Plastic Inevitable, in un nuovo personaggio glam.
Victor Bockris in Transformer (Arcana, 2007), volume che io definirei romanzo-intervista, ripercorre con Lou ancora vivo e vegeto l’intera parabola dell’artista, declinando, attraverso le singole produzioni discografiche, ogni sfumatura della sua vita, dallo spingersi fino all’estremo dell’esistenza, a un passo dalla morte, anzi, dall’autodistruzione, ovvero alla rinascita, in una miracolosa pioggia di valori, verso una disintossicazione mentale, intrisa di lisergiche soluzioni, che lo porterà, dopo la morte di Andy Warhol a una riconsiderazione mistica e spirituale del “fine vita”.
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