Trilobiti di Breece D’J Pancake

Era il 1971 quando John Denver cantò per la prima volta del West Virginia e della sua voglia di essere riportato a casa ed è proprio “Country roads” la perfetta colonna sonora per la lettura di questi dodici, magnifici, racconti. È nel West Virginia che veniamo catapultati, sulle sue strade polverose, nei suoi boschi popolati di volpi e scoiattoli, nelle miniere e nelle fattorie stremate e spremute fino all’osso come l’umanità che le popola.

Breece D’J Pancake riesce a scrivere soltanto una raccolta di racconti, “Trilobiti” (Isbn, 2010), prima di togliersi la vita nel 1979 a soli ventisei anni. Quel proiettile, in verità, non ha portato via la vita solo ad un giovane ragazzo, ma anche a colui che con il tempo sarebbe potuto diventare uno dei più grandi scrittori americani della seconda metà del Novecento. L’attenzione ai dettagli, il linguaggio preciso e minimale, le storie corpose e potenti e ricche di personaggi indimenticabili sono tutti elementi che l’autore fa convergere in uno dei temi eterni e ossessivi dell’essere umano, ovvero il libero arbitrio. Gli uomini e le donne, gli animali e i luoghi raccontati da Pancake creano mondi difficili da scordare, che lasciano il segno come un graffio profondo.

I protagonisti dei racconti di questa raccolta, come “Cacciatori di volpi” o “Che ne sarà del legno secco?” o “Il primo giorno d’inverno”, lanciano sguardi in risposta ai quali i lettori non possono fare a meno di commuoversi, anche se l’umanità di cui si legge è spesso deplorevole e si macchia di crimini o azioni terribili. Il libero arbitrio è proprio decidere di fare o non fare qualcosa in un dato momento della nostra vita, sembra lasciarci come eredità Pancake fra le pagine, e il suo gesto estremo ne sottolinea l’importanza anche, ormai, a distanza di anni.

“Mi fermo davanti alla stazione dei pullman, guardo dentro le persone e penso a tutti i posti in cui stanno per andare. Ma so che non possono scappare,o bere fino a tirarsene fuori, o morire per liberarsi di tutto. È sempre lì, basta che guardi qualcuno e ti danno un’occhiata come se fossero l’ira di Dio.”