Tutto quello che amo in questa vita al contrario di Joshua Mohr

Personaggio maschile dal nome di donna, Rhonda è un disadattato trentenne alle prese con i ricordi di un’infanzia che non è stata delle migliori. Il romanzo è un continuo salto temporale tra presente e passato, condito in una salsa di cliché ben riconoscibili nel genere che vanno dal fidanzato violento di una madre assente ai loschi individui di bar malfamati. Uno spaccato di bukowskiana memoria, che nel bene o nel male lascia il segno, considerando che l’autore del libro, Joshua Mohr, è agli esordi della sua carriera letteraria.
Come da copione, il linguaggio è duro, di quelli che ti rimbombano in testa, e l’ambientazione sudicia da sentirne il fetore. La bravura dell’autore sta nell’aver inserito il tutto in una magica cornice metropolitana, dove le strade dei sobborghi di San Francisco nascondono passaggi segreti che conducono a dimensioni parallele. Gli stessi personaggi che riempono la vita di Rhonda assumono a tratti connotati da favola, primo fra tutti il vitreo psicologo che cura il disturbo da depersonalizzazione di cui è affetto il protagonista, e che, appunto, sembra vestire i panni di una specie di fata Turchina al maschile.

Il romanzo è un doppio ritratto di un giovane uomo che cerca il proprio posto nel mondo per buttarsi alle spalle il passato. Per necessità un po’ delinquente e un po’ supereroe, è capace di salvare prostitute in pericolo e allo stesso tempo di ammazzare un uomo. Al suo disperato bisogno d’amore risponde lottando contro gli altri e contro se stesso, un se stesso che non è altro che il Rhonda bambino che non è riuscito a crescere. In "Tutto quello che amo in questa vita al contrario" bene e male si confondono, si travestono, il confine tra giusto e sbagliato si fa meno netto, come quello tra sogno e realtà.

- Joshua Mohr, classe 1976, fa l’insegnante in una casa famiglia di San Francisco ed è pronto a pubblicare il suo secondo romanzo Termite Parade.

In tre righe: Magicamente crudo.

- Elliot edizioni- pag. 228- Euro 16,50- 2010

di Erica Gasaro