Una famiglia come tante
- Autore: Barbara Notaro Dietrich
- Anno di pubblicazione: 2011
“Crediamo di conoscere i nostri genitori, di sapere tutto sui nostri amici e di essere in totale e continua intimità con nostro marito, con nostra moglie. Questo non aiuta, perché il gioco delle parti anzi, sempre più rodato nella messa in scena quotidiana della vita, ci porta a ripetere un copione che pensiamo debba essere recitato così e ancora prima scritto. E pensiamo che la mano che lo scrive sia la nostra e che gli altri ci diano la battuta nei tempi e al momento giusto. Poi c’è la verità dei fatti e delle parole. Parole dette, fatti commessi e avvenuti quasi al di fuori del nostro controllo”
“Una famiglia come tante” (Ded’A Edizioni, 2011) è un libro originalissimo che mi ha permesso di scoprire Barbara Notaro Dietrich un’autrice che, sedotta dalle opere dell’artista americano Edwar Hopper, ha intrecciato una storia dietro l’altra, fino a farne un romanzo. Barbara Notaro Dietrich, giornalista Rai e scrittrice, si è sempre occupata di eventi ed esposizioni d’arte e collabora da anni con il Gruppo 24 Ore Cultura e con Arthemisia Group. Una famiglia come tante, sono racconti immaginati e successivamente scritti, nati dall’osservazione e dalla contemplazione dei quadri di Hopper, ventuno tra i suoi dipinti più famosi, dei quali la nostra scrittrice ha saputo cogliere i legami familiari, le incomprensioni, l’amore e la solitudine dei protagonisti rappresentati su tela, trasponendoli nelle pagine del suo libro. Uno stimolo narrativo con il quale, in modo elegante e raffinato, racconta non solo delle atmosfere di un’epoca, luoghi e città, ma anche di quell’umanità che Hopper seppe tratteggiare nelle sue opere. Un’umanità sconosciuta, viva, che tra disperazione e nostalgia (segretarie, avventori di un ristorante, passanti, mogli e donne sole ) l’artista delineava straordinariamente, risaltandone la tristezza, l’illusione, il sogno e la speranza.
Nel romanzo della Notaro Dietrich, l’affresco è la storia di una famiglia, una come tante, che prende spunto dal Western Motel del 1957 per ispirare il viaggio di nozze di Silber e sua moglie, l’inizio delle vicende. Silber guarda Marta, la sua bella, giovane e ricca moglie, e continua a chiedersi nella camera d’albergo, ancora incredulo, come avesse accettato di sposarlo.
“Il busto eretto, l’avambraccio appoggiato sul bordo di mogano del letto, Marta aspettava”
Lei, chiara e diafana come una diva, accogliente e profonda, era una donna che dava certezza e Silber quella notte l’avrebbe trascorsa con l’orecchio teso ad ascoltare il suo respiro, sapendo che lo avrebbe salvato da se stesso. La famiglia è quindi la protagonista assoluta del romanzo con le storie personali dei suoi membri: padre, madre, figli, amanti e nipoti. Un racconto lunga una vita che si anima fuori dai colori delle tele del grande artista americano. Silber non sa perché ha sposato Marta, per lui inaccessibile, ed intreccerà una relazione con la governante Prudence (South Carolina morning, 1940), da cui avrà una figlia alla quale non riuscirà mai a dire una parola. Suo figlio legittimo, Edward, sposerà una donna che non amerà, mentre sua sorella Elisabeth, stabilitasi per lavoro a New York (New York Office, 1962), vivrà una relazione clandestina con un uomo sposato. Un destino chiaroscuro, fatto di incomprensioni e solitudine, sembra aleggiare sui vari protagonisti della stessa famiglia
“e per quanto si possa lottare e combattere e cercare di contrastare la sorte”
il fato sembra realizzarsi al di là di ogni loro volontà.
Le vicende di una famiglia americana, una come tante, i cui drammi interiori sembrano essere stati riprodotti nelle linee di luce dei quadri di Edward Hopper. Un romanzo appassionante e avvolgente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una famiglia come tante
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