Un angelo che torna di Danielle Steel

In Un angelo che torna (Sperling & Kupfer, 2013, trad. G.M. Griffini) la scrittrice bestseller Danielle Steel ci narra del rapporto speciale, dell’amore assoluto che lega una madre a suo figlio, anche quando un terribile incidente li separa per sempre.

Impossibile. O forse no?
Diciassette anni.
L’età più bella, più spensierata. E, inutile dirlo, più problematica.
Puoi fare quasi tutto, hai tutta l’energia ma non sai ancora niente, del mondo.
E Johnny non lo saprà mai, perché a diciassette anni la sua vita deciderà di dire “basta”, spezzandosi come un ramo piegato dalla tempesta.
Ora Johnny è solo un ricordo nella mente di tanti e nel cuore di sua madre.
Johnny era un bravo ragazzo, la gioia della madre Alice, della fidanzata Becky. La famiglia e gli amici lo adoravano.
Eppure il destino ha deciso così.
Sua madre si ammala, annientata dal dolore.
In ospedale, una notte, sogna il figlio.
Non è un evento così raro, anzi. Capita a molti, per non dire a tutti.
Eppure per lei è qualcosa di più.
Non si tratta di un semplice sogno.
Lei lo vede davvero, lo sente.
E farà tutto ciò che lui le chiederà.
Perché una Madre fa sempre tutto, per l’amore di suo figlio…

Danielle Steel ci parla d’amore.
Come sempre, verrebbe da dire.
Questa volta però non si tratta dell’amore passionale tra due persone che si concedono anima e corpo, bensì dell’amore di una madre per il figlio.
L’amore più grande.
Una tragedia che sembra aver cambiato inesorabilmente le giornate della famiglia e della protagonista.
Poi, però, ecco che qualcosa accade.
Una storia reale e magica, decidete voi in che modo vedere la cosa.
Pagine dedicate a chi ama lo stile della Steel, ma anche e soprattutto a chi non perde mai la speranza.
E non è facile, soprattutto al giorno d’oggi.
Un libro che tutti noi dovremmo leggere, per piacere e o per ritrovare quello spiraglio di luce che sembra fuggire continuamente.
Una storia dedicata alle madri che hanno perduto un figlio, certo.
Anche ai figli che hanno perduto quell’Angelo in terra che ora è in Paradiso.
E che si accontenta di sognarlo, ogni tanto.
Siamo in molti, lo so.