Un colpo alla porta, un colpo al cuore
- Autore: Annalisa Strada
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: San Paolo
- Anno di pubblicazione: 2023
Un colpo alla porta, un colpo al cuore (Edizioni San Paolo 2023, Collana “Narrativa San Paolo Ragazzi”, Postfazione di Liliana Segre) della scrittrice e insegnante Annalisa Strada, evidenzia ai giovani lettori quando la verità e l’onestà vincono l’orrore della guerra.
Se è vero che le storie si raccontano dall’inizio, la storia di Alfredo Sarano, segretario della Comunità ebraica milanese in anni drammatici per il nostro Paese, va rievocata partendo da Aydin, in Turchia, la città dove Mosè Sarano e sua moglie Allegra erano andati a vivere. Il 6 settembre 1906 nacque il loro primo figlio, Alfredo, dodici anni più tardi nell’ottobre 1918, sarebbe nato il secondogenito, Arturo.
Nel 1911 scoppiò la guerra tra l’Impero Ottomano e l’Italia che mise Mosè e Allegra davanti alla necessità di scegliere: restare e diventare definitivamente cittadini dell’Impero Ottomano oppure rientrare in Italia. Scelsero la seconda possibilità, lasciando Aydin per l’isola di Rodi che offriva grandi opportunità a chiunque non volesse stare con le mani in mano. Per Mosè e Allegra era una perfetta terra-ponte tra la vita di prima e la vita a venire. Per di più, a Rodi si parlava anche il greco, che loro padroneggiavano. Mosè trovò un impiego nelle carceri dove i detenuti erano di diverse nazionalità, mentre i gendarmi erano italiani, e quindi c’era bisogno di interpreti.
Nel frattempo Alfredo cresceva rapidamente, con due punti fermi ben saldi: la fede ebraica, trasmessagli dalla famiglia, e lo studio, che sapeva gli avrebbe consentito di tracciare la sua strada nel mondo. Per questo era diligente e cercava di ottenere buoni voti. Sull’isola, le scuole che garantivano la preparazione migliore erano gestite da religiosi cattolici italiani e francesi, ma erano aperte anche ai credenti di altre fedi. Alfredo le frequentò distinguendosi in ogni classe, perché sapeva che avrebbe continuato a studiare fino alla laurea. Nell’estate del 1926 era pronto a sbarcare a Milano per studiare all’Università Bocconi. Una tessera dopo l’altra, il mosaico della sua nuova vita andava componendosi e, proprio per la rilevanza che la fede aveva nella sua vita, in quel periodo si avvicinò alla Comunità ebraica milanese.
Laureatosi nel ‘31, conobbe e sposò Diana Hadjes, anche lei originaria di Aydin. La coppia ebbe tre figlie: Matilde, Vittoria e Miriam, ed è quest’ultima che in questo libro racconta al nipotino Alfredo le nobili gesta del bisnonno del quale porta il nome.
La competenza e memoria permisero ad Alfredo di lavorare come impiegato nella Comunità ebraica con l’incarico di redigere un elenco dettagliato e aggiornato degli ebrei che vivevano nel capoluogo lombardo.
Un numero che andava crescendo, poiché in città giungevano moltissimi ebrei in fuga dalla Germania nazista.
Nel 1938 nell’Italia fascista di Benito Mussolini, con la promulgazione delle leggi razziali, la Direzione generale per la demografia e razza (detta “Demorazza”) cominciò a censire gli ebrei residenti in Italia e alle comunità ebraiche venne imposto di fornire l’elenco degli appartenenti.
Alfredo Sarano, subito intuì il pericolo di questo censimento, anzi schedatura, quindi rallentò la procedura. Dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale, nel 1943, quando i nazisti che avevano occupato Milano, cercarono quegli elenchi, si trovarono di fronte a una situazione confusa.
Gli archivi completi e corretti dei 14.000 ebrei milanesi dell’epoca, che erano conservati negli uffici della Comunità, furono fatti sparire da Alfredo, subito dopo l’occupazione nazista della città. Costretto dai bombardamenti ad abbandonare Milano, Alfredo trovò rifugio a Mombaroccio, un piccolo paese sulle colline marchigiane, con la sua famiglia.
Qui i Sarano, avrebbero scoperto che, anche nelle circostanze più drammatiche, come accade in guerra:
Il bene si può fare. Sempre.
Commovente e straordinario l’eroismo di Alfredo Sarano, l’uomo che mise in salvo migliaia di vite nascondendo gli elenchi della comunità ebraica milanese. Nella Postfazione, Liliana Segre cita l’importante lavoro di Alfredo Sarano:
Per essere presente e attivo con lucida consapevolezza e intelligenza nella gravità del momento.
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