Tutto è Grazia. L’ultima intervista con Domenico Budaci di Adriana Zarri

Adriana Zarri è un nome conosciuto, non solo perché era una giornalista, teologa e scrittrice, ma perché passava spesso nei momenti cruciali, in televisione, da Michele Santoro a Costanzo, a difendere la Chiesa Cattolica anche quando era indifendibile per scelte morali o meramente economiche. Visse fino a novantuno anni, non volendo essere vestita di nero o di bianco al trapasso. Era una donna straordinaria, per chi scrive, un faro nella notte. Era contradditoria e da ultimo le persone che venivano a trovarla si accontentavano soltanto a guardare le finestre. Era un’emiliana dalla testa dura, anticonformista fino alle fine e lucida. Questa nuova riedizione è piena di nomi, di intellettuali e di giornalisti e quindi il titolo di questo libro è Tutto è Grazia. L’ultima intervista di Domenico Budaci (Compagnia editoriale Aliberti, 2023, prefazione di Tiziano Fratus). Le sue parole erano come piccole "zanzare", mentre le domande di Budaci sono piuttosto lunghe, perché riporta sempre la fonte di chi parlava con lei. E poi l’affetto se lo era meritato perché con altri tre uomini l’autore verniciò la casa nel periodo in cui la Zarri abitava al Castello di Albiano D’Ivrea.

La prima domanda è perché le piaceva essere chiamata "monaco", ma la teologa non tentenna e dice che c’è la questione della laicità che non si capisce quando finisce e quando comincia e poi “monaco” significa dare la prevalenza al sacro, alla vita contemplativa, e poi anche perché le preghiere sono "poesie religiose" facendo capire quanto la poesia laica la intrigasse. Lei stessa invogliava a leggere anche poesia non necessariamente religiosa, anzi, perché è affine con la preghiera, hanno qualcosa in comune.
Le domande si fanno incalzanti. Come chiedere se la Zarri ha pregato molto. Ma la teologa ci lascia a bocca aperta quando replica che che non l’ha proprio scelto pregare e che ancora non sa perché lo faccia. E in ogni caso pregare non significa fare domande affinché succeda qualcosa di positivo per forza e l’intervistata vede il regno di Dio nelle preghiere non esaudite. E in ogni caso bisognerebbe non chiedere niente, soprattutto una vincita al lotto o un’eredità, perché il denaro ha qualcosa di "diabolico".

Invece sul credere in Dio Adriana Zarri scrive:

Credere in Dio è allora dire che la vita esiste, che essa è più grande della piccola esistenza che sperimentiamo nel quotidiano. A questa consapevolezza corrisponde un atteggiamento di ascolto, di accoglienza, di interiorizzazione.

Credere in Dio significa che la nostra vita è ricchissima, perché abita in noi l’essenza vitale della speranza, quella di cui si parla meno tra le tre virtù teologali, insieme a fede e carità. Abbiamo perso la capacità di vedere, abbiamo conservato la capacità di guardare ovunque, la strada che ci porta verso casa, le abitudini familiari, che non sono parlarsi addosso per finire di mangiare e andare verso il computer ma la pratica del silenzio, di abitare in noi stessi senza rumori esterni.

Ma le domande di Budaci non sono solo ribadire la grandezza di Dio che si è fatto uomo col nome di Gesù, ma si fanno anche impertinenti: per esempio, come può la Chiesa Cattolica essere così ricca, al punto da aver avuto bisogno di una sua banca, e poi gli abusi del potere, gli abusi sessuali e del mercimonio.
La teologa "monaco" riconosce che i paramenti sacri sono uno sfoggio che non tiene conto della povertà di San Francesco. Più aumentano gli abitanti sulla terra, maggiore è la disparità tra il Vaticano e i fedeli.
Adriana Zarri spera, un passo alla volta, di ritrovare il senso della carità per Gesù che si fece uomo nella povertà più assoluta. Trovare e scardinare il privilegio della Chiesa è qualcosa da fare subito, al più presto, affinché i credenti non siano solo un’etichetta, ma spendere del tempo per aiutare quelli che non hanno nulla, riprendere a praticare l’umiltà, il silenzio, il servizio per la comunità affinché le disparità non siano così evidenti e il volontariato possa dare sostanza alle parole del Vangelo.