Universi quasi paralleli. Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica
- Autore: Antonio Caronia
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2009
Comincia citando James Ballard il compendio teorico sugli intrecci tra fantascienza, militanza politica e nuove declinazioni artistiche stilato da Antonio Caronia in Universi quasi paralleli. Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica (Cut-Up Publishing, 2009). Non è un caso: è ora di smettere di ritenere la fantascienza un genere legato solo ai dischi volanti e alle conquiste spaziali. A un certo punto degli anni Sessanta l’immaginario sci-fi transita, infatti, dall’extra-terrestre al terrestre della crisi della società post-fordiana. Dallo spazio profondo allo spazio interiore dell’uomo spaesato tra realtà e virtualità.
Lo scrittore James Ballard in tal senso è un caposcuola. Altri si allineano alla scia, sono Robert Sheckley, Ray Bradbury, Richard Matheson, Philip Dick. Segue il canto del cigno del genere interpretato dalla corrente cyberpunk, in cui l’ibridazione tra macchina e umano diventa manifesto.
Antonio Caronia vanta trent’anni di pubblicistica alle spalle ed è uno dei più acuti osservatori della mutazione culturale di questo tempo. Leggete di seguito come se la sbriga con teoria, storia e teleologia della fantascienza:
“La fantascienza, quando nacque come fenomeno dell’industria culturale agli inizi del Novecento, non partiva, come l’utopia, da un’idea originaria e ideale di natura, ma dalla natura com’era stata trasformata nella fase espansiva del capitalismo. Era, insomma, il tipo di letteratura che meglio esprimeva la mediazione fra natura e cultura messa in atto dalla società industriale. L’immaginario della fantascienza dagli anni dieci ai sessanta del Novecento era collegato al sogno di un’espansione illimitata della produzione, costruendo una saga dell’energia che si autoriproduceva, un inno al tecnologia come prolungamento potenzialmente infinito dell’uomo e delle sue capacità […] Certo lo stesso Ballard, all’inizio degli anni sessanta, proponeva un’altra visione e un’altra pratica della fantascienza, un’esplorazione dello ‘spazio interno’ invece che dello spazio esterno: egli stesso era interessato a narrare i processi individuali e sociali che ‘trascrivevano’ nella mente umana e nello stesso sistema nervoso le costellazioni dell’immaginario della breve e intensa ‘era spaziale’. La fantascienza di Ballard come quella di Dick e di Vonnegut, come quella ancora più visionaria ed eterodossa di William Burroughs, preparava insomma la via alla svolta degli anni settanta, quando la fantascienza avrebbe accompagnato la trasformazione dell’economia e della società in senso postfordista, registrando e proiettando la crisi di quel modello titanico e prometeico, cantandone il tramonto e l’avvento di nuove preoccupazioni e di nuovi scenari dell’immaginario.”
Alla luce di tutto ciò sarebbe ora che qualcuno smettesse dunque anche di confondere il genere sci-fi con la sub-letteratura di tipo pulp. Nelle espressioni più riuscite, la fantascienza è forse il genere per eccellenza, imparentato con le teorizzazioni filosofiche e la critica della società presente e futura.
Universi quasi paralleli raccoglie gli scritti “storici” più significativi di Caronia. Non hanno perduto un grammo della loro attualità. Si parte con gli spaesamenti ontologici di Philip Dick (pagg. 19-58), si approda agli Altri fake che assemblano scritture, visioni, accezioni politico-mediatiche (pagg. 149-204), passando dalle architetture sociali di Samuel R. Delaney, le “istruzioni per l’uso” per il lungo movimento cyberpunk e la sua declinazione italiana negli “ultracorpi” politici Luther Blisset. Un saggio-summa sul metaletterario sci-fi, insomma. Oscillante tra reale e artificiale, assuefazione e guerriglia mediatica. Un saggio da mandare a memoria, quasi disalienante.
Universi quasi paralleli. Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica
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