Una ragazza bugiarda
- Autore: Ali Land
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Due bambini spariti, negli ultimi sei mesi. Annie ha detto tutto alla polizia. Quasi tutto. E hanno fatto irruzione in casa. Tanti, silenziosi, armati. Hanno schiacciato la mamma col viso sul tappeto. Le hanno letto i diritti. L’hanno ammanettata, in camicia da notte. Rivolge uno sguardo alla figlia, ricambiato con un cenno. Ma quella sedicenne che gioco fa?
“Una ragazza bugiarda” è un thriller psicologico molto atteso e conferma tutto ciò che di buono l’editoria internazionale aveva intuito già prima di contendersi i diritti in venti Paesi (in Italia è uscito ad aprile, per i tipi Newton Compton, pp. 348, euro 9,90 euro, ebook euro 2,99). Si tratta dell’eccellente esordio di un’autrice che farà strada, l’inglese Ali Land, per dieci anni psicologa clinica, prima di darsi alla scrittura a tempo pieno.
Stile narrativo esemplare, grande conduzione della storia, che mantiene sempre tesa, elettrica, sospesa tra detto e non detto, rivelato e non rivelato. Ottima la traduzione di Angela Ricci. Un romanzo che cattura.
Sì, quella ragazzina non la racconta giusta. Ecco come Ali Land conclude la rapide fasi dell’arresto della mamma, denunciata dalla stessa figlia.
“Hai voltato la testa di lato. Verso di me. I tuoi occhi non hanno mai lasciato i miei, riuscivo a leggerli senza difficoltà. Non hai detto niente a loro, e allo stesso tempo tutto a me. Ho annuito. Ma solo quando nessuno mi guardava”.
Ed ecco come introduce la nuova vita di Annie.
“Nuovo nome. Nuova famiglia.
Nuova.
Splendida.
Me”.
Quindici sillabe, sette parole, cinque punti, quattro righe. Frasi brevi, tempi serrati. Uno stile narrativo asciutto, ritmico, magnetico, ossessivo. Elegante. Geniale. Una scrittrice modernissima, una avanti.
La ragazza è stata data in affidamento a un bravo psicologo, Mike Newmont, specializzato in traumi. Lo è anche Phoebe, la figlia ma la sua specialità è causarli, non risolverli. Tutti dicono ch’è una bella famiglia. La moglie Saskia cerca di far sentire a suo agio la nuova venuta, ma senza risultati. È molto diversa da sua madre. È secca e sembra vuota.
C’è qualcosa che non va tra Sas e Phebs (come le chiama Mike). Non comunicano, restano separate una dall’altra e non si toccano mai, non si sfiorano nemmeno. Annie se n’è accorta immediatamente. È molto perspicace (ora ha un nome di copertura, Milly). È anche molto turbata, su questo non c’è dubbio. Alterna momenti in cui il pensiero fisso della mamma la riempie di negatività a fasi in cui affiorano le sue tante debolezze. Fa capire di prepararsi in incognito al processo contro mamma Ruth, cerca di “rubare” gli aiuti che il programma di ricostruzione psicologica al quale è sottoposta è impegnato a fornirle. Ogni tanto le difficoltà la sovrastano, hanno la meglio su di lei. A crearle problemi non è il dover affrontare situazioni nuove: sono le notti a farle paura.
E si lascia andare a un’altra rivelazione: le terapiste le hanno detto che l’arma migliore è la speranza. L’avrebbe aiutata a superare tutto. E lei, come una sciocca, ci aveva creduto.
Di certo non si è affrancata dalla madre. Continua a pesare il ricordo di quello che diceva, che faceva e che le faceva fare.
Milly è integrata in un programma di inserimento. Nella scuola che frequenta le hanno assegnato una insegnante come tutor. È lo stesso istituto di Phoebe, ma con la bionda coetanea le cose vanno decisamente male. È tanto bella quanto sprezzante. Spesso cattiva. Le ha detto che la sua presenza in casa non durerà, proprio com’è successo alle altre, ospitate prima di lei. Anche con le amiche della ragazza è un disastro: non risparmiano bullismo e torture psicologiche. Annie pensa a sua madre e sa che vorrebbe vederla reagire.
E poi quei ricordi. Pensa al cane, un Jack Russell preso dal canile, un altro tentativo di sembrare normali. E di liberare dai topi la vecchia casa in cui vivevano. Li aveva fatti sloggiare in fretta e lo avevano riempito di complimenti, finché non si era rivolto a quella porta. Graffiava e annusava. Sapeva cosa c’era dentro. La mamma l’ha annegato in un secchio. I topi sono tornati nel giro di una settimana.
Annie è ferita, anche fisicamente. È piena di cicatrici. Dicono che gliele abbia causate la madre. La ragazza ricorda un racconto sui nativi americani: un vecchio cherokee racconta al nipote che in ogni uomo c’è battaglia tra due lupi, il male e il bene. Vince il lupo “a cui dai da mangiare”.
Vivere in quella famiglia e in quella scuola non è facile per Annie-Milly. Va meglio con Morgan, una ragazza solitaria del condominio, nemica di Phoebe. Stringono un rapporto di complicità. Sole contro tutto e tutti.
Il pensiero della madre in carcere non l’abbandona. Ed è sempre più chiaro, capitolo dopo capitolo.
Quali segreti si nascondono in queste pagine? E quali manipolazioni mentali? La psiche è un motore potente, può travolgere e schiacciare più di un tir lanciato tra la gente.
Dalla stampa: Ruth Thompson, 49 anni, è accusata degli omicidi di nove bambini tra i tre e i sei anni in un decennio. Avrebbero avuto luogo in una stanza da letto, che chiama “il parco giochi”. In cantina sono stati scoperti i corpi di otto bambini, il nono era nella stanza.
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