Un millimetro più in là. Intervista sulla cultura
- Autore: Marino Sinibaldi
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2014
Voce inconfondibile di Fahrenheit, il programma sui libri di Radio3, per molti ascoltatori un mito, oltre ad essere direttore della Rete radiofonica pubblica più ascoltata dagli amanti della cultura, Marino Sinibaldi è anche Presidente del Consiglio di Amministrazione del teatro di Roma e per poco non è diventato assessore alla Cultura del Comune nella giunta del sindaco Marino. Chi più di lui poteva essere l’ideale interlocutore di un’intervista su un tema che interroga tutti noi sul ruolo che il concetto di cultura va affermandosi in un mondo dove tutto cambia a grande velocità, dove i capisaldi del sapere sono in continua trasformazione, dove intere categorie di pensiero e di trasmissione di questo sono mutate e mutevoli?
Giorgio Zanchini, la voce di tante trasmissioni di “Tutta la città ne parla”, pone dunque a Sinibaldi una serie di questioni che nel libro sono divise in otto capitoli, ognuno con una sua caratteristica tematica, che consentono un dialogo molto vasto tra i due attori e soprattutto ci rivelano quanto sia stato lungo e articolato il percorso che ha portato il giovanissimo Marino Sinibaldi, proveniente da una famiglia “senza libri”, a diventare oggi il punto di riferimento di importanti agenzie culturali, in un periodo che vede il nostro paese in difficoltà, se non in decadenza.
Definizioni di cultura non mancano nelle risposte di Sinibaldi:
“Conoscere bene la caverna (di Platone) e trovare i modi per uscirne, questa per me è la cultura”
“Per me la cultura, come forma di conoscenza della propria realtà, è la condizione necessaria per autodeterminare la propria vita, diciamo pure per liberarla”
Proseguendo nella stimolante lettura si incontrano i libri, la grande passione di Marino, quattordicenne studente del liceo Mariani nel 1968, che scopre la lettura e preferisce i libri piuttosto che le grandi manifestazioni politiche di quegli anni per “leggere il mondo”; per lui, il libro sviluppa due processi umani originali: immaginazione e immedesimazione, qualità che rendono la lettura unica ed insostituibile.
“La lettura risolve la contraddizione tra l’isolamento e la confusione, tra la separazione e l’omologazione, perché è una forma relativa di isolamento, una forma salutare di separazione”
La parte più interessante del libro giunge quando le due passioni di Sinibaldi, i libri e la radio, riescono a coincidere con la nascita nel 1999 di Fahrenheit, quando il celebre “Terzo Programma” ad opera di Enzo Forcella divenne Radio 3. Mutato lo scenario culturale alla fine degli anni sessanta, con la scolarizzazione di massa i consumi culturali crescono e si evolvono, anche se leggere resta sempre un’attività elitaria, un po’ polverosa; ecco allora che il libro deve cambiare nell’immaginario collettivo, diventa un oggetto per certi versi banale, maneggiato, presente nella quotidianità, da raccontare ogni giorno insieme al suo autore, da lasciare ovunque (il bookcrossing fu lanciato da Fahrenheit!).
“Cultura è politica” si intitola uno dei capitoli basilari del racconto di Sinibaldi, che resta convinto, o almeno si illude, che la storia possa essere influenzata e modificata dal comportamento collettivo, spostata magari solo di un millimetro. Ora, nell’epoca del digitale, immersi come siamo nella connessione ininterrotta, in mezzo ad una moltitudine di mezzi di comunicazione immediata, ci si pongono nuovi e diversi problemi: la solitudine di chi, chiuso ermeticamente in un’automobile, non ha rapporti con l’immediato fuori ma è collegato con un altrove lontano, uno scenario inimmaginabile che ci pone seri interrogativi sulla separazione effettiva tra connessione e condivisione.
L’intera “intervista” è disseminata di continue citazioni (per fortuna riportate integralmente in appendice) che ci raccontano la Weltanschauung dell’autore, la provenienza e la fonte della sua cultura, l’evoluzione del suo pensiero, la diramazione dei suoi interessi, l’importanza raggiunta dal suo ruolo di mediatore culturale in una società avanzata, la sua capacità di riflettere sulle differenze fra oralità e parola scritta e sul ruolo di “potere” che hanno le parole, quelle dei libri e dei dialoghi sulle idee, non il chiacchiericcio televisivo nel quale siamo immersi.
Nicola Chiaromonte, Gustavo Zagrebelsky, Aldo Capitini, Zygmunt Bauman, George Orwell, Martha Nussbaum ma anche Cervantes, Proust, Conrad, Morante, Carlo Levi illuminano il testo dell’intervista di Marino Sinibaldi, in questa “summa” che, nel descriverci lo stato dell’arte della cultura nel delicato momento di passaggio che stiamo vivendo, ci racconta la vicenda umana di un uomo del nostro tempo che ha saputo raggiungere il “successo” attraverso lo studio appassionato e l’amore quasi viscerale per i libri, per i suoi autori, classici e contemporanei, italiani e stranieri, narratori e filosofi, pensatori ed economisti, anche per mezzo dei quali costruisce una narrazione che ci appassiona, ci coinvolge, ci infonde speranza.
Intervista a Marino Sinibaldi a Pane quotidiano
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Una recensione da mettere alla prova per quel che si dice, conversando, dell’intervista sulla cultura.
L’intento potrebbe essere quello di cercare una via d’uscita dalla caverna "digitale", che abitiamo come nativi o immigrati, con lo scopo di formare comunità di sopravvissuti e di scampati [digitali].
La parola chiave da indagare è probabilmente "separazione" [tra noi e la Rete]; gli hashtag proponibili sono, ancora, quelli che introduco nella versione di questo commento pubblicata come "prova d’uso" di Google Plus: https://plus.google.com/u/0/+LuigiBertuzzi/posts