Tutto quello che non doveva succedere
- Autore: Andrea Cardoni
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2024
Andrea Cardoni, romano, scrittore e autore di contenuti per podcast, radio e tv, con Tutto quello che non doveva succedere (Sportplus Fandango, 2024) vuole raccontare, a quarant’anni di distanza, i quattordici giorni (dal 30 maggio al 13 giugno 1984) in cui Roma fu la città del silenzio, tramortita da due eventi: la sconfitta dei giallorossi contro il Liverpool nella finale di Coppa Campioni e il funerale di Enrico Berlinguer, lo storico Segretario del Pci.
Andrea Cardoni nel 1984 aveva tre anni e di quei giorni ha solo ricordi poco nitidi, così lascia che a narrarli siano le persone alle quali i due avvenimenti segnarono, almeno in parte, la vita. Il libro è quindi tutto un succedersi di testimonianze cariche di sentimenti ed emozioni, ben espresse in un romano colorato che in certi tratti può permettersi di eludere le regole della punteggiatura. Emergono in questo modo, negli aspetti più personali, i ricordi di chi era allo stadio Olimpico la sera della finale di Coppa Campioni e di chi era in piazza San Giovanni, in mezzo ad un milione di persone, per l’ultimo saluto ad Enrico Berlinguer. Sono comunque riportati anche documenti ufficiali come il tabellino di quel Roma - Liverpool, i bollettini dell’Ospedale di Padova dove Berlinguer era ricoverato e il telegramma di condoglianze rilasciato poi da Dino Viola, il presidente dell’AS Roma.
Per il popolo della Roma la partita contro il Liverpool, da giocare nel proprio stadio gremito, doveva per forza rappresentare il coronamento di una cavalcata straordinaria: nel maggio del 1983 la compagine allenata dal barone Nils Liedholm era riuscita a conquistare uno scudetto che mancava da ben quarantuno anni. La squadra era trascinata da campioni come Paulo Roberto Falcão, Bruno Conti e Roberto Pruzzo, e aveva in Agostino Di Bartolomei un capitano umile e silenzioso. La sera della finale erano già state stampate le bandiere con la scritta “ROMA CAMPIONE D’EUROPA” ma i giallorossi, schiacciati dalla tensione per un appuntamento irripetibile, furono fermati sull’1-1 dai Reds, per poi perdere l’incontro ai calci di rigore, nonostante a sbagliare per primi dagli undici metri fossero stati gli inglesi. Finì così nel modo più triste il ciclo di una squadra indimenticabile.
Per il popolo del Pci Enrico Berlinguer non era solamente un leader politico che da molti anni stava guidando e rinnovando il partito comunista più grande dell’Occidente, fino a portarlo a rappresentare un terzo degli elettori. Berlinguer era visto soprattutto come una persona umile e onesta, capace con la sua semplicità di trasmettere grandi valori. Esemplare in tal senso era la sua dedizione alla causa: in condizioni di salute ormai compromesse il 7 giugno 1984 a Padova tenne il suo ultimo comizio per le elezioni europee che dieci giorni più tardi vedranno, per la prima e unica volta, il Pci risultare primo partito del Paese. D’altronde il motto era “VOTATE IL PARTITO DI BERLINGUER”.
Dai ricordi emerge molto bene che per chi era romanista e di sinistra quei quattordici giorni del 1984 rappresentarono un lutto difficile da elaborare, anche con il passare del tempo.
“Abbiamo visto la Roma campione d’Europa per cinquantacinque secondi e il Pci primo partito per un mese. Altri non ce l’hanno mai avuta sta roba e mai ce l’avranno”. Come recitava uno striscione apparso alcuni mesi dopo in curva Sud “Certe illusioni, c’è chi le vive e c’è chi le sogna”.
Tutto quello che non doveva succedere
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