Uccisa dal web. Tiziana Cantone
- Autore: Luca Ribustini, Romina Farace
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Quel video non doveva girare, anzi, non avrebbe dovuto essere girato. Tiziana Cantone non si è uccisa quasi tre anni fa, è stata uccisa. L’ha soffocata il cinico chiacchiericcio sui social di persone che non la conoscevano nemmeno lontanamente, non sapevano niente del suo carattere, ma si sono avventate in modo becero su di lei, hanno violentato mille e mille volte la sua sensibilità su You Tube, WhatsApp, Facebook, prima che la ragazza napoletana si soffocasse con un foulard, il 13 settembre 2016.
Si è trattato di un “femminicidio social”, istigato dalla rete virtuale, ma diventato tremendamente reale. “Uccisa dal web”, è il titolo efficace del libro in cui la mamma ha voluto offrire una testimonianza sulla vera Tiziana, raccontare la vicenda, indicare ulteriori elementi di prova da considerare. Un documento che fa riflettere, pubblicato nei primi del 2019 dall’Editoriale Jouvence di Sesto San Giovanni (116 pagine, 12 euro), a cura di Luca Ribustini e Romina Farace.
Dignità e verità per Tiziana Cantone: la signora Maria Teresa Giglio ha il diritto di chiederlo, per mondare la memoria della figlia dal mare di fango rovesciatole addosso da anni di narrazione distorta, irrispettosa, volgare. Ed anche qualche testata giornalistica ha la responsabilità di un vilipendio della memoria, dopo quello di una persona.
La mamma ha affidato la sua ricostruzione a due specialisti. Ribustini, giornalista d’inchiesta su temi sociali e culturali, è documentarista, autore di reportage di guerra e segue come responsabile della comunicazione progetti di reinserimento sociale dei minori. L’avvocato Romina Farace, cosentina, vicepresidente dell’associazione onlus “Tiziana Cantone per le altre”, si interessa di violenza sulle donne e violenza in genere, cyberbullismo e pornografia non consensuale.
Trentuno anni, una ragazza fragile come una bambola preziosa. Facilmente influenzabile. Abbandonata dal padre appena nata, aveva un rapporto difficile col cibo, alternava momenti in cui credeva nella sua indubbia bellezza a momenti in cui non si piaceva. Era soggetta a sbalzi d’umore, si esaltava facilmente e con la stessa facilità cadeva nella disperazione.
Era innamorata di un uomo più grande di lei. Sognava il matrimonio, ne parlava continuamente. Nella primavera del 2014 la presentazione alla mamma.
Maria Teresa non ricava una buona impressione. Il quarantenne si mostra freddo, distaccato. Parlantina ipnotica, ma senza argomenti e con una forte inflessione dialettale (la signora non accenna mai al nome, sempre “Lui” con la “L” maiuscola). Occhi insinceri con i quali sembrava mantenere costantemente il controllo su Tiziana. Non c’è niente che lei possa fare in libertà, senza chiedere il consenso, rivolgendogli uno sguardo triste. A fine agosto vanno a convivere, ma non sembra felice.
A maggio del 2015, i primi segnali del dramma. Si presentano a casa Giglio insieme - Lui non ci andava mai – e le dicono che su internet sta girando un video hard col volto di Tiziana, ma è solo un banale fotomontaggio, hanno già messo in mezzo un legale e un informatico.
Ma quel video non soltanto circolava, era diventato virale, aveva una diffusione straordinaria e i commenti sulla ragazza ripresa in primo piano erano quanto di più feroce e avvilente si potesse immaginare.
Secondo le accuse della mamma, l’artefice della prima diffusione era stato Lui, anche se Tiziana aveva collaborato. È stato un errore, un altro dopo quello di aver amato l’uomo di cui era diventata succube. Ma uno sbaglio si paga con la vita?
Manipolata, plagiata, coinvolta nel “gioco” dello scambismo, la ragazza si era ritrovata esposta ad una gogna mediatica inarrestabile per quei fotogrammi e per la rivelazione cronistica della sua identità. Non è stato possibile cancellare quella “vergogna”, non c’è oblio nei social e questo non le ha tolto solo la voglia di vivere, le ha dato la dolorosa convinzione di non poter più vivere.
Tuttora i disinformati e i “malamente” d’accatto che popolano il web si sentono in diritto di continuare a rivolgerle epiteti irripetibili e non risparmiano nemmeno la madre, una donna che se si è sovraesposta lo ha fatto per difendere la figlia che non c’è più e per affermare la verità.
Nel libro-inchiesta, denuncia che intorno a Tiziana vive un mondo sessista, feroce, volgare, “in cui la donna è l’oggetto inanimato delle proprie performance falliche, apostrofata senza rispetto”. La speranza della madre è che le indagini vengano riaperte, che le logiche maschiliste arretrino una buona volta, insieme al moralismo ipocrita e fuorviante, perché sia fatta piena luce sulla storia di una giovane usata senza scrupoli, da chi l’ha fatta oggetto del proprio “gioco”. Le sue antiche angosce la rendevano facilmente manipolabile e pericolosamente dipendente da qualunque uomo.
A Tiziana, tutti noi dobbiamo restituire la bellezza, unica, mediterranea, partenopea, che le abbiamo sottratto, perché carnefici o anche solo spettatori indifferenti del suo linciaggio. Nessuno può ritenersi innocente, l’abbiamo tutti sporcata, anche solo per trascuratezza, per superficialità.
Uccisa dal web: Tiziana Cantone. La vera storia di un femminicidio social. Dalla testimonianza diretta di Maria Teresa Giglio
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