Una storia di mafia e amore. Carte perdute e ritrovate di Salvatore Lupo

Salvatore Lupo, docente universitario di Storia contemporanea dopo pregevoli saggi accademici, specie in materia di Mafia, si cimenta adesso con un riuscito romanzo storico ambientato ai primi del Novecento. Il libro U na storia di mafia e amore. Carte perdute e ritrovate è edito dalla Casa editrice Zolfo, una casa editrice che si distingue per la validità e attualità delle sue pubblicazioni e delle sue scelte editoriali.
Dal sottotitolo del libro, “carte perdute e ritrovate”, si individua il percorso di costruzione narrativa di Salvatore Lupo nello scrivere il libro che rinvia a documentazione, spesso l’unica disponibile, ma ci si chiede se realmente sia l’unica esistita. Un volume pregevole sin dalla sua curata veste tipografica dove nella copertina, viene rappresentata una città che solo apparentemente sembra Palermo, ma è una città inventata come frutto di invenzione, fantasia e immaginazione è il romanzo.
È una città che non esiste e che solo in apparenza ricorda il capoluogo della Sicilia e in questo parallelo confronto e in una possibile similitudine, ci si rimanda ai contenuti e temi trattati nel romanzo scritto da uno storico di chiara fama.

Si tratta delle vicende di Ermanno Sangiorgi, nato a Ravenna nel 1840, questore a Palermo alla fine dell’Ottocento, uno dei primi funzionari di Polizia a scrivere rapporti su Cosa Nostra, individuandone le caratteristiche peculiari di struttura gerarchica piramidale.
Il Questore comprese bene come l’organizzazione mafiosa non era solo un associazione criminale ma come fosse in realtà un articolato sistema di relazioni che aveva il controllo dei gangli del Potere. Trentuno resoconti per un totale di 485 pagine manoscritte, stese tra il novembre 1898 e il febbraio 1900. i (il c.d. “Rapporto Sangiorgi”) sfociarono in processi che si conclusero solamente con lievi condanne per gli imputati.

In questo romanzo, ambientato nel 1907 con rimandi e rinvii ad altre epoche, il questore che poi terminò la sua carriera fuori della Sicilia, ormai ritiratosi in pensione, si propone nella finzione narrativa di Lupo, di scrivere sulla Mafia in ragione delle conoscenze e competenze acquisite e all’uopo prende contatti con le sue fonti, con i suoi vecchi colleghi con cui aveva avuto relazioni professionali.
È un libro di documenti e scritti di varia natura tra cui anche le lettere personali con una donna con cui Sangiorgi intrattenne una relazione, rimanendo sempre nel tempo una stima e un affetto. È una donna socialista, lontana alquanto dalla forma mentis culturale e burocratica del questore cresciuto in un ambiente di Conservatorismo tipico di quell’epoca ma vicina al questore per la comune posizione anti-mafiosa.
Accade che mentre Sangiorgi compie queste indagini, raccogliendo materiali e documenti, viene a conoscenza del progetto di uccidere un poliziotto americano di nome Joe Petrosino proveniente dagli Stati Uniti. Questi stava indagando in Sicilia, mettendo insieme i fili e i collegamenti dei criminali dai loschi interessi tra le due sponde dell’Oceano, con un passato criminale anche in Italia.
Ma non si può anticipare oltre, lasciando al lettore l’ulteriore conoscenza del plot, in un romanzo particolarmente intrigante che mette in evidenza le intuizioni che il questore Sangiorgi ebbe con grande anticipo per i tempi, sulla struttura e organizzazione territoriale della Mafia poi “rivelati” più di un secolo dopo dal pentito Buscetta.

Un romanzo “storico” che mette anche in luce i contatti insospettabili con ambienti mafiosi di notabili locali tra cui non ultimi i Florio, colmando i vuoti di una trattazione storica non percorsa, per assenza di una probante, effettiva e reale documentazione.