Una mamma da sposare di Olivia Goldsmith

Quella che ci racconta Olivia Goldsmith in “Una mamma da sposare” è la storia di un’agenzia matrimoniale fatta in casa.

Phyllis è abbondantemente entrata nell’era degli anta e vive felice e serena con suo marito. Una felicità banale, se vogliamo, ma pur sempre felicità.
Purtroppo suo marito viene a mancare e lei decide di trasferirsi dai suoi figli, che prendono questa notizia con la stessa gioia che si prova di fronte a una catastrofe nucleare.
Sigourney è un’agente di cambio, quarantenne, single. E il lavoro? Eh, quello va anche peggio della vita sentimentale, se possibile…
Bruce è l’unico maschio, ed è gay. Al girono d’oggi non è così grave ma vi posso assicurare che anni fa negare un nipotino in più alla madre era un affronto davvero duro da digerire…
Sharon è una casalinga sovrappeso con la famiglia in crisi, forse quella messa peggio tra loro tre.
Ecco, questo è il quadro generale.
Alle loro vite grame ora si aggiungerà anche la madre, una dona tutta d’un pezzo che deve dire la sua.
D’altra parte, qual è la soluzione alternativa?
Una casa di riposo? Giammai!
Ci vorrebbe qualcuno che si occupasse di lei, qualcuno che l’ami, che l’accudisca.. che la sposi!
Inizia così la caccia al pretendente perfetto, una caccia che sarà difficoltosa e divertente, e che forse non catturerà soltanto una preda…

Olivia Goldsmith ci racconta una storia dolce ma anche un po’ spigolosa, una storia che non urla ma mormora, una storia che ci vuol far credere che il lieto fine è lì che ci aspetta, che gioca a nascondino ma che, accidenti, sa nascondersi così bene…
“Una Mamma da sposare” (Sperling & Kupfer, 1999, collana Pandora, pp. 233, euro 13,89) è un libro da centellinare o da divorare in un pomeriggio, comodamente seduti sul divano mentre fuori gocce di pioggia ci dicono che è meglio non uscire.
E che in fondo, quando si è in buona compagnia, va bene così.