Tutti mi danno del bastardo
- Autore: Nick Hornby
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2013
In un mondo alla ricerca dell’uguaglianza algebrica, la diversità come valore creativo è scomparso e al suo posto è stata piantata una foresta di luoghi comuni.
Prìncipi di falsità sono senza dubbio la politica e la cultura. Per buona sorte all’estero qualcosa di brillante, fuori dalle righe, esiste: qualche autore americano, mentre in Inghilterra brilla Nick Hornby. In Tutti mi danno del bastardo (Guanda, Parma, 2013) si diletta un’altra volta nel racconto breve, dopo È nata una star?.
Charlie ed Elaine hanno un rapporto matrimoniale giunto alla fine e i due si sono separati.
Il problema nasce perché Elaine, una giornalista di successo, ha una rubrica importante sulla quale inizia a scrivere del marito e delle sue notevoli mancanze. In pratica è una sputtanata globalizzata.
La donna racconta con cattiveria, con odio, chiamandolo bastardo, mostrando e accentuando i difetti, tutti veri. Il racconto è in terza persona, ma è il pensiero del marito a dirigere il nostro sentimento.
Appare nudo di fronte alla perfidia. Gli avvenimenti sono reali, è un uomo pieno di difetti, ma neppure la moglie è immune dall’imperfezione e della colpa.
Nel resto del racconto Charlie ha una prima reazione di avvilimento, perché parenti e amici capiscono che si tratta di lui, poi ha un tentativo di replica, conoscendo pure persone sottoposte alla stessa gogna.
Lo scrittore ha una simpatia umana per l’uomo. Esce dal politicamente corretto, non riconosce il ruolo della donna/vittima a tutti i costi. Charlie ha delle colpe, delle bassezze e lo scrittore non le nasconde. Egli è così indolente da sfruttare le accuse come biglietto di presentazione nei confronti delle sue future uscite:
"Helena non avrebbe dovuto scoprire le sue mancanze a poco a poco …" (Pag. 46)
Poi la scoperta di valore metaforico. La moglie ha tanti simpatizzanti e alleati, ma nel marasma della comunicazione comincia a intravedersi uno spiraglio positivo, una speranza; tante persone odiano la moglie per la crudeltà con cui scrive:
"La gente la odiava. Qualcuno la odiava tanto da darle della TR…" (Pag. 59)
La metafora è aperta e chiara.
Il libro è squisito e ha i pregi della scrittura di Nick Hornby: veloce, pungente, controcorrente, anticonformistico. È ironico e il marito ha la dote dell’autoironia. Non si prende sul serio, perciò lo scrittore lo accomuna con tante espressioni figurate:
“… il divorzio non arriva di punto in bianco. Neanche fosse la … la pallottola di un cecchino.” (Pag. 9)
“… lei fosse stata retrocessa per qualche motivo, forse da un’agenzia che gestiva il rating creditizio di Dio …” (Pag. 21)
“Quantitative easing! Ma chi pensava che fosse? Il governatore della Banca d’Inghilterra?” (Pag. 61)
Ci piace leggere sui giornali, vedere in televisione i fatti degli altri, soprattutto quelli sconci, perversi. Ci sentiamo il Dio di Michelangelo con il dito puntato e giudichiamo. Se succedesse il contrario, ossia leggere perfino i nostri piccoli e banali segreti, ci farebbe sentire senza difese, persi e pronti alla resa incondizionata.
Il peccato del libro è la sua dimensione. Ci sarebbe il materiale per un corposo libro complesso e divertente ed è un peccato racchiudere in solo 65 pagine scritte con carattere 24.
Tutti mi danno del bastardo
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