Un altro da uccidere
- Autore: Federico Axat
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2016
Anonima suicidi: è la trovata geniale di Federico Axat, alla base del giallo che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo: “Un altro da uccidere”, edito in Italia da Longanesi, nell’agosto 2016 (pp. 430, euro 16,90). Dopotutto, con Federico Axat si esce dal cliché degli scrittori di thriller nordamericani. È argentino, nato a La Plata, Buenos Aires e l’originalità esotica dell’ispirazione si avverte eccome in questo action. Si ritrova un po’ dappertutto nelle pagine, sebbene le vicende siano pur sempre ambientate negli Stati Uniti, terra d’elezione dei polizieschi d’ogni tempo.
Un’agenzia che si occupa di omicidi e suicidi, ecco l’intuizione a sorpresa del romanzo di Federico Axat. Un’organizzazione che ha messo su un meccanismo a catena, capace di fare incontrare candidati al suicidio. Piuttosto che uccidersi da soli, uccideranno e solo dopo verranno uccisi a loro volta, ma da altri, raggiungendo così il risultato finale cercato dall’inizio, ma senza lasciare ai familiari il macigno psicologico di un gesto suicida.
Ad esempio, quello di un padre che si toglie la vita, come stava facendo Ted McKay quando è stato distolto da Justin Lynch. Il primo è il numero uno, il vero motore del romanzo.
Un momento, però. È il caso, a questo punto, di aggiungere cinque caratteri di stampa – una P, una S, una I, una C, una O - al genere di questo titolo. Infatti, si tratta esattamente di uno psico-thriller, un originale giallo a motivazione psicologica.
E attenti a Federico Axat, perché con uno scrittore creativo come lui non si è mai al sicuro dai capovolgimenti. Ne ha sempre pronto un altro, a rovesciare qualsiasi certezza che il lettore creda di avere acquisito.
Dunque, Ted, imprenditore di successo, una moglie giovane e bella, due bambine che lo amano, è seduto nel suo studio con una calibro 9 a pochi centimetri dalla testa, pronto a suicidarsi come sta pianificando accuratamente da due settimane. Lynch, un bel giovane ordinato, bussa insistentemente, lo distoglie, ottiene di farsi aprire e gli offre “la sua ultima via d’uscita”, dice.
Rivela allo stupefatto McKay di sapere tutto di lui e delle sue intenzioni, perché la sua organizzazione ha molte informazioni, aggiunge. Mostra all’aspirante suicida una serie di cartelline e lo convince ad agire per questa agenzia, che mette in contatto persone. Propone a Ted di uccidere un delinquente, Blaine, che pur avendo accoltellato brutalmente la fidanzata, l’ha fatta franca in tribunale. Poi dovrà eliminare un altro imprenditore, Wendell, non perché sia un delinquente, ma perché stava per togliersi la vita, turbato però dalla consapevolezza del dolore che avrebbe provocato alle persone care. L’accordo è questo: Ted ucciderà Blaine, la famiglia di Amanda avrà giustizia e l’agenzia lo renderà parte di una catena in cui Wendell sta aspettando che si presenti l’anello successivo ad eliminarlo, come McKay farà in seguito.
Più facile da realizzare che da spiegare, ma si comprende bene quale sia la differenza, per i familiari, tra il sapere che uno sconosciuto è entrato in casa e ha sparato al congiunto e lo scoprire con sgomento che questi si è suicidato.
“Gli si presenta la possibilità dì essere ucciso, di essere ricordato come una vittima del destino. Pensi a quanto sarebbe più semplice per le sue figlie superare una cosa del genere”.
E Ted agisce, la sua Browning 9 mm è implacabile, nel frattempo si apprende di più su di lui. È un appassionato di scacchi, un campione. Ha scoperto da poco di essere affetto da un tumore, difficilmente asportabile. È in cura da una psicoterapeuta, che lo aiuta ad affrontare il peso della malattia. È oppresso da un incubo ricorrente, anche ad occhi aperti: viene perseguitato da un animaletto selvatico, un opossum. E non ha ucciso Blaine o almeno non il delinquente che gli avevano descritto.
Ecco un altro dei colpi di scena dispensati dallo scrittore argentino.
Anche su Wendell hanno omesso tante informazioni importanti. Un infuriato Ted raggiunge Lynch. È un avvocato. Irrompe nel suo studio legale e lo aspetta. Dallo schedario esce un opossum.
Fine della prima parte, delle quattro più un epilogo che compongono “Un altro da uccidere”.
La seconda comincia esattamente come la prima:
“Ted McKay stava per spararsi un colpo alla tempia quando il campanello di casa prese a suonare con insistenza. Aspettò. Non poteva premere il grilletto, se c’era qualcuno fuori”.
E tutto riparte.
Non finiscono qui le sorprese. La mente è un labirinto e qualcuno può restarvi prigioniero. Non certo i lettori, che potranno gustare intrecci costruiti intelligentemente e per niente contorti.
Se poi pensate che questa recensione abbia rivelato troppo, rovinando le sorprese, niente di più sbagliato. Si è parlato del contenuto di appena 88 pagine, su un totale di oltre 420.
Un altro da uccidere
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un altro da uccidere
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