Una partita al circolo
- Autore: Skildesky J. Simon
- Categoria: Narrativa Straniera
Il match di cui parla Skildesky J. Simon in Una partita al circolo non è mai stato disputato, ma le singole mani di bridge che lo compongono, come ci ricorda l’autore, sì. Sono le mani giocate da diversi compagni e avversari di Simon durante la sua lunga e brillante carriera, raccolte in un’ipotetica partita al circolo.
Il testo, datato 1950 e ancora modernissimo, pur interessante da un punto di vista tecnico e didattico per gli appassionati, merita di catturare un interesse più ampio, non limitato soltanto ai giocatori di bridge. A rendere il romanzo di più ampio respiro è proprio la brillante invenzione narrativa che costruisce, intorno a una serie di sfide d’intelligenza, una storia.
I quattro sfidanti al tavolo rappresentano quattro caratteri e quattro modi di intendere il gioco e forse non soltanto: si tratta del signor Scarpa, di Totò Frivolo, dell’Esperto Sfortunato e della signora Brambilla.
Il signor Scarpa non fa della raffinatezza la sua arma migliore: superficiale e talvolta avventato, sa però dar prova, almeno a sprazzi, di grande concretezza e pragmatismo. Al contrario, Totò Frivolo ha studiato la teoria fin troppo coscienziosamente. Affidandosi acriticamente a quanto letto sui libri, finisce per combinare un guaio dietro l’altro.
L’Esperto Sfortunato è invece un giocatore di prim’ordine. Preciso nelle scelte e misurato nei modi, il suo unico, tragicomico errore, è di non prendere atto del ben diverso livello di gioco dei suoi compagni e avversari. Concentrandosi soltanto sulla partita e rifiutando di adattarsi ai giocatori, finirà per essere spesso vittima della sua stessa bravura. La signora Brambilla è inesperta, avventata: gioca, più che altro, per riempire i propri pomeriggi. I suoi compagni di tavolo lo sanno e, quando tocca loro di averla come compagna, se ne preoccupano molto. La signora però, a differenza di tutti gli altri, è consapevole delle proprie debolezze e cerca di limitarne l’impatto: questo, tutto sommato, la rende, se non la giocatrice, la persona più coscienziosa al tavolo.
Una mano dopo l’altra, i quattro si affrontano e, potremmo dire, più in generale, si incontrano, portando al tavolo le proprie qualità e i propri difetti. Imperdibili, dopo la descrizione di ogni mano, le sezioni dedicate ai “commenti”, in cui l’autore si diverte a immaginare il dialogo che segue una sonora sconfitta, o una vittoria fortunata.
Così la partita non sembra più soltanto riguardare un tavolo da gioco e un mazzo di carte: pare allargare il proprio raggio d’azione, abbracciando i diversi modi di confrontarsi con un problema, affrontando con sorriso ironico e consapevole la discussione scherzosa di diversi, e profondi, tratti di psicologia umana.
Una partita al circolo
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