Trent’anni diVersi
- Autore: Renato Casolaro
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2015
“Trent’anni diVersi” (Kairòs, 2015) è una raccolta poetica di Renato Casolaro, scrittore e poeta napoletano, nella quale emerge un movimento ritmato, un afflato stilistico calibrato e misurato, che abbraccia spesso toni scherzosi. Un poetizzare armonico e rimato, con giochi di parole e scherzi in versi dai quali emergono sempre riflessioni centrali ed importanti sulla vita del poeta e della sua esperienza.
Gli anni sono suddivisi in capitoli, partendo dagli Anni Ottanta, nei quali emergono i ricordi, attimi di fanciullezza mai definitivamente perduta, memorie ed immagini care. Il cuore del poeta è aperto davanti alla casa paterna - cuore tuo dilatato - colmo di emozioni e ricordi familiari che lo hanno reso l’uomo di oggi. La casa paterna è la culla dei desideri di ieri e di oggi, un covo di calore e affetti, uno ieri che si staglia come armonico protagonista di versi che si incastrano e si susseguono alla ricerca di una dimensione amica che li sappia ricordare e serbare oltre il tempo, verso un’eternità fatta di scompiglio e meraviglia. Ma è proprio in quell’anfratto di nascita e di crescita che si conserva anche il senso di morte come quello della vita.
“Vive in queste dure pareti della vita e della morte”
Il tempo è il concetto principale dell’intera opera, un tempo indissolubile e assoluto, al quale il poeta dedica il suo, di tempo, attraverso l’esaltazione dell’amore e di un dolore metaforizzato con le stagioni. L’inverno che passa è l’arrivo sempre di una nuova primavera. Umanità e cuore, anima e speranza, lo sguardo del poeta è vigile sull’oggi ma pronto a guardarsi indietro perché è il passato che insegna e guida il futuro.
La morte vagheggia una conclusione che non esiste, perché essa viene candidamente superata attraverso la consapevolezza che alla fine il corpo non è nulla e allora
“forse qualche bagliore del mattino tra le persiane di colore incerto mi toglierà lentamente la spina”
Scene reali e vissute, sentite nel profondo attraverso bagliori cittadini, città-paesi come Qualiano, dove i colori s’impastano agli odori, il sole e il fumo distruttore che annienta una campagna non più visibile. La visione poetica è realistica ed immediata nel suo appropriarsi dell’immaginazione, permeata e profonda, conquista pezzi di mondo.
La solitudine e l’inquietudine suonano di malinconia,
“la solitudine cercata è qui… in questo scrivere solingo e schivo”
Il poeta è solo per natura, per consistenza, per esistenza, per il suo stesso incedere attraverso la realtà che lo rende solitariamente triste e non appagato di ciò che non riesce mai a rappresentare forse come vorrebbe. Un senso di straniamento che rende la scrittura nostalgica e meditabonda, aggrappata a quello che fu, con uno sguardo sempre più faticoso verso ciò che ci sarà domani. Il poeta è un naufrago che teme il naufragio e la penna che macchia d’inchiostro la carta è terra non di promessa ma di rifugio per il suo essere inquieto e maldestro.
“Temo il naufragio, e cerco terra inquieto”
Gli attimi scivolano tra semplicità e intensità, con un gusto mistico e visionario, scenico e prelibato, perforando con la forza dei versi anche le maschere più ignobili.
Napoli emerge nel suo fascino misterioso e gotico, tra scale e strade, in un variopinto gioco di musica e di abbandono, attraverso sogni pennellati come fossero momenti miracolosi.
L’antico fascino di sale e scale, di labirinti gotici e di tele non è visibile qui, in questa gelida d’inverno stanza ed in estate fresca
Gli Anni Novanta sono approcci di solitudine e tristezza.
“Non sei più tanto cara, solitudine. Ora tu sei fantasma che rifuggo, ombra troppo palpabile, carezza della mia mano, che non dà sollievo”
Scia di malinconia e di accettazione dell’irrimediabile passare del tempo.
“Ora non basto più a me stesso”
L’amore è un connubio di vento e di tramontana, di accondiscendenza e tormento, segreto e sollievo.
In “Anni Duemila” i versi si oscurano tappandosi di dolori e di infanzia. La “Mater dolorosa” diventa covo di desideri e di angoscia ma è l’amore che torna prepotente ad invadere le narici poetiche. Un amore che non è mai andato molto d’accordo con il poeta che lo canta sempre un po’ in soggezione.
“Amore è una parola che non entra mai bene nella mia lingua”
Il valore della poesia è la danza del donare, una carezza ed un conforto da regalare.
“Dono le poesie a qualcuno in un impeto di sorte per un conforto, per una carezza e solo in qualche istante accetto questa morte”
In “Verso il futuro” ombreggia il timore di un futuro troppo appannato soprattutto per le giovani generazioni e per quei frutti che tardano ad arrivare. La visione è disillusa ma mai priva di speranza e di quella voglia di andare avanti. La chiave però resta sempre una sola: la poesia.
Una poesia che si arricchisce di domande, di interrogativi, di una ricerca costante che permette al poeta, anima del mondo e voce dell’umano, di affondare lo sguardo nel suo pozzo, nel suo abisso per coglierne le profondità, le richieste e le accettazioni.
“È la domanda il sale della vita”
e la poesia intrinseca di oscurità e meraviglia, diventa malattia da cui è impossibile guarire. Una malattia che però ti permette di beffare gli anni domandando, attraverso quel poetizzare illuminante e a volte stanco che raccoglie tutti i segreti del mondo e li rende eterni come la voce di chi li canta.
Trent'anni diVERSI
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