Tutto è sempre perfetto! L’arte di accogliere la vita come viene di François Lemay

È fresco di stampa, in italiano, il bel saggio del canadese François Lemay, operatore olistico, Tutto è sempre perfetto! (Edizioni Amrita, pp. 200, maggio 2024), con il sottotitolo L’arte di accogliere la vita come viene. Il libro è diventato un bestseller internazionale.
Da notare il punto esclamativo che sottolinea il potere affermativo positivo dell’avventura esistenziale. La forza morale nasce dalla meditazione, qui specialmente Vipassana, termine sanscrito inaugurato da Buddha millenni fa, il cui significato si traduce in “visione profonda”. La tecnica unisce l’osservazione del corpo e della mente e trova in quest’ultima la causa del mondo fisico.
A prima vista il dolore e gli ostacoli incontrati nel percorso quotidiano appaiono come nemici; fra questi i più drammatici sono la perdita di una persona cara, del lavoro, l’insorgere di una malattia invalidante. Invece, con sguardo retrospettivo, diventiamo consapevoli che tutto ciò è stato ed è il nostro vero maestro: insegna quale sia il valore individuale, quali le possibilità psicofisiche nascoste ancora da realizzare.
Ed ecco l’affermazione, il nocciolo tematico del libro:

L’imperfezione è perfezione

ossimoro avvalorato dall’esperienza. Solo ciò che manca diventa stimolo, desiderio alato che spinge in alto (vedi Platone nel Simposio) verso il Bene.
Lo stesso concetto viene espresso nelle Beatitudini evangeliche, magnificate da Cristo nel “Discorso della Montagna” (Mt 5, 1-16).
L’identico significato aveva l’usanza degli indiani Navajo, che lasciavano una minima imperfezione voluta nei loro tappeti.
Un grande predecessore di Lemay, Voltaire, nel Candido giunge alla stessa conclusione quando afferma che:

Il meglio è nemico del bene

Poiché la smania di volere tutto e subito e di raggiungere la perfezione ipotetica, non porta al risultato voluto.
La tecnica dei piccoli passi, dell’accettare le imperfezioni, da trascendere via via, sono consigliate alla fine di ogni capitolo, corredato da semplici esercizi di resistenza.
Prendere la vita come viene non è passività, ma sano realismo, qualità psichica.
Il libro è divulgativo, ma non certo banale. L’autore usa un tono a tratti ironico, quasi pirandelliano, compassionevole.
Nelle parole e nei fatti narrati si percepisce un sorriso complice verso gli errori, non approvati ma compresi, inglobati come tappe necessarie per ciascuno nel cammino di crescita e auto perfezionamento.