Una giornata nera di Aldo Costa

Un grezzo edificio in cemento, affacciato sulla litoranea che si arrampica a strapiombo sul mare. Un uomo e una donna ne affrontano la reiterazione di curve in salita. Viaggiano a bordo di un’auto potente. Il non-detto sta pesando tra di loro quasi quanto la nausea provocata dalla strada. Un fatto è venuto a intaccare una complicità che sembrava intaccabile. Un episodio successo la sera prima, a letto, durante l’amore. Come una nota stonata. La donna rimugina e non perdona; lui in apparenza cerca di dare un senso a quella breve vacanza che potrebbe rimettere le cose a posto.

Siamo in un luogo imprecisato del litorale italiano e siamo in un romanzo che perturba sin dall’inizio. Sin dall’inizio si avverte, cioè, che qualcosa sta per succedere e succederà: l’uomo e la donna viaggiano verso il loro punto di non ritorno e non possono far niente per evitarlo. Siamo, ancora, tra le maglie di un romanzo di Aldo Costa e il titolo già lo dice di suo: Una giornata nera (Marsilio, 2020); l’accumulo di segnali temporaleschi, dentro e poi fuori l’abitacolo della vettura, non possono non sfociare in un temporale vero e proprio. È soltanto questione di tempo, di sapere solo quando succederà.

Una breve sosta per un caffè, niente di più usuale tra viaggiatori decisi a interrompere per un po’ la lunga teoria dei chilometri. L’anonima costruzione abusiva a prima vista non promette il massimo dei confort, ma forse ha un bar, e a ogni modo è il solo locale intravisto nel raggio di molte miglia. Dunque è deciso, si va. Quanto ci si può mettere per consumare un caffè? In un clima montante di tensione, la pausa si prolungherà invece oltre misura: i caffè non arrivano, l’oste serve loro di tutto tranne che i caffè, inoltre è untuoso e ciarliero, e il conto infine a dir poco esorbitante. Sommata alla "crisi" della coppia, questa concomitanza di fattori – alcuni evidenti, altri striscianti, sottotraccia – fa sì che il climax del romanzo scivoli nell’incubo vero e proprio, in un susseguirsi di accadimenti che sembrano scherzi del destino e di fatto non lo sono.

Attraverso trama e scrittura di esattezza chirurgiche, Aldo Costa ci lascia un romanzo dai tempi dilatati, ma che si legge d’un fiato. Un elegante “giallo” psicologico alla Highsmith, da cui non riesci a liberarti prima della parola fine.
Aldo Costa è morto a 59 anni l’anno scorso, Una giornata nera lo consegna alla storia della letteratura suspense come uno degli autori italiani più sottili e stratificati.